venerdì 26 dicembre 2008

Bradipodcast

Hi everyone, I thought you might enjoy my podcast: bradiponevroticos Podcast

- - Cipputi

mercoledì 24 dicembre 2008

(Rumore di renne)

Minchia... è Natale..
Passatevelo dignitosamente.

mercoledì 17 dicembre 2008

Questioni immorali



Sarà che i magistrati alla Woodcock si sono messi d'accordo per accanirsi contro il Pd, oppure - come dice l'adagio popolare - chi pratica lo zoppo comincia a zoppicare (e chi è lo zoppo in Italia, lo sappiamo tutti)?




Comunque sia, Veltroni si risparmi frasi del genere "Questo non è il mio Pd".

Per fare un esempio cretino: Se scelgo come babysitter per mio figlio una ragazza inquisita per maltrattamento, quando non addirittura condannata per sevizie, non è che quando torno a casa e trovo il bimbo spiaccicato contro un muro, posso urlare "Cosa hai fatto?? Questo non è il mio bebè!".

lunedì 15 dicembre 2008

Di acqua sotto i ponti


Di tutta questa storia della piena del Tevere - evento così ansiogeno che venerdì all'ora di punta dell'arrivo della grande onda io e Brad stavamo ballando come scalmanati senza dignità in un club di San Lorenzo - restano da fare solo due considerazioni, una negativa e una positiva:

1) La negativa: Perchè e quando esattamente nel corso dell'ultimo ventennio si è deciso tacitamente che i fiumi non avrebbero più straripato, bensì "esondato"? Era tanto più bella e carica di storia quell'altra parola...

2) La Positiva: A causa dell'allarme, il sindaco Paperoga Alemanno ha ordinato di annullare tutti gli incontri previsti all'auditorium Parco della Musica. Tra i quali c'era, non riesco manco a dirlo, una "Lezione di giornalismo" di Gianni Riotta. Quando si dice culo...

sabato 13 dicembre 2008

Sei sei davvero così divertente, perchè stanotte dormi solo?

C'è una canzone degli Smiths, cantata da Jeff Buckley, che mi ha fatto conoscere un'amica.
Si chiama "I know It's over" è la considero un piccolo gioiello da osservare quando alcune cose sembrano perdere senso.
Qualcuno dice che i gioielli bisognerebbe tenerli nascosti.
Io che nella vita non ho saputo fare altro che disperderli, nella speranza che li raccogliesse qualcuno più capace di me di goderne, offro questo piccolo gioiello ai 25 lettori del blog. Che sono veramente 25 contati, mica come quelli di Manzoni.


mercoledì 10 dicembre 2008

Palombella Rosa?


Stamattina trovo su Repubblica online un articolo che parla della guerra intra-Pd tra Massimo D'Alema e Walter Veltroni, che involontariamente spiega in maniera semplice i miei tentativi degli scorsi mesi di far comprendere agli amici perché tra Vendola e Ferrero, comunque preferivo Ferrero.
L'articolo a firma Goffredo De Marchis, secondo il mio punto di vista, conferma il parallelismo che sostengo da tempo, dileggiato dagli amici riformisti, tra Veltroni e Vendola.
Vel e Ven - come sa Brad, che cita con affetto ma senza adesione questa frase - "sono certamente più moderni di Ferrero. Lo è anche Berlusconi. Il fatto è che a me questa modernità non piace, non la voglio."

Ecco il pezzo dell'articolo di Repubblica:
"Con un voto della direzione sulla piattaforma annunciata dal segretario, il cosiddetto Lingotto 2, che conferma la vocazione maggioritaria del Pd, punta a un bipolarismo netto, privilegia come momenti fondativi le primarie del 14 ottobre e il Circo Massimo a un'organizzazione vecchio stile del partito, sarà difficile trovare una sintonia con le posizioni di D'Alema".

Con tutti i limiti e gli anacronismi... tra un partito vero e una macchina per organizzare eventi e convention, continuo a preferire il primo.

martedì 9 dicembre 2008

expat-prague, politica humor e birra

Può una persona che nasce di fronte al mare, in una bella cittadina con la Rocca borbonica, abbandonare tutto e partire verso una piccola città della Toscana, senza più sentire il fruscio delle onde mentre beve il caffè la mattina?
Può dopo qualche anno trasferirsi dapprima nell’impervio entroterra dell’aspromonte e poi partire per Manchester per poi approdare a Praga, passando da Budapest?
Se Guido ci riesce è perché la sua inquietudine lo guida nell’esplorazione e la curiosità gli causa una gran sete di nuovi mondi e persone (che mondi sono anch’esse). Da sempre.
Con lo spirito che animava gli homo sapiens scopritori di nuove terre prima che la sedicente evoluzione li facesse regredire allo stato di bradipi sedentari.
Il suo nuovo blog (EXPAT-PRAGUE, politica humor e birra) sarà di certo una scoperta.

venerdì 5 dicembre 2008

SaviAMO? (Sull'ipocrisia dell'antimafia delle petizioni)



La solidarietà allo scrittore Roberto Saviano continua e si moltiplica.
Io sto con Saviano, Saviano amico mio, Siamo tutti Saviano, Saviano sono io.
Manca solo SaviAMO, ma sono sicuro che tra non molto qualche sensibile creativo dell'interland milanese tirerà fuori anche questo slogan.
Cosa è che non mi convince di tutta questa solidarietà che cade a valanga su Saviano?
Non la storia che "lui è già famoso, diamo appoggio ai tanti che lottano contro la mafia nell'ombra", come se il successo fosse un premio, o anche solo un fattore considerevole, nella dialettica che contrappone legalità a illegalità, conformismo a resistenza civile.
Questa melassa di solidarietà non mi convince per un motivo che tra l'altro non ha nulla a che vedere con Saviano, che di questa situazione non ha nessuna colpa.

