mercoledì 19 settembre 2007

Sarà la volta buona?



10-09 Radiohead: album pronto e Greenwood compone per Paul Thomas Anderson


Inizia un periodo elettrizzante per tutti i fan dei Radiohead: nel 2008 arriverà il nuovo album e prima della fine dell’anno uscirà la nuova colonna sonora di Jonny Greenwood che ha composto per Paul Thomas Anderson (‘Magnolia’, ‘Punch-Drunk Love’).
Per quanto riguarda il settimo album in studio sembra oramai assodato il fatto che il disco sia concluso sotto ogni forma: composizioni, missaggio e masterizzazione.
Adesso i Radiohead devono decidere in che modo far uscire “Dead Air Space” (questo sembra essere il titolo più gettonato) visto che hanno chiuso il contratto che li legava alla EMI e stanno vagliando le varie offerte di altre case distributrici.
Mentre i Radiohead si prendevano le loro pause, così come Thom Yorke ha pubblicato il suo disco solista “The Eraser”, anche Jonny Greenwood ha avuto il tempo di dedicare il suo tempo libero a se stesso e alla sua musica, infatti, è riuscito a comporre una colonna sonora per il lungometraggio i Paul Thomas Anderson intitolato “There Will Be Blood” che uscirà nei cinema americani per la fine dell’anno.
Il regista è da sempre un grandissimo fan dei Radiohead, in più è rimasto colpito dalla musica che Greenwood aveva composto per “Bodysong”, così per la sua nuova creatura ha ‘licenziato’ Jon Brion e assoldato il chitarrista inglese.
La storia di “There Will Be Blood” è stata scritta da Paul Thomas Anderson e si basa su un racconto di Upton Sinclair intitolato “Oil!”, la parte principale è stata affidata a Daniel Day-Lewis che interpreta un imprenditore del petrolio negli anni ’20.
Fabrizio Galassi
(da rockstar.it)

martedì 18 settembre 2007

Storie vere


Delizie. Bruce Ruth, padre delle "ostriche delle montagne rocciose", snack dal nome decisamente poco onesto, è morto. Aveva 73 anni. Sosteneva che le "ostriche", piatto forte del suo bar, venivano dalle acque di un fiume del Colorado. In realtà erano testicoli di toro recuperati da un mattatoio, impanati e fritti. Un nome alternativo per lo snack era "caviale del cowboy".

(da "L'Internazionale", 14/20 settembre 2007, p. 13)

lunedì 17 settembre 2007

Totalitarismi su prato


Per chi non lo sapesse, a Roma sono malati di calcio. Meglio: sono malati di Roma e Lazio, ma principalmente sono malati di Roma.
Si sente spesso dire che il tifo capitolino è particolarmente caloroso, attaccato alla maglia, entusiasta delle vittorie (anche minute) e depresso per le sconfitte. Questo è più o meno vero per tutte le tifoserie e per tutte le città.
A Roma, invece, sono maniaci. Maniaci, paranoici, esagerati, ferocemente salaci, radicalmente e irrimediabilmente fuori di testa.

Domenica, pranzo dal Fukic, nel piccolo mondo residenziale della Roma settentrionale. Nessuno per strada, non un bar o un negozio. Solo case con giardini colmi di finti banani e smart parcheggiate. Io sto pensando al pranzo domenicale, lui sta chiamando gli amici di sempre per scambiare opinioni e tensioni in vista della partita con la Reggina, bestia nera dell’ASRoma, nel pericoloso campo di battaglia del “Granillo”. Nel frattempo, la radio trasmette le stesse ansie e le stesse parole. Come sempre, il pranzo è stato abbondante e nel frattempo è arrivato Michelino, leggermente dimagrito e con i capelli corti. Si parla della sagra del porcino a Oriolo e dello show del Fukic col megafono.

La partita non sembra mettersi bene. La Reggina ha pensato bene di bloccare le fasce, marcare stretto il Capitano (non in grande forma, ma questo va solo pensato, MAI detto) riducendo la manovra dei giallorossi. Intervallo.

Secondo tempo aggressivo, Roma subito in avanti e dopo cinque minuti arriva il vantaggio: pennellata di Totti e colpo di tacco del brasiliano Juan. Euforia. La partita si mette bene. Arrivano Uagliò e Claudia. Sono entrambi all’estero, a Roma solo per il fine settimana e con l’aereo in partenza nel tardo pomeriggio. Ma Guagliò non può non vedere l’AS, non può non passare da casa del Fukic, anche solo per un breve saluto carico di romanità romanista. Claudia non sembra entusiasta ma non è romana per cui tutto questo avrà per lei un sapore esotico.
La partita finisce col raddoppio del Capitano su velo di Alberto (Aquilani, i giocatori sono chiamati rigorosamente per nome da Carlo Zampa ).
A seguire,
- Gol e interviste della serie A sul digitale terrestre
- Gol e interviste della serie A su Italia 1
- Telefonate ad amici romanisti
- Telefonate di scherno a laziali
- Programma su TeleRoma 56 con Lamberto Giorgi e Giulio Galasso (quest’ultimo particolarmente apprezzato dal Fukic che in mattinata ha seguito anche Meeting, trasmissione di approfondimento sportivo con pregevoli ospiti della Roma che conta)
- Passaggio su controcampo, con soliti siparietti Mughini-Liguori (ma come tralasciare la Canalis?!)

