tag:blogger.com,1999:blog-22182711206498703992024-03-05T18:34:05.093+01:00bradiponevroticoIl bradipo vive tutta la vita stretto ai rami di un albero, aspettando che una femmina passi a svegliarlo (momentaneamente) dal torpore. Alcuni di essi sono costretti dalla vita moderna, dalla sorte o dal destino infame all’emigrazione, dalla foresta brasiliana verso le metropoli della costa est.
Costretto a lavorare per sopravvivere, a correre dietro alla metropolitana, a mettere cravatte e a rispondere sì sorridendo ai capobranco, il bradipo subisce una mutazione e diviene bradiponevrotico.bradiponevroticohttp://www.blogger.com/profile/08452470364068680402noreply@blogger.comBlogger304125tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-41967625922199340612012-04-30T17:22:00.001+02:002012-04-30T17:25:43.634+02:00Cari maschi, ma quale solidarietà? Siamo noi che abbiamo bisogno d'aiuto<br />
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; line-height: 17px; text-align: left;">
Stiamo pranzando in una trattoria e questa mia amica mi racconta di una coppia di amici che stanno per avere un figlio. Lui è una persona adorabile, però quando si arrabbia ha scatti di ira eccessivi e incontrollati.</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; line-height: 17px; text-align: left;">
In vista della nascita del figlio, il ragazzo decide di andare in un centro specializzato per controllare la rabbia. Rimane lì qualche giorno (forse settimane, non ricordo) e ritorna a casa sereno. Non ha più gli scatti d'ira, sto quasi cominciando a volergli bene, scherza la mia amica.</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; line-height: 17px; text-align: left;">
Ora, davanti a quel numero, 54, che rappresenta le donne uccise dai compagni dall'inizio dell'anno in Italia, da quel numero agghiacciante, io non credo che la soluzione sia andare tutti a chiuderci per una settimana in un centro per la gestione della rabbia in Toscana.</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; line-height: 17px; text-align: left;">
Però queste due cose, messe insieme, mi fanno riflettere.</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; line-height: 17px; text-align: left;">
Le donne che chiedono di occuparsi finalmente, decisamente, politicamente, dei femminicidi in Italia, dicono senza mezzi termini, e senza paura di smentita, che c'è un problema culturale enorme alla base di questo sangue. E così è.</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; line-height: 17px; text-align: left;">
A partire dal fatto che quando c'è un uomo che picchia a sangue la sua compagna, l'unica risposta che la nostra società sa dare è la medicalizzazione della parte lesa. I centri antiviolenza per le donne sono uno strumento prezioso, da difendere con le unghia e con i denti, da sostenere, da diffondere. Ma mi chiedo se non manchi un grosso pezzo, se in una società in cui un uomo massacra di botte una donna, si dia per scontato che il post-trauma riguardi solo la vittima.</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; line-height: 17px; text-align: left;">
Che, in altre parole, non sia l'uomo che debba farsi curare innanzi tutto. Come se fosse normale, o passionale come titolano i giornali, prendere a calci e pugni, strangolare, umiliare, una donna che non ti ama più. Perché il grande e utile lavoro che è stato fatto in questi anni per diffondere tra le donne vittime di violenza la conoscenza di centri adatti a prendersi cura di loro - lavoro plurale, spesso fatto con la fatica di volontarie e volontari e senza l'aiuto dello stato - non viene affiancato da uno sforzo altrettanto importante rivolto agli uomini?</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; line-height: 17px; text-align: left;">
Se non riesci a controllare la tua ira, se non riesci ad accettare che lei non ti ama più, se hai voglia di strozzarla perché ride con un altro, perché fa sesso con un altro, se perdi la ragione perché tua moglie si veste troppo provocante... curati. Curati. Parlane con qualcuno che ti riporti alla realtà. Sfoga la rabbia in altro modo. Fatti aiutare. Curati.<br /><br /><i>pubblicato anche su Facebook, <a href="http://www.facebook.com/notes/lorenzo-misuraca/cari-maschi-ma-quale-solidariet%C3%A0-siamo-noi-che-abbiamo-bisogno-daiuto/10150827906350932?notif_t=note_comment">qui</a>.</i></div>Cipputihttp://www.blogger.com/profile/05443051901716772770noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-36734053053666030912012-02-29T13:01:00.001+01:002012-02-29T13:09:04.559+01:00Se la politica (la nostra) non coincide con la vita<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Poi arriva un momento in cui qualcosa non
ci torna. Non ci torna la stanchezza, che non è la solita, piena,
appagata dell'impegno. Non ci torna il nervosismo, che non è la
tensione prima di un evento. Non ci torna il vuoto, che niente ha a
che fare con il pieno della passione politica.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Spesso si dice che quello che facciamo
per gli altri serve anche a noi stessi. È vero. Ma è altrettanto
reale che quello che facciamo per noi, per stare bene con noi stessi,
serve anche agli altri. Intendendo con questa espressione “gli
altri”, la porzione di nostro tempo vitale che dedichiamo
all'impegno civile, che sia dentro un partito, in un'associazione, o
in una qualsiasi forma di movimento.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Mi sono chiesto cosa allora non
collima, e ho trovato una risposta nel modo, nei meccanismi.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La cosa più temibile del capitalismo
contro cui tanto ferocemente lottiamo, a ben pensarci, non sono i
suoi frutti avvelenati, la disoccupazione, lo sfruttamento,
l'inquinamento. Non sono l'oggetto del suo governo del mondo, ma la
modalità con cui ne garantisce una costanza perpetuazione nel tempo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il capitalismo, così come le religioni
nella loro parte più strutturale, quando diventano sistema di
repressione, agisce innanzi tutto mediante privazione.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
In particolare quello che viene tolto
all'essere umano è il rapporto olistico e sensuale (inteso come uso
pieno dei sensi) con il mondo che abita.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il lavoro dettato dal capitale è
imposizione di ritmi e tempi disumani, non-allineati alle esigenze
del corpo umano. La metropoli e la produzione annullano qualsiasi
rapporto con le stagioni, con il necessario ciclo di riposo
individuale, con il contatto diretto tra umano e animale. Il lavoro
nel sistema neoliberista recide, priva, mutila.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Anche la religione opera attraverso una
prima fase di privazione. E lo fa principalmente mediante la
proibizione. Dogmi, tabù, precetti. La casta sacerdotale attua una
separazione dalla naturalezza carnale e dalla curiosità nei
confronti della vita per i credenti comuni.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Privata dai punti di orientamento che
la natura e i sensi forniscono, la persona viene svuotata di senso.
Provvede quindi il sistema capitalista, o la religione a fornirne
uno, totalizzante.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Nel primo caso si tratta della
carriera, della costruzione di una famiglia e di uno status sociale
di rispettabilità, nel secondo del guadagnarsi la vita ultraterrena.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Mozzato delle radici con la propria
natura animale, l'essere umano si affida ad un senso puramente
artificiale o quantomeno speculativo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
I ritmi o le proibizioni imposti sono
così duri che ogni tanto a qualcuno viene voglia o necessità di
cedere. Qui interviene il terzo step, che consiste nel senso di
colpa.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Si concentra su un enorme paradosso. Il
sistema economico per cui l'unità di produzione umana è appunto un
numero insignificante ha il potere di farti credere indispensabile.
Dal lavoro non puoi allontanarti un mese. Al solo pensiero ti senti
in colpa e sei sicuro che al ritorno gli altri saranno andati avanti,
sarai rimasto inesorabilmente indietro. Tagliato fuori. Meglio non
rischiare. Del senso di colpa cristiano, sappiamo tutti, essendovi
immersi sin dalla prima formazione, quindi non vale la pena
dilungarvisi.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il risultato di privazione,la
fabbricazione di senso, e la induzione al senso di colpa
costituiscono un sistema di alienazione individuale e globale che ha
come meccanismo centrale il depotenziamento della relazione complessa
tra noi e l'esistente.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Contro questo lottiamo e ci impegniamo.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Si, ma come?</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Spesso l'impegno civile è vissuto come
una forma di privazione e di autoesclusione da ampi pezzi di vita
altra. Quante volte abbiamo pronunciato, in maniera più o meno
compiaciuta: “Da quando faccio politica non ho più amici al di
fuori di quella cerchia”?