Il fatto è che rendere una persona un simbolo, un idolo, è il modo peggiore per starle vicina. Gli idoli per definizione sono soli, destinati a una solitudine perenne, causata dall'inconciliabile situazione di asimmetria nei rapporti personali.
Senza voler accostare un buono scrittore al figlio di Dio, faccio un esempio terra terra:
Prima di morire, nell'orto dei Getsemani, Gesù Cristo, attorniato dai suoi discepoli, si sente solo.
Perché è l'unico che andrà morire in croce il giorno dopo, certo. Ma soprattutto perché solo lui ha avuto il coraggio della testimonianza totale. Gli altri, incapaci di rischiare tutto per un'idea, si sono accontentati di accomodarsi un passo dietro e dichiararsi fedeli, seguaci, fan, subordinati. Quale vicinanza può esserci tra un idolo e un idolatra? Se non posso chiamare "stronzo" Saviano, quando fa lo stronzo... di che vicinanza mai posso parlare?
C'è un'altra questione, poi, che mi lascia molto perplesso riguardo agli atteggiamenti della società civile italiana nei confronti di Saviano.
Fare di un uomo normale, nato e cresciuto nella stessa realtà di chiunque altro, un essere speciale, straordinario, quasi un alieno, è un modo sottile di impacchettare le proprie responsabilità e abbandonarle su una barca alla deriva.

Io sto con Saviano significa Saviano mi rappresenta, la sua lotta è la mia. Ma lui la fa meglio. Quindi, ci pensa lui, anche perché è evidente che certe cose tocca farle a persone straordinarie come lui, persone che il caso fa nascere col contagoccie. E io sfortunatamente sono nato normale, posso solo appoggiare Saviano, comprare i suoi libri, firmare le sue petizioni, guardarlo in tv quando fa un'intervista, indignarmi quando non riceve un riconoscimento meritato. O meno ipocritamente sarebbe giusto dire: ma lui si è già inguaiato, io ancora no. (E non lo sarò mai).

Appoggiare Saviano significa tradire la sua lotta. Almeno quando lo si fa in una maniera fanatica degna di una groupie di rock band (Sarà un caso che il faccione di Saviano Campeggia sulla copertina dell'ultimo numero di Rolling Stone?).
E poi, cosa triste ma vera: gli idoli prima o poi vengono bruciati (in questo caso intendiamo solo metaforicamente). Per stanchezza, per noia, per mettere a tacere le proprie contraddizioni.
O perché semplicemente... a un certo punto la festa deve finire e bisogna tornare a occuparsi di cose serie.

Vizi e Lazzi


I vizi, più o meno tutti i vizi, danno alcune piccole soddisfazioni ma preparano l’incombente arrivo di spiacevoli imprevisti. Per questo bisognerebbe emanciparsi dall’incubo delle passioni, come cantava Franco B., sapendo che queste altro non sono che le sorelle nobili e fighette dei viziacci.
Lunedì sera. Serata meteorologicamente incerta, come ormai siamo abituati a sopportare in quel pisciaturo che è diventata la capitale. Nonostante ciò, il tabagismo (vizio dannosissimo indotto dal cinema, con le pose di Humphrey Bogart e Clark Gable) mi spinge a uscire dalla mia tana bradipa, con il compito di andare a comprare le sigarette al distributore automatico. Nel momento in cui prendo la decisione comincia a piovere. “Sei sicuro?” mi chiede il sergente maggiore senza troppa convinzione, visto che prendo anche le sue Winston Churchill Blue. “Sì” rispondo, incurante.
Arrivo al portone di casa e la pioggia sembra aumentare. L’abbigliamento è approssimativo, da dopo-cena casalingo: tutone imitazione fruit-of-the-loom con cavallo molto basso, comprato al mercato di Siena un mercoledì del primo anno d’università; scarpe da ginnastica alla Michael J. Fox di Ritorno al futuro, maglione regalo natalizio di ex ragazza. Ombrello, che ve lo dico a fare?, scalcagnato, stortigliato, comprato per due euro all’uscita della metro. La pioggia si intensifica, il tutone si inzuppa e io rido pensando alla scena fantozziana di cui sono protagonista. Ma non è pioggia: il tempo di arrivare all’angolo della strada ed il rumore delle gocce si trasforma in un ticchettìo sul polietilene dell’ombrello. La grandine si riversa sulla mia testa e, forse, sulla città. Penso che mancano solo le cavallette e la morte dei primogeniti maschi per sentirmi protagonista di un remake de “I dieci comandamenti” con Charlton Heston-Mosè. Le auto per strada si fermano, i motorini si riparano ma io proseguo stoico nel percorrere quei duecento metri che mi separano dalla grande T. Arrivo al distributore. L’ombrello, che reggo col mento per evitare che tutti i soldi mi cadano nella serranda, si piega e si spezza. Ci metto un quarto d’ora perché ho tutti pezzi da 10-20-50 centesimi. Fatto. Gamel e Winston Churchill. Tlac, tlin.
È ridiventata pioggia e mi incammino verso casa mentre schiaccio coi piedi i chicchi di grandine depositata sull’asfalto, con lo stesso rumore di Indiana Jones mentre schiaccia gli insetti nel passaggio segreto del tempio indiano.
Penso alle schiavitù cui siamo soggiogati, per esempio il fumo. La pioggia rallenta fino quasi a scomparire quanto più mi avvicino al portone di casa. Penso che fumerò una sigaretta ma decido di affrettarmi a varcare il portone di casa, prima che il dio incas della pioggia (anti-tabagista radicale e pedante) scopra le mie intenzioni e mi punisca nuovamente con un tifone, un tornado o un assalto di testimoni di geova. Mentre salgo un tuono in lontananza somiglia molto ad una sarcastica risata.

mercoledì 3 dicembre 2008

'A Fregna Regna


Qualcuno vuol dirmi gentilmente perchè da quando si parla di questa storia dell'Iva in più che il Berlusca vuol far pagare a Sky (tra l'altro stavolta non ha neanche torno, giuridicamente), tutti MA DICO TUTTI, i giornali su carta e su web accompagnano la notizia non con la foto di Murdoch o di Berlusconi, ma con quella di Ilaria D'Amico??

E perché ogni volta che leggo una notizia del genere, accompagnata da una foto del genere, è come se sentissi risuonare dentro la testa la voce raschiata di Lando Fiorini che in pesante romanesco dice:
"Si, è vero... 'a crisi, er confritto denteressi, 'a sudditanza ssicologgica nei confronti dei grandi clebb, e mettece pure er buco doozono...
Ma 'a FREGNA.... MA QUANTO CE PIACE 'A FREGNA A TUTTI NOI, NE VOLEMO PARLA'? O dovemo ancora sta' sotto erricatto daa censura papalina e bigotta?"

Che dire? Spirito di Lando... dai tregua al giornalismo italiano...

lunedì 1 dicembre 2008

Fulvio su Diseducational Channel!


Fulvio Abbate è uno scrittore e un giornalista. Ha scritto romanzi e saggi, di cui uno su Pasolini, che lo stesso Abbate cita spesso con evidente ammirazione. Tra le cose che ha scritto c'è una guida su Roma fatta di luoghi della mente e personaggi vissuti, che qualche mese fa aveva scalato la classifica dei libri più venduti, ma anche un divertente pamphlet sul conformismo di sinistra scaricabile gratuitamente online (Anche se nel libricino mi maltratta Battiato, e questo non è bello!).
Abbate ha scritto per 20 anni all'Unità. Negli ultimi, aveva una rubrica fissa. Appena arrivata, la nuova direttora Concita de Gregorio lo ha licenziato in tronco (anche se tecnicamente si trattava di una collaborazione). Tra le possibili motivazioni per cui Abbate non piace alla De Gregorio, potrebbero esserci le sue posizioni critiche nei confronti del leader del Pd, riassunte - secondo il sottoscritto - meravigliosamente nella frase: "l'opposizione di Veltroni è musica leggera per ceti medi".
Purtroppo per la De Gregorio, Fulvio Abbate è un folle. Nel senso più nobile della parola, naturalmente. Reduce con qualche malinconia dal movimento del 77, di cui ha mantenuto lo spirito anarcodadaista e situazionista, Abbate si è fabbricato una webtv in casa.
Si chiama Teledurruti, "la televisione monolocale", come dice lui, e consiste in una serie di brevi filmat che lo scrittore manda online più o meno quotidianamente, dal suo studio. E' possibile vederlo mentre balla scatenato a suo di musica, mentre risponde a Miuccia Prada sbucciando una patata, con la parrucca verde mentre risponde alla posta del cuore nei panni di FulviA Abbate. Nel mezzo, propone il suo pensiero politico/poetico con leggerezza e autoironia, a flusso continuo, senza preoccuparsi della vita che irrompe nel video, sia la figlia che urla o il gatto che fa i capricci.
Tutto questo per dire, che forse è ancora possibile trovare da qualche parte la disordinata purezza artigianale che tanto invidiamo ai giovani di 30 anni fa.

Per dare un saggio di cosa è capace Fulvio Abbate, linko due video di teledurruti: uno in cui il Nostro si esprime su Facebook (e su un misterioso ingrediente..) e uno in cui commenta la decisione spagnola di togliere i crocifissi dalla classe. Buona visione.

Ogni tanto ricordatevi di lasciare il volante della vita. E se proprio dovete frenare... fatelo in derapage.