Alle 18.50 è arrivato il tempo di andare. Io devo tornare verso Roma sudest (un destino per me, la direzione dello scirocco), Fukic è diretto verso un aperitivo zona ponte Milvio, un’inaugurazione. Ma prima c’è il tempo di sentire Scalda che, non potendo vedere la partita, se l’è fatta registrare direttamente da Roma Channel.
Voi che ne dite?

Roma Roma Roma core de 'sta Città unico grande amore de tanta e tanta ggente che fai sospirà.
Roma Roma Roma lassace cantà, da 'sta voce nasce n'coro so' centomila voci ciai fatto 'nnamorà.
[con pathos, alzando di un'ottava] Roma Roma bella, t'ho dipinta io gialla come er sole rossa come er core mio Roma Roma mia nun te fà 'ncantà tu sei nata grande e grande hai da restà Roma Roma Roma core de 'sta Città unico grande amore de tanta e tanta gente m'hai fatto 'nammorà

giovedì 13 settembre 2007

Un pettirosso da combattimento


Ierisera il palinsesto della nostra vita prevedeva la scelta tra il dottor House e la partita della nazionale italiana di calcio. Abbiamo scelto Mary Poppins, senza rimpianti se non quello di non aver scelto di fare l’unico mestiere di cui ci sia mai importato qualcosa: lo spazzacamino.
Smaltita la delusione per gli errori compiuti e per le occasioni mancate (quanto guadagnerà poi uno spazzacamino?) siamo stati risucchiati da uno speciale su Fabrizio De Andrè, il cui autore Giancarlo Governi è uno dei giornalisti che meno sopporto, insieme a Gianni Bisiach e Franco Ordine.
Ma Fabrizio è incredibile. Mi lascia senza parole, ferito e con tanta voglia di pioggia.
Gli altri bradipi da ragazzi preferivano Ligabue, Vasco, Nirvana, Doors, U2 o Litfiba (pro-pro-proibito!). Anch’io –devo confessarlo- gli preferivo Guccini (più facile da suonare e ottimo per le citazioni in assemblea d’istituto) o De Gregori.
Fabrizio mi aspettava al varco ed ha aspettato a lungo, fino a quando un giorno di gennaio del ’99 è morto e mi sono sentito orfano. Era mattina presto, ero appena arrivato a Mattioli quando dal televisore ho sentito Toto Cutugno (vi rendete conto?!) che intonava “La canzone di Marinella”. Pensai che stesse per crollare il mondo, prima di capire che solo in punto di morte ci può essere tanta attenzione per uno come Fabrizio, me compreso. E subito mandai un messaggio al mio amico Marco CZ, grande appassionato, che stimo per aver capito prima di me la grandezza e invidio visceralmente per aver assistito a un suo concerto (Teatro Italia, Gallipoli, vero?). Da allora emozioni, sempre.

Dove sono i generali che si fregiarono nelle battaglie con cimiteri di croci sul petto?
Dove i figli della guerra, partiti per un ideale, per una truffa, per un’amore finito male?Hanno riportato a casa le loro spoglie nelle bandiere, legate strette perché sembrassero intere. Dormono, dormono sulla collina.”

mercoledì 12 settembre 2007

Non ci sono più le idee di una volta


Capita sempre più raramente di discorrere fino alle due di notte di idee, di delusione, di evoluzione del genere umano, di Russò (GianGiacomo non Carmen) e della invidiabile capacità di guardare sé stessi e il mondo dall’esterno, da lontano, rincorrendo la speculazione e rifuggendo dai condizionamenti culturali.
Con lucyinthesky è possibile. Magari non è facile ma certamente possibile.
Lei più di me. Anzi, lei sola a tracciare rotte al di là delle colonne d’ercole del pensiero mainstream e io a fungere da zavorra speculativa, inchiodato al mio solito bradipo-riformismo.
Il centro del ragionamento della nostra sta nella constatazione dell’assoluta incapacità di sviluppare un pensiero originale, una discussione libera, un ragionamento sui concetti, molto prima di scendere a livello della bega da cortile, della faccenda minuta, della cronaca spicciola e guardona.
Un esempio, la politica: “Hai mai sentito parlare di giustizia senza che nel giro di pochi nano-secondi si scenda a parlare di toghe rosse, di separazione delle carriere, di intercettazioni e gole profonde? Hai mai sentito persone discutere di cosa sia in sé la giustizia? Hai mai sentito parlare di libertà senza che le venisse affibiata qualche etichetta (Casa delle Libertà, Liberta di stampa, Libertà vigilata)?
Quando lucyinthesky deciderà di aprire un suo blog o di diventare una telepredicatrice di grido potrete godere anche voi delle sue argomentazioni e della sua vis polemica.