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Più aumenta l'impegno più
diminuiscono i piaceri che rendono la vita degna d'essere vissuta:
godersi una passeggiata o un pranzo con calma, andare al cinema o ad
una mostra, conoscere una persona senza guardare sempre l'orologio,
viaggiare per conoscere. Riposare.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Si lavora dopo il lavoro, per preparare
un documento o un intervento fino a notte tarda. Si passa da una
privazione all'altra. Si lavora un numero di ore impressionante,
riproducendo sotto forma di autosfruttamento, lo sfruttamento del
nostro corpo che altrove contestiamo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Quando ormai la nostra sfera privata
coincide con la sfera pubblica del nostro impegno, la politica ci
viene in soccorso salvandoci da pericolosi vuoti di senso.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La lotta con i compagni, la comunità
di resistenti, gli amici dell'associazione, diventano la nostra unica
famiglia. E lo fa così potentemente, con la scusa dei buono
propositi, che non vediamo quanto sia povera una vita in cui alla
molteplicità di sensi si sovrappone un'unica monolitica battaglia.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
In casi estremi, ci troviamo e ci
identifichiamo in comunità molto chiuse, ben recintate, come
l'antifascismo militante di alcuni, per cui chi non fa parte dei
nostri, è necessariamente un fascista o un parafascista. Ancora
steccati, ancora divisioni, ancora privazioni che in circolo vizioso
ci obbligano a ingrossare a dismisura il senso per noi vitale della
battaglia che conduciamo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E anche qui, anche per l'impegno
politico, il senso di colpa agisce, eccome. A pensarci bene la forza
di un movimento dovrebbe essere proprio quella di procedere al di là
delle defezioni – temporanee, parziali, o definitive - dei singoli.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Eppure, non importa cosa ti gridi la
vita in quel momento, sottrarti significherebbe non fare la tua
parte, rallentare il cambiamento.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
A fronte di questo ragionamento, mi
chiedo dunque che senso abbia lottare per abbattere un sistema che si
basa sugli stessi meccanismi con cui finiamo con l'identificarci
durante la lotta.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Se la politica non coincide con la
vita, a cosa stiamo sacrificando parte sostanziale dei nostri anni
migliori?<br />
Come possiamo affermare un mondo più umano, parlare di
decrescita, se noi per primi ci dimentichiamo dei nostri ritmi e
delle nostre stagioni interiori per accelerare forsennatamente sulla
strada dell'impegno, travolgendo incuranti o inconsapevoli la nostra
stessa speranza di vivere già oggi una vita più degna di essere
vissuta?</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E come pensiamo di leggere
adeguatamente il reale, se il mondo per cui e su cui facciamo
politica si riduce gradualmente ma inesorabilmente al piccolo recinto
di militanti e amici politicamente coscienti e impegnati, oppure
avversari e nemici altrettanto politicamente coscienti e impegnati,
che per forza di cose e di numeri sono solo una piccola parte della
comunità complessa in cui viviamo?</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Del punto di rottura e di non ritorno
di questo genere di militanza e di come riempirla di ritmi vitali e
di respiro animale, mi piacerebbe se ne parlasse di più.</div>Cipputihttp://www.blogger.com/profile/05443051901716772770noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-14819224035602076352012-02-21T01:20:00.003+01:002012-02-21T01:23:46.666+01:00E' grazie a Nevermind se noi trentenni imbolsiti poghiamo ai matrimoni<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQQs6lsFfZ6g4kk_HZYp0A2B474VF5zFL8QTxVPhHvlQ2S2F6f2bl8kkPHyf86kCfiXj_79Lz5d0SJ0quEYqr0jDGRnDC22f2PicZxdJntZMMR1bDyYaLZhZx5L1Sw91EpW4jPWXw2URPe/s1600/936full-kurt-cobain.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQQs6lsFfZ6g4kk_HZYp0A2B474VF5zFL8QTxVPhHvlQ2S2F6f2bl8kkPHyf86kCfiXj_79Lz5d0SJ0quEYqr0jDGRnDC22f2PicZxdJntZMMR1bDyYaLZhZx5L1Sw91EpW4jPWXw2URPe/s320/936full-kurt-cobain.jpg" width="239" /></a></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">La maglietta l'avevo ordinata via posta chissà da quale catalogo musicale. Era un capolavoro del kitsch, ma che ne sapevo io a tredici anni del kitsch?</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Al centro c'era una stampa enorme di Kurt Cobain in ginocchio con il suo leggendario ciuffo sopra un occhio e la chitarra piantata per terra in verticale, come la bandierina degli americani sulla luna, solo che lui la stava piantando sul pianeta discografia dei 5 continenti.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"><br /></span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Dalle sue spalle partivano delle ali disegnate che arrivavano nei pressi delle ascelle di chi indossava la maglietta, cioè io. Tutto intorno, su sfondo bianco, erano disegnati simboli vari contenuti nei libretti degli album dei nirvana. Insomma, un baraccone ambulante.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Ma io la mettevo addosso, andavo a scuola e mi sembrava di essere il più cazzuto di tutta la classe.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Sono passati vent'anni da quando i Nirvana hanno pubblicato Nevermind e diciassette da quando Kurt Cobain si è sparato in faccia, spingendomi al lutto per una settimana, al primo anno di liceo.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Che volete che vi dica? Per noi foruncolosi in impetuoso passaggio adolescenziale nei primi anni Novanta, Nevermind era l'album perfetto. Non ci sentivano stronzi a prenderci a spallate saltellando l'uno contro l'altro. A dire il vero, mi sono anche un po' commosso quando di recente a un matrimonio di un mio caro amico dell'adolescenza, tutti imbolsiti, in maniche di camicia e stretti al collo da cravattini giusti, ci siamo messi a pogare appena è partita Smell like teen spirit. Sapeva di malinconia da sopravvissuti, tipo i nostri padri che cacavano il cazzo con i beatles, mentre noi volevamo sentire solo Lithium chiusi nella nostra stanza.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Insomma, io imparavo l'inglese traducendo i testi dei Nirvana e idolatravo Kurt Cobain, poster, magliettine e accessori inclusi. Una volta avevo registrato uno dei loro ultimi concerti mandati in diretta da radio 1, mi pare. Dal palaghiaccio di Marino, Roma, ricordo perfettamente. Avevo deciso di nobilitare la cassetta facendole una copertina con foto dei Nirvana a colori e con nessuna destrezza mi spruzzai la colla attak, quella che tre secondi e sei spacciato, in un occhio. Così, per dire che ascoltare i Nirvana era in un certo qual senso rischioso.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Quell'album, Nevermind, fu una bomba piazzata sotto il culo dei Guns'n'roses e di tutti quegli sculettanti rockers glamour che devo dire pure mi piacevano.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Con Cobain gli sfigati, i disadattati, quelli che un giorno avremmo chiamato nerd, erano diventati fighi.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Riempimmo i nostri armadi di orrende camicie di flanella a quadrettoni e pullover da far vomitare le tarme. Ci sentivamo parte di qualcosa che era uguale in tutto il mondo. Le feste in campagna ad Alcamo avevano diritto alla loro razione di rabbia e alienazione tanto quanto i sobborghi di Seattle o di Manchester.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Entravi in queste case disadorne e trovavi in giardino improvvisate cover band grunge. In una ci cantava Alessio che ora ha messo su un gruppo stile cantautori orchestrati, e non so perché, come la vita ti porti in luoghi imprevisti mi diverte tanto. Nel senso che noi in quegli anni ci avremmo sputato sopra a gente come De Gregori, De André, Battiato e se fosse esistito pure a Viniciocapossela. Dove non c'era riverbero, non c'era verità. Punto.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwObY0JxGnzc8QGWS6cmWSn9sTLaSyEaSmCcjjLx35oAfYh911K7EaeIQXI8B95qZdT4E2W-jatPWZxfWFlV6xT3E5fIsQnVZ8dGnDTRE7SfE4wETyi1qXAQCbvblct95PX6qtOFLdkZAP/s1600/kurt_cobain.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwObY0JxGnzc8QGWS6cmWSn9sTLaSyEaSmCcjjLx35oAfYh911K7EaeIQXI8B95qZdT4E2W-jatPWZxfWFlV6xT3E5fIsQnVZ8dGnDTRE7SfE4wETyi1qXAQCbvblct95PX6qtOFLdkZAP/s320/kurt_cobain.jpg" width="240" /></span></a></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Stavamo nella periferia della periferia dell'Italia ma facevamo parte di un movimento, con tanto di fazioni e correnti. Chi stava con i Nirvana, chi con i Pearl Jam, chi con gli Smashing Pumpkins, o i Soundgarden, chi con gli Alice in Chains. Ma la lotta vera era tra i primi due. Chi diceva “Eddie Vedder ha una voce più bella, i pergem sono più bravi tecnicamente” aveva ragione, ma diceva una stronzata.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Mi ero da subito schierato con Cobain. Ecco allora come ora, quello che m'importa di una canzone, di un libro, di un film, è che sia roba viva, chi se ne fotte delle sbavature.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">E Vedder era un figlio di papà, uno che c'era da giurarsi non s'era mai fatto in vena, che ne sapeva lui dello spleen e del vuoto e della bile che sputava Kurt?</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">E non era un dettaglio. Una volta avevo trovato, in campagna mi pare, un ossicino, forse di un cane.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Lo avevo portato a casa, lo avevo pulito, di nascosto da mia madre che mi avrebbe gridato di gettarlo imparanoiata dai germi, e lo avevo dipinto di rosso e blu. Su un lato avevo scritto “I hate myself and I want to die”, che era anche il titolo provvisorio di In utero.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Ogni tanto aprivo il cassetto dove lo avevo nascosto e me lo rigiravo tra le dita. Era una cosa carbonara, al pari delle poesie disperate che scrivevo per gioco, anche se io le trovavo una cosa serissima. Mi ricordo che mi piaceva un casino la parola apatia, la mettevo dappertutto.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">A proposito di In utero, i fan dei Nirvana si dividevano in chi preferiva Nevermind e chi quest'altro.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Alcuni si ostinavano a preferire Bleach, il primo sporchissimo album, ma erano i soliti rifondaroli con la compulsione alla minoranza.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">I più snob preferivano In utero a Nevermind, perché dicevano che quest'ultimo era troppo pop, troppo leccato.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Ed era vero che era troppo perfetto, in generale pure io preferisco le cose sporche. Per questo mi piace Vasco ad esempio, che è capace di mettere la parola Vomito in una splendida canzone oppure a parlare con una sorta di tenerezza di una relazione che la legge punirebbe con la galera.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Però Nevermind lo difendevo, perché era l'equilibrio perfetto, e non è possibile che ci si debba sempre sottrarre all'equilibrio. Insomma ogni tanto bisogna applaudire con la maggioranza e starsene zitti, senza ma e però. Che credo che abbia a che fare col crescere, ma in senso sano. Accettare la bellezza, ecco. E senza rompere il cazzo come se si fosse firmato un contratto con il dio delle zanzare.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Insomma, avevo sto poster di Kurt in camera, mi guardavo tutti i suoi video su Mtv, e volevo essere come lui. Credo che in quel pezzo di vita è iniziata la fascinazione per il mio contrario estetico. Se rinascessi vorrei essere magro, emaciato, biondo, stralunato. Cioè l'esatto opposto di me. Cioé Kurt Cobain.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"><br /></span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Anche se lui era ancora da considerarsi integrato. Cobain era bello e indifeso, un pulcino spelacchiato. Era un tossico da passerella.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Il vero drogato sporco e irrecuperabile, che stava a Kurt come il punkabbestia sta all'alternativo, era Layne Stanley, il cantante degli Alice in Chains. Andava in giro con le magliette a maniche lunghe pure d'estate, perché si era bucato dappertutto. Ci dicevamo tra di noi che si bucava pure tra le dita delle mani.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Aveva la voce più bella e abissale che il rock abbia mai conosciuto. Quella di Kurt veniva dalle budella, e questo lo potevi ancora reggere. Quella di Layne arrivava dall'inferno, e francamente era troppo.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Quindi si è fatto fuori con una overdose da copione, e ci siamo accontentati di riascoltarlo di tanto in tanto, a piccole dosi.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Io intanto che avevo quattordici anni imparavo quelle due o tre canzoni dei Nirvana che mi facevano ritenere, chissà per quale assurda ragione, di avere un ottavo di ascendente in più con le ragazze. Figuriamoci.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Poi una mattina mi alzo alle sette e mezza e mentre mi bevo il mio latte caldo con caffè, l'insopportabile tg5 del mattino, quello che andava avanti a rullo per un'ora con edizioni da 15 minuti fatte di soli servizi, mi dice che il cantante del famoso gruppo Nirvana, Kurt Cobain (pronunciato alla capocchia di minchia, ma d'altronde mi sarei stupito del contrario) si era ucciso sparandosi un colpo in faccia. Fine della storia.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"><br /></span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Cioè ci puoi argomentare quanto vuoi intorno, e smanettarti il cervello leggendo gli opinionisti che parlano di vuoto, successo, frustrazione e adolescenza, ma Kurt Cobain si era fatto schizzare il cervello sul parquet della sua casetta con tetto spiovente di Seattle. E ora lo potevi vedere tagliato a metà dalla finestra, grazie al potente zoom di un paparazzo americano, sdraiato nel salotto. Una mano, una gamba e un piede. Si è sparato in jeans e con addosso delle scarpe tipo Converse. Casual, e in questo oggi ci vedo una certa coerenza. Insomma, io mi sarei messo l'abito buono, per dire.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Nella lettera finale diceva “meglio andarsene con una fiammata che spegnersi lentamente”.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"><br /></span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Confesso che non mi è mai piaciuta questa frase, mi sapeva di Jim Morrison, e io odiavo Jim Morrison.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Però era la frase che chiudeva quella lunga adolescenza sonora che era stato il grunge, smembrava le nostre tribù musicali, ci sfilacciava. Mi piacerebbe ora dire che con quel botto finiva la nostra adolescenza, sarebbe perfetto. Ma in realtà avremmo dovuti soffrire e vedere i nostri tratti somatici mutare e umiliarci ancora per anni. Avremmo abbandonato i Nirvana e quegli altri lentamente, come con un'amicizia che non ha più nulla da darti ma che per rispetto ammazzi con dose omeopatiche. Ci saremmo diplomati, saremmo andati a studiare fuori, e avremmo scoperto i Radiohead.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Belli, bellissimi, bravi, inarrivabili.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"><br /></span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; line-height: 15px; text-align: left;">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Ma i Nirvana... che te lo dico a fare?</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCp_ovAywB1rr_zTUdyIXczluMvnIEVoAVjh07qkprVsMWbw_B_d13jIpHT8FE19rJ_ZRtXAMvccJuMrgKzSlpFHAv6EIpSHjUrQonl4q2Gm4fw_6PdZjUC5MPC7g4RggO_1pW_JuRu6C1/s1600/222825_0015-nc.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCp_ovAywB1rr_zTUdyIXczluMvnIEVoAVjh07qkprVsMWbw_B_d13jIpHT8FE19rJ_ZRtXAMvccJuMrgKzSlpFHAv6EIpSHjUrQonl4q2Gm4fw_6PdZjUC5MPC7g4RggO_1pW_JuRu6C1/s400/222825_0015-nc.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 10px; line-height: 15px; text-align: left;">
<br /></div>
<br class="Apple-interchange-newline" />Cipputihttp://www.blogger.com/profile/05443051901716772770noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-40506528076575933092012-02-19T23:39:00.000+01:002012-02-19T23:41:06.530+01:00"Canto l'infelicità italiana". Intervista a PIERPAOLO CAPOVILLA (Teatro degli Orrori)<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www3.lastampa.it/fileadmin/media/torino/capovilla-g.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="242" src="http://www3.lastampa.it/fileadmin/media/torino/capovilla-g.jpg" width="320" /></a></div>
C'è un gruppo rock nella scena indipendente italiana che può permettersi di citare il poeta Majakovskij e l'attivista nigeriano Ken Saro-Wiwa nelle sue canzoni e allo stesso tempo fare da anni il tutto esaurito ai concerti.<br />
Si chiama Il teatro degli orrori, esplicito rimando al teatro della crudeltà di Antonine Artaud, e la sua mente, nonché l'autore delle liriche è un personaggio fuori dal comune, Pierpaolo Capovilla.<br />
Quarantacinquenne veneziano, dall'aria vissuta e gli occhi glaciali, dopo un discreto seguito negli anni '90 col suo primo gruppo, One dimensional man, ha raggiunto il successo nel mondo dell'indie rock con il secondo album del Teatro degli orrori, A sangue freddo, nel 2009. Ma solo un anno fa ha deciso di lasciare il lavoro di cameriere in un ristorante di Venezia. Non è l'unica stranezza di un maudit che vive la musica come strumento politico e poetico, ma poi alle urne sceglie il riformismo un po' grigio del Partito democratico. E che si diverte a dedicare un velenoso verso ad Asor Rosa nel suo nuovo album <i>Il mondo nuovo</i>.<br />
<b><br /></b><br />
<b>State per pubblicare un concept album sui migranti. Una scelta insolita...</b><br />
Credo che la questione dei migranti siano oggi il paradigma della società in cui viviamo. Attraverso le storie dei migranti, parlo di noi, dell'Italia. Mi interessa il lato più intimo, più privato, proprio perché voglio toccare la parte più viva e trovare quello di me che c'è nell'altro.<br />
<b>Il privato è politico anche nella musica?</b><br />
Io ho sempre interpretato il mio mestiere come un mestiere profondamente politico. Il nostro è un disco di lotta, che ha alla base in concetto di uguaglianza. Parlare di migranti oggi in Italia è come mettere il dito nella piaga dei pregiudizi, della xenofobia e dell'egoismo di questo paese, dopo vent'anni di edonismo berlusconiano.<br />
<b>Riecco lo spettro di Silvio.</b><br />
Non è solo colpa sua, c'è anche una classe politica pessima e una società civile che si gira dall'altra parte.<br />
Oggi in Italia è raro che un gruppo rock faccia testi esplicitamente politici.<br />
É vero, soprattutto nel settore musicale mainstream, ma nella scena indipendente sta crescendo una certa attenzione alla critica sociale. Cito un nome per tutti, Vasco Brondi delle Luci della centrale elettrica. Sono convinto che si possa fare musica leggera, perché il rock essendo popolare e di largo consumo rientra nella musica leggera, contribuendo alla rimodulazione dell'immaginario collettivo, che oggi è forse la categoria politica più importante. Da lì partire per cambiare le cose.<br />
<b>I tuoi pezzi strabordano di citazioni.</b><br />
La mia ambizione più grande è provare a mettere un po' di poesia nella musica rock. Nel disco ho inserito citazioni in maniera sistematica, quasi strategica, dei grandi lirici del '900. in particolare del poco conosciuto Stratanovskij, del grande Esenin e di Brodskij, che tanto amava l'Italia e che è seppellito nella mia Venezia.<br />
<b>Le metti per fare il figo?</b><br />
La funzione di tutte queste citazioni è quella di voler divulgare la cultura. Può far sorridere, ma io ce l'ho veramente questa vocazione, e considero la cultura molto più importante di tanti altri aspetti. Poi c'è da dire che queste citazioni subiscono nei miei pezzi una potente manipolazione e ricontestualizzazione che le trascina nel “qui e ora” e ne fa implodere o esplodere il significato. Credo nessuno si rivolterà nella tomba.<br />
<b>Citi soprattutto poeti.</b><br />
Amo la poesia. Sono convinto che sia il fulcro di tante cose, quello che si avvicina più alla verità, anche se so bene che le verità sono tante e non si lasciano mai inquadrare.<br />
<b>E infatti lo scorso anno hai portato in giro un reading su Majakovskij. Come hanno reagito i ventenni che non lo conoscevano?</b><br />
Il successo della tournè su Majakovskij è stato sorprendente. Al teatro di Perugia siamo riusciti a far commuovere le vecchiette, a Napoli lo abbiamo fatto in un parcheggio a due passi da Scampia. E poi abbiamo girato anche nei centri sociali. Al Conchetta di Milano il pubblico è rimasto in un silenzio religioso per un'ora e venti, la durata dello spettacolo.<br />
<b>Nelle tue canzoni c'è sempre una tensione verso qualcosa che manca. Si può dire che i tuoi dischi sono in questo senso “utopici”?</b><br />
L'utopia è stata e può essere una grande forma del progresso, ma in un certo senso il nostro disco è anche distopico, per citare Huxley. E cioè è vero che un mondo migliore è possibile, ma un mondo peggiore è oggi infinitamente più probabile. <br />
<b>Il pezzo<i> Rivendico</i> sembra il manifesto della tua poetica. Il ritornello dice “rivendico l'amore”. Mischi spesso parole intime a termini politici.</b><br />
Ma il rapporto d'amore tra un uomo e una donna, o tra un uomo e un uomo e una donna e una donna, che cos'è se non un rapporto sociale? In questi rapporti intimi si esprimono ingiustizie, frustrazioni vissute a livello sociale. Io li uso come espediente per parlare d'altro.<br />
<b>E spesso le storie di cui parli raccontano di persone schiacciate dal lavoro, che fanno una vita che non è la loro.</b><br />
L'infelicità diffusa è esattamente ciò che viviamo in Italia.<br />
<b>Tu sei quello che normalmente si definisce un “animale da palco”.</b><br />
A me interessa il concerto nella sua evenemenzialità, come evento. Viviamo nella società dello spettacolo dove, per dirla con Debord, lo spettacolo è la più raffinata delle merci. Ma per come la vedo io, un concerto non è una rappresentazione, ma un momento di vita in cui la mia esistenza resuscita, in cui amo e mi sento vivo. E credo che riguardi anche quelli che vengono a vederci e partecipano ad un momento in cui sentirsi finalmente vivi. Poi tornano a casa davanti alla tv, in fabbrica a menar bulloni o in ufficio a far di conto, ed è lì che crepano minuto per minuto, giorno per giorno, attraverso la routinizzazione che rende la vita insulsa.<br />
<b>Per i tuoi detrattori sei uno che si prende troppo sul serio.</b><br />
Io mi prendo sul serio nella misura in cui credo in quello che faccio. La dimensione artistica diventa cultura soprattutto nella dimensione letteraria. Dopodiché, lo so che sono un clown, mi sento un pagliaccio, del resto ho più di quarant'anni e sto ancora sul palco a fare il rockettaro.<br />
<b>Nella scena indipendente italiana, sei uno dei pochi che non punta tutto sulla carta dell'autoironia, come fanno ad esempio Dente e Brunori Sas, che mi fanno pensare un po' alla generazione dei trentenni che scherza su tutto e si dimentica di agire.</b><br />
È vero che nel mio lavoro manca l'ironia, preferisco il dramma e la tragedia. Dente è un ragazzo intelligentissimo, che fa del disimpegno la sua bandiera, però io non la penso così. Quello che veniva definito cantautorato fino alla metà degli anni '80, erano canzoni popolari, d'amore, con parole forti, legate intimamente alla realtà sociale. E questo loro lo cercavano, lo volevano. Io spero che il nostro lavoro possa in qualche maniera inserirsi in quella tradizione, pur nel rinnovamento.<br />
<b>Che ne pensi dei movimenti degli ultimi anni, soprattutto di quelli che adottano forme di protesta violente, come nel caso del 15 ottobre a Roma?</b><br />
Stavo leggendo un bellissimo libro del filosofo sloveno Slavoj Žižek, La violenza invisibile, in cui lui distingue la violenza in soggettiva, oggettiva e simbolica. Quella soggettiva è quella che io individuo posso esercitare nei confronti di un altro. L'oggettiva è quella dello stato, che impone un sistema basato sullo sfruttamento e sulla repressione. Quella simbolica è la violenza veicolata dai media. In questo momento specialmente, la violenza fa parte della nostra società, quindi io non me la sento di biasimare un ragazzo che viene colpito da questa violenza e preso dalla rabbia spacca tutto. A questo si aggiunga una seconda riflessione...<br />
<b>Quale?</b><br />
Spesso si sente dire dai politici, “i giovani si sono disaffezionati alla politica, e per questo poi fanno casino”. Ma dietro i cappucci neri dei black block ci sono sin troppo spesso persone che la politica la vivono ogni giorni, ci sono i compagni dei centri sociali, come qui a Venezia, che si sbattono anche con i più poveri, che le notti più fredde vanno in giro a cercare i barboni per dargli una minestra calda e offrirgli un tetto per ripararsi. Questa è politica con tutte le lettere maiuscole. C'è un tale sentimento diffuso di insoddisfazione, frustrazione e infelicità, che è inevitabile sfoci nella violenza. Se la politica non pensa alla vita delle persone, prima o poi queste si alzano e gridano.<br />
<b>Fai tanto il rivoluzionario ma poi sei iscritto al Pd, per molti tuoi fan è incomprensibile.</b><br />
Mi sono iscritto al Pd nel 2009, sono stato trascinato da dei compagni di Venezia, e ho fatto un po' di militanza. Poi non mi sono più iscritto. A Firenze una giovane ragazza mi ha dato del fascista per questa cosa. A diciotto anni ho votato per la prima volta Pci, oggi voto Pd. Non sono uno che cambia facilmente idea.<br />
<b>Si, ma perché non un altro partito a sinistra?</b><br />
Perché sono convinto che il Pd sia l'unico partito che possa combinare qualcosa di significativo in questo paese. Il ceto politico, anche nella sinistra radicale, ha un attaccamento eccessivo nei confronti dei piccoli privilegi. Lo si vede nelle divisioni tra comunisti in piccoli partiti, che spesso rispondono più a logiche di interessi personali e di correnti che ad altro. Solo che così finisce come Guzzanti che imita Bertinotti, divertentissimo, per cui la sinistra si divide fino a diventare una serie di zanzare che si limitano a punzecchiare. Forse sono troppo pragmatico.<br />
<b>Nella canzone <i>Rivendico</i>, metti in bocca ad Asor Rosa le parole: “non ho niente da dire, tanto nessuno, ormai nessuno mi ascolta”. Cattivo.</b><br />
Ho voluto giocare, non me ne voglia Asor Rosa, che è un grande critico letterario ma anche un intellettuale vetero marxista. Nella canzone, Pasolini rappresenta il passato, la nostra coscienza civile, Žižek è il futuro, il filosofo più pericoloso dell'Occidente, come l'ha definito la stampa Usa. E Asor Rosa il presente, fatto di vetero marxisti che nessuno sta più ad ascoltare. Rappresenta il punto a cui sono gli intellettuali italiani, fermi, rigidi. Invece c'è bisogno di rinnovare il marxismo. Ma non volevo deridere Asor Rosa.<br />
<b>Invece nel primo singolo del nuovo album, Io cerco te, canti: “Roma Capitale, sei ripugnante, non ti sopporto più”. Questa la devi spiegare bene ai lettori romani.</b><br />
Roma non è solo la capitale e l'unica vera metropoli italiana, ma è anche lo specchio della società italiana, sempre più individualista e infelice. È una frase ad effetto, che sta funzionando, tanto che qualcuno mi ha accusato di inneggiare al leghismo. Un caso di evidente analfabetismo politico. Poi è vero che Roma in sé è peggiorata, governata com'è da questi farabutti.<br />
<br />
<br />
<em style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 10px; line-height: 15px; text-align: left;"> intervista pubblicata sul settimanale <a href="http://www.glialtrionline.it/">Gli Altri </a></em>Cipputihttp://www.blogger.com/profile/05443051901716772770noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-20793730733467218222012-02-09T15:47:00.000+01:002012-02-09T15:50:46.231+01:00Il gabibbo e il cadavere del precario<br />
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 11px; line-height: 16px; text-align: left;">
La nausea che mi viene quando cominciano ad arrivare sulla mia bacheca facebook le battute a valanga su Monti e posto fisso è ormai quasi pari a quella che mi prende quando il premier o uno dei suoi se ne esce con una battuta sprezzante in pieno stile governo Berlusconi.</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 11px; line-height: 16px; text-align: left;">
Seguono lettere del precario a Mario Monti, appelli indignati, flash mob e last but not least, le famigerate invitate in trasmissione.</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 11px; line-height: 16px; text-align: left;">
Chiamano l'amico che si sbatte tutti i giorni per organizzare l'incazzatura e trasformarla in politica e gli chiedono: “mi serve una ragazza, dai 20 ai 30, precaria, con una storia di mille lavoretti malpagati alle spalle, e possibilmente un'insostenibile voglia di maternità frustrata. Entro oggi a pranzo ho bisogno del nome”.</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 11px; line-height: 16px; text-align: left;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 11px; line-height: 16px; text-align: left;">
Da quando è stato scoperto dalle faine televisive, cioè con un decennio buono di ritardo, il precario trattato come un qualsiasi fattoide è diventato uno dei feticci tv dei nostri giorni.</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 11px; line-height: 16px; text-align: left;">
Assieme al metalmeccanico, a cui Santoro mette a disposizione il suo tinello pubblico per gridare arrabbiato, o come il gabibbo, un pupazzo di gommapiuma rossotinta che dovrebbe insegnare il buon giornalismo a quegli altri.</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 11px; line-height: 16px; text-align: left;">
Nel caso del precario, la bidimensionalità un tempo catodica impone un basso profilo, aria piagnucolosa e blande frasi di rivendicazione, mal tollerate dal presentatore che preferisce il racconto della propria sfiga personale. Al precario in tv è assegnata la sorte di quattrocchi dei puffi: un cacacazzi vittimista che prima o poi verrà lanciato lontano dal villaggio per stare un po' in santa pace.</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 11px; line-height: 16px; text-align: left;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 11px; line-height: 16px; text-align: left;">
Io invece penso che il discorso salutare che i precari hanno cominciato a fare rispetto il livello minimo di dignità economica del loro lavoro, andrebbe traslato anche rispetto alla rappresentanza mediatica.</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 11px; line-height: 16px; text-align: left;">
E cioè, la forza dello sfruttamento e dei livelli miseri di paga e di condizioni lavorative risiede nel fatto che c'è sempre qualcuno disposto a farlo se tu non vuoi. Ma se si stabilisce tutti insieme, come ad esempio cominciano a fare i precari dei giornali, che meno di tot a mansione preferisco non lavorare, allora a poco a poco i datori di lavoro dovranno migliorare le offerte.</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 11px; line-height: 16px; text-align: left;">
E insomma, dovremmo cominciare a rifiutarci di andare in tv per fare il gabibbo della sfiga precaria. Dovremmo contrattare la possibilità di parlare di politica e di politiche. Altrimenti lasciare l'amica o l'amico in redazione senza il loro cadavere di precario (parafrasando Amore tossico).</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 11px; line-height: 16px; text-align: left;">
Oppure dire di sì, che faremo i piagnoni, e poi parlare di reddito minimo garantito, di diritto all'abitare, di legalizzazione delle droghe, di reale contrasto alle mafie.</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 11px; line-height: 16px; text-align: left;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 11px; line-height: 16px; text-align: left;">
Però, per fare questo passaggio, bisogna che anche noi usciamo dagli automatismi pavloviani che ci spingono a rispondere con indignazione o con ipertrofia spinoziana (nel senso del sito satirico, non del filosofo) a ogni stronzata che dicono Monti o la Fornero.</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 11px; line-height: 16px; text-align: left;">
Ad esempio, possibile che nel 2012 a uno che dice il posto fisso è monotono, si debba rispondere compatti: “No! Il posto fisso è una figata pazzesca!”?</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 11px; line-height: 16px; text-align: left;">
A me puzza di sfiga e retroguardia. Mi sembra più vivo rispondere “dammi diritti e continuità di reddito, e ti assicuro che sarei il primo a mandarlo a fare in culo, il posto fisso”.</div>
<br />
Questo post su Facebook lo trovate <a href="http://www.facebook.com/notes/lorenzo-misuraca/il-gabibbo-e-il-cadavere-del-precario/10150634865535932?notif_t=like">qui</a>Cipputihttp://www.blogger.com/profile/05443051901716772770noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-5568146887213378522011-10-10T10:49:00.000+02:002011-10-10T10:49:23.593+02:00Di Siena che muore, dei fricchettoni senza facebook, dell'amore e di altri roditori<span class="Apple-style-span" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 11px; line-height: 16px;"></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://farm4.static.flickr.com/3120/3233771140_ca6e826905.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="263" src="http://farm4.static.flickr.com/3120/3233771140_ca6e826905.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="font-size: 11px; line-height: 1.5em;">
Tornare a Siena è sorprendermi nonostante la consuetudine che non mi abbandona.</div>
<div style="font-size: 11px; line-height: 1.5em;">
Non mi si muove nulla dentro, quando la sera vedo spuntare da un vicolo laterale l'imponente torre del mangia e mi addentro nella piazza del Campo.</div>
<div style="font-size: 11px; line-height: 1.5em;">
Della bellezza che toglie il fiato che mi colse diciottenne un giorno di sole di settembre di tredici anni fa, non c'è traccia.</div>
<div style="font-size: 11px; line-height: 1.5em;">
Mi colpisce invece il giro che Antonio mi fa fare per le vie della città. Una per una mi mostra le attività che sono chiuse a causa della crisi. Due cinema, il Fiamma (sostituito da un supermecato) e il Moderno, che era bello grande e proiettava film di cassetta. Adesso è chiuso, con una pedana di legno alzata alla rinfusa sul portone. Ci faranno una banca a quanto pare. Poi mi dice Antonio che anche la libreria Ticci, una delle più antiche e belle, è chiusa. E un caffè letterario che ha resistito solo un anno.</div>
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La città degli universitari muore, forse a causa dell'enorme buco che la gestione degli scorsi anni ha lasciato. Il gioiellino da primato nelle classifiche annuali di Repubblica non è più sexy per i 18enni, che corrono ad iscriversi ad altre facoltà in altre città.</div>
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La cosa più penosa è entrare nel Palazzo San Galgano, sede di Lettere. Il ricordo di corridoi affollati e aule gremite dei mie anni universitari si scontra col vuoto desolato di oggi. Pochi ragazzi, che entrano ed escono dalla biblioteca, per lo più da soli.</div>
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Siena e la sua università non sono più il centro di niente.</div>
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L'aula computer è deserta, un tempo bisognava aspettare in coda. E i bagni, tutti liberi e con le stesse scritte oscene sui muri di un tempo. Anche un adesivo di una delle prime webradio antagoniste. Avanguardia andata a male. Incredibile penso, ed è un pensiero naif lo ammetto, come ciò che credi infinito, un giorno finisca. Io e Antonio ci diciamo con un misto di sollievo e senso di colpa che è stata una fortuna essere capitati nel periodo migliore di quell'ateneo, averne succhiato le energie più fresche, aver cavalcato l'onda migliore, quella che non ritorna.</div>
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Per fortuna in città ci vengo solo la sera o la mattina, per il resto sono ospite a casa di Antonio nel mezzo delle colline senesi. Con Cate hanno affittato a un prezzo stracciato un casolare disadorno in un posto bellissimo. Più bello di una cartolina.</div>
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Tra le vigne e piccoli boschetti.</div>
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Guardiamo il tramonto parlando di politica. Nessun contadino che vendemmi, sono arrivato con qualche giorno di troppo.</div>
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<a href="http://blog.libero.it/pinacula/getmedia.php?Urek%60o.go-npc%7Ddcaklxa%3B%2522'z%05kgonmghom-%3F%25" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="167" src="http://blog.libero.it/pinacula/getmedia.php?Urek%60o.go-npc%7Ddcaklxa%3B%2522'z%05kgonmghom-%3F%25" width="200" /></a>I ritmi della campagna mi strappano alle tossine della capitale. Mi allontanano dalle complicate bugie metropolitane, dal continuo ed estenuante parlarsi addosso, mantenendosi in un livello intermedio tra la concretezza delle cose e la speculazione pura. Un incessante sentirsi al centro del mondo, un ragionare di strutture e sovrastrutture, di politica e movimenti, di diritti e corpi e attraversamenti e specificità, che col vorticare progressivo perdono contatto con quel poco di vita vera che ci è concessa dal nostro ciclo di nascita crescita e morte.</div>
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Per questo trovare un topolino di campagna aggrappato alla mia scarpa prima di addormentarmi, cercare di ucciderlo prima, poi catturarlo e lasciarlo in campagna, mi sembra un gesto semplice e vero.</div>
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Come lasciarmi massacrare ogni pomeriggio, imparando i loro ritmi e l'esordio quotidiano sulla mia pelle, delle zanzare tigre.</div>
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Poi il freddo di un fiume gelato e asciugarsi al sole.</div>
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Gli amici di Antonio sono quasi tutti studenti o laureati in antropologia. Molti veronesi, alcuni sardi.</div>
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Vivono sparsi per le campagne senesi, in diversi casolari. Passano le sere cenando una volta da alcuni una volta da altri.</div>
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In questo periodo vendemmiano, vanno a letto presto. Vanno a letto presto comunque, dice sconsolato Antonio, che un po' di ritmo in più lo gradirebbe.</div>
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Nessuno di loro ha Facebook. Non gli serve, incredibile ma vero.</div>
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Una sera organizziamo una festa di laurea nel casolare dove stiamo. Arrivano tanti ragazzi e tante ragazze. Balliamo e beviamo fino a notte tarda. Ma nessuno fa foto, e nessuno il giorno dopo mi taggherà su facebook. Ci penso e mi sembra strano, quasi tornare indietro nel tempo. Così come mi stona l'idea che tornando a Roma non potrò aggiungere tra gli amici di social network nessuna delle belle ragazze che ho conosciuto.</div>
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Mi prende un'istantanea malinconia e un dolce fatalismo. Tutto è qui e ora, e va bene così.</div>
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Durante la festa mi accorgo di un'altra differenza rispetto alla metropoli. Non c'è la voracità sessuale delle serate alcooliche nei locali bui della città, non ci si studia con particolare desiderio. Le fidanzate sono realmente fidanzate, e non è una copertura in attesa di qualcosa di meglio, o di un grammo in più di autonomia notturna. Le single sembrano avere altri tempi.</div>
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Mi manca l'ambiente in cui so muovermi meglio, ma non so dire se sia meglio la nevrosi seduttiva di Roma o la calma placida, che un po' sa di rinuncia, di questo posto.</div>
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Un giorno vengo invitato a pranzo da Annalisa. La trovo nella casa nuova col compagno e il figlio di meno di un anno. Eugenio ha uno sguardo serio e curioso, ride poco ma quando lo fa illumina.</div>
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Nella familiarità di alcuni gesti di Annalisa viene in superficie il passato passato insieme.</div>
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<a href="http://img.fotocommunity.com/photos/15469780.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="267" src="http://img.fotocommunity.com/photos/15469780.jpg" width="400" /></a>Mi vengono da pensare due pensieri.</div>
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Il primo è che quando un rapporto finisce bene, quando se ne gestisce con rispetto il distacco, si salva tutto. E quando si salva tutto, negli anni rimane il sapore dolce della felicità vissuta, tanto importante nei momenti in cui lo sconforto porta a pensare quelle fesserie del genere “l'amore non esiste, e comunque finisce sempre male”. A volte invece, basta volersi bene davvero, finisce sì, ma splendidamente.</div>
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Il secondo pensiero che penso si ferma nella sensazione di sollievo che vedo osservando Annalisa col bimbo in braccio.</div>
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La vita scorre, la gente cresce, invecchia, mette al mondo figli. In un'altra epoca, in un altro luogo forse, questa cosa dovrebbe spaventarmi, farmi indietreggiare. Nel presente sospeso e infinito che viviamo noi giovani non più tanto giovani, è un sollievo sapere che la vita non si ferma, che oltre gli aperitivi e i lavori finiti presto e male alle due di notte, c'è qualcosa di più fondo e lucente.</div>
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L'ultima sera c'è un concerto di Brunori Sas alla festa di Sel. Decido di restare invece di partire nel pomeriggio, e il mio cambio di programma viene premiato.</div>
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Ci sono tutti, la mia vecchia Siena e i nuovi conosciuti n questi giorni.</div>
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Tutti bevono e sorridono. I vecchi conoscenti soprattutto. Gente come me che invece di partire è rimasta. Io che ho fatto un'altra scelta. Tante vite mie parallele che mi parlano e sorridono.</div>
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Non ci diciamo molto, non ci chiediamo molto. Ed è un conforto questo non insistere sul mistero della vita dell'altro, questo accettare che dieci anni non si recuperano in due battute.</div>
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Il cantante, che ha studiato anch'esso a Siena, canta la sua nostalgia di chi ha vissuto gli Ottanta da bambino, e persino pisciare dietro il laghetto del parco, intontito dall'alcool, mi sembra bellissimo.</div>
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I cigni del laghetto dormono composti. Sono uguali che da svegli, solo non si muovono. Come tante persone che a guardarli distratti saresti pronto a giurare che sono sveglie.</div>
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Il giorno dopo esco di casa per prendere il pullman per Roma, finalmente sono pronto a tornare. Nelle vigne di fronte al casolare degli uomini lavorano silenziosamente. La vendemmia, era solo questione di aspettare, come spesso accade.</div>
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Sul pullman, vicino al vetro che mi divide dalle colline che fuggono provo ad elencare gli animali che ho visto in questa settimana.</div>
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Insetti, falene, ragni, gatti, cani e un istrice enorme nella notte campestre. Cavalli, mucche, un fagiano che si alza in volo mentre osservo muto le vigne e quasi non mi prende un colpo. Scoiattoli, volpi, pesci. E naturalmente un topo. Il topo. Penso al topino di campagna aggrappato alla mia scarpa che mi guardava fisso. Ancora adesso non ho capito se quegli occhi bui significavano “Non andare” oppure “Portami con te”.</div>
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Per fortuna non l'ho preso quando ho tentato di schiacciarlo con una piantana di metallo.</div>
Cipputihttp://www.blogger.com/profile/05443051901716772770noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-10701633648194614122011-04-19T21:16:00.000+02:002011-04-19T21:16:31.141+02:00Ventimiglia, provincia di Schengen<div style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://ilquotidianoinclasse.it/wp-content/uploads/2011/03/frontiera.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="257" src="http://ilquotidianoinclasse.it/wp-content/uploads/2011/03/frontiera.jpg" width="400" /></a></div><div style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Le cronache di questi giorni raccontano di migliaia di tunisini ammassati a Ventimiglia, in attesa di poter varcare l'agognato confine e sentirsi finalmente in terra di Francia. Sul loro passaggio, è in atto un duro braccio di ferro tra i francesi e il governo italiano.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">A un certo punto, uno dei due paesi ha tirato fuori la parolina magica “Schengen”. Probabilmente è stata l'Italia per prima: “La Francia rispetti gli accordi di Schengen e lasci passare i profughi”.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Schengen, Schengen. Quando io sento questa parola penso a undici anni fa. Al dicembre di undici anni fa per la precisione. Era il 10 dicembre del 2000, e c'era un treno bloccato a Ventimiglia. Mille e cinquecento persone ferme non per un incidente sulla linea, e manco per una tormenta di neve improvvisa, ma per Schengen. O meglio, per la sospensione del trattato di Schengen. Fermo a Ventimiglia insieme agli altri mille e cinquecento, era la prima volta che sentivo parlare di quel trattato. Stavamo andando a Nizza a manifestare contro il trattato europeo che sarebbe dovuto stare alla base di una Costituzione europea. Quello che qualche giornale cominciava a chiamare il popolo di Seattle e che nel giro di sette mesi sarebbe diventato il popolo di Genova si era messo in moto, affittando un intero treno per la Francia, con l'intenzione di sabotare una carta che delineava il futuro dell'Europa unita su basi strettamente economiche. Nessun accenno ai diritti, civili e sociali.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">A Nizza, chi era riuscito ad arrivare da tutta la Francia e dal resto d'Europa, aveva messo in effetti a dura prova la tenuta della piazza da parte delle forze dell'ordine. </div><div style="margin-bottom: 0cm;">Noi eravamo bloccati alla frontiera. Il treno, organizzato da Rifondazione comunista, nella sua fase più splendente, si chiamava Global Action Express, se non ricordo male. Tra di noi, secondo le forze dell'ordine francesi, potevano esserci pericolosi terroristi. </div><div style="margin-bottom: 0cm;">Avevamo marciato lungo i binari fino ad occupare la frontiera per un'intera notte. Fu lì che sentì per la prima volta suonare la pizzica che per anni avrebbe ammorbato le mie serate estive universitarie.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Di quella notte ricordo anche la bandiera di Che Guevara alzata alta sul pennone di 30 metri al posto di quella Italiana al confine con la Francia. E migliaia di poliziotti in tenuta antisommossa, schierati a testuggine di fronte al tunnel che portava a Nizza, capaci di farci paura solo a guardarli.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">E poi il giorno dopo i primi limoni girare tra i manifestanti un attimo prima delle cariche, e i miei primi lacrimogeni respirati durante la fuga dai manganelli.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Tornammo indietro senza un nulla di fatto, a parte qualche titolo sui giornali.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Delle battaglie del movimento di Genova tante sono state perse, ma qualche vittoria la possiamo rivendicare dieci anni dopo. A partire dall'imposizione nell'agenda mediatica e politica di parole come globalizzazione, decrescita, riscaldamento globale, annullamento del debito, consumo critico, energie rinnovabili, democrazia partecipativa. </div><div style="margin-bottom: 0cm;">Quella di Ventimiglia, invece, fu una sconfitta, e una delle più scottanti. Imparavamo allora come Schengen imponesse un principio sacro di libera circolazione valido solo per le merci. Per le persone, si sarebbe tornato indietro a prima di Maastricht senza batter ciglio per ogni fastidioso scricchiolio del modello liberista. Mercato, non diritti. Merci, non persone.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">E oggi, clandestini, non persone. Di quella sconfitta vecchia undici anni, vedo oggi gli effetti disumani in tutta la loro potenza. E capisco appieno, quando avevo quasi scordato, il valore altissimo di quel tentativo di costruire l'Europa nuova su fondamenta chiamate diritti e non solo sui pilastri scricchiolanti dell'economia.</div>Cipputihttp://www.blogger.com/profile/05443051901716772770noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-74569503372211754012011-02-17T17:52:00.000+01:002011-02-17T17:52:32.964+01:00tHE kINg oF LiMbS<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGu01Ij-jAbR24IlJ49sAvac5dHQgSHpmWfdiPo42qs8h4RTeEVgVivKE-PIrIFjMammbM2Tk1ReMebqMrL2XfqlGKfUnM1OHakEDMAexdjGvrHO3EmDtMx0CtbmRryaxhngKbA8gOCMg/s1600/radiohead2011.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" j6="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGu01Ij-jAbR24IlJ49sAvac5dHQgSHpmWfdiPo42qs8h4RTeEVgVivKE-PIrIFjMammbM2Tk1ReMebqMrL2XfqlGKfUnM1OHakEDMAexdjGvrHO3EmDtMx0CtbmRryaxhngKbA8gOCMg/s640/radiohead2011.jpg" width="530" /></a></div><br />
<span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace; font-size: large;"><strong>Sabato, 19 febbraio 2011</strong></span>bradiponevroticohttp://www.blogger.com/profile/08452470364068680402noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-85679259051417043982011-02-14T19:40:00.000+01:002011-02-14T19:40:06.206+01:00Narrazioni e piazza. Come da anni si rinuncia a fare politica<div style="margin-bottom: 0cm;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;"><i>Riflessioni a margini della manifestazione del 13 febbraio</i></span></div><div style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://www.corriereinformazione.it/images/stories/flashmob_roma.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="http://www.corriereinformazione.it/images/stories/flashmob_roma.jpg" width="400" /></a></div><div style="margin-bottom: 0cm;">È successo che a un certo punto, a cavallo tra gli anni Ottanta e i Novanta, la comunicazione ha subito uno stop nella capacità di raggiungere le persone.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Nella mia memoria di bambino ci sono immagini di altri bimbi, neri, con la pancia gonfia e mosconi ronzanti attorno, che supplicano pietà. </div><div style="margin-bottom: 0cm;">Ci si accorse allora che spingere l'acceleratore sullo shock emotivo, in breve, provocava assuefazione e indifferenza nella gente. Erano gli anni in cui la società dello spettacolo si trasformava sempre più velocemente in società dell'informazione. Con l'arrivo di internet la pressione verso l'invasione totale dell'informazione nella quotidianità trovava finalmente la piattaforma ideale.</div><div style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Il sovraccarico di informazione stordisce, la spinta verso l'empatia tramite utilizzo di immagini forti anestetizza. </div><div style="margin-bottom: 0cm;">È allora probabilmente in quella silenziosa transizione tra la metà degli anni Novanta e la metà dei Duemila che avviene il passaggio verso la narrazione come strumento pubblico di comunicazione.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Il modo migliore, l'unico efficace, per catturare l'attenzione delle persone è raccontargli una storia, fargliela vivere, come in una sorta di realtà virtuale ante litteram. E come fare?</div><div style="margin-bottom: 0cm;">I giornali puntano sulla cosiddetta tematizzazione: di un fatto non va narrato solo l'aspetto principale, ma tutto quello che gli ruota attorno, retroscena e aspetti privati inclusi. Gli articoli di “colore” che accompagnano le vicende politiche acquistano sempre più importanza a scapito della cronaca. </div><div style="margin-bottom: 0cm;">La pubblicità comincia a raccontare storie che nulla hanno a che vedere con le qualità del prodotto venduto, ma che puntano a generare in chi guarda un sentimento di identificazione e benessere.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Nella vita privata, la tematizzazione si incrocia con la spinta a trasformare i momenti più significativi del proprio vissuto in veri e propri eventi. Non c'è più un diciottesimo compleanno senza che parta il video riassuntivo della comune esperienza dedicato al festeggiato, stile clip Grande Fratello. Dei matrimoni ormai si registra e monta come un documentario anche il “making of”, i giorni di avvicinamento allo sposalizio, e così via. </div><div style="margin-bottom: 0cm;">Neanche la politica è immune a tutto questo. Una prova l'abbiamo avuta durante la manifestazione per le donne del 13 febbraio, utile e grandiosa per altri aspetti.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Sul palco vedo avvicendarsi una serie di donne che raccontano la questione della discriminazione di genere caratterizzandola con la propria esperienza. C'è la femminista d'antan, l'immigrata, l'attrice impegnata, la studentessa e anche l'uomo amico delle donne. </div><div style="margin-bottom: 0cm;"><a href="http://www.movieconnection.it/schede/quinto_potere.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://www.movieconnection.it/schede/quinto_potere.jpg" width="276" /></a>La complessità della questione, in perfetta linea con lo spirito del tempo, viene affidata alla tematizzazione, alla sovrapposizione di diversi punti di vista e soprattutto di diverse esperienze relativamente alla questione.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">In realtà, si regalano al pubblico molteplici pezzetti della stessa superficie, senza mai approfondire il tema. Nulla si aggiunge alla generica richiesta di smetterla col maschilismo e all'urgenza di dire finalmente basta. Le organizzatrici della manifestazione e i relatori dal palco rinunciano alla possibilità di rivendicare qualcosa di concreto, di fare richieste, di porsi obbiettivi a breve scadenza, seppur grezzi e generici.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Il passo avanti rispetto a una prima fase di analisi (che in realtà non si può nemmeno chiamare analisi, ma esposizione esperienziale del problema) lascia il posto all'imperativo catartico. “Adesso facciamo un minuto di silenzio, poi io vi chiederò 'se non ora quando?' e voi risponderete con le mani alzate 'adesso'”. La necessità di agire, l'indicazione di una o più possibili direzioni su cui concentrare la propria voglia di partecipare (quote rosa nei Cda delle aziende, tra le candidature parlamentari? Leggi più adeguate per maternità e paternità?) viene sostituita dal simulacro dell'azione, il flash mob. </div><div style="margin-bottom: 0cm;">Si torna a casa con un appagamento a cui segue un indistinto senso di vuoto. Cosa abbiamo veramente fatto, oltre rivendicare una legittima parità di diritti tra uomo e donna?</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Questo poco importa ai più. L'importante è essersi riconosciuti nella storia narrata in quella piazza e nelle ore successive nei giornali e nei siti internet sponsor dell'evento.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">L'indignazione scatenata tramite l'induzione all'empatia fa venire in mente la scena finale del film Quinto potere di Sidney Lumet. Un presentatore televisivo indignato spinge il pubblico, dopo un'appassionata arringa, ad alzarsi in piedi e gridare: “Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più”. Tutti si lasciano contagiare e gridano a squarciagola. C'è da scommetterci che in un'ipotetica scena successiva la cosa più rivoluzionaria che avrebbero fatto questi urlatori sarebbe stata ordinare una pizza al telefono, affamati dallo sforzo.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Questo perché, al contrario della retorica dei nostri giorni, le rivoluzioni non combaciano con il libero sfogo delle emozioni. Al contrario, perché la rabbia e l'indignazione si trasformino in reale spinta al cambiamento, le emozioni vanno imbrigliate, incanalate tramite la riflessione e la lucidità.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://sitoaurora.xoom.it/wordpress/wp-content/uploads/2010/12/mario-monicelli.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="212" src="http://sitoaurora.xoom.it/wordpress/wp-content/uploads/2010/12/mario-monicelli.jpg" width="320" /></a></div><div style="margin-bottom: 0cm;">Senza queste, la rivoluzione francese o quella sovietica si sarebbero probabilmente risolte in devastazioni e saccheggi, così come alla liberazione dal nazifascismo sarebbe seguito un mero regolamento di conto con gli ex-oppressori. Il vecchio Monicelli, santificato dalle masse in agitazione di questi mesi, del resto, aveva detto nient'altro che questo: La speranza è una trappola, l'unica possibilità che abbiamo di cambiare le cose è essere disperati. Intendeva probabilmente non l'azione nichilista, senza uno scopo ultimo, ma l'azione che non è schiava delle facili emozioni, come appunto il sentimento di speranza che è così semplice a sgonfiarsi tanto quanto a gonfiarsi.</div><div style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm;">È forse possibile aggiungere un ulteriore tassello al depotenziamento che si autoimpone la politica della narrazione autoreferenziale.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Quando si punta tutto sulla capacità di sviluppare una storia credibile e coinvolgente, si chiede a chi ascolta non di capire né di discernere, ma di empatizzare ed emozionarsi. Gli si chiede di non annoiarsi. Ecco, io quando ho visto Il Padrino non mi sono annoiato, nemmeno quando ho visto Il Divo. Per questo mi sono piaciuti entrambi, ma non chiederei mai a nessun film di indicarmi una strada per migliorare la lotta contro la criminalità o la malapolitica. Il compito di un film o di un libro di narrativa è raccontarmi bene una storia.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Il compito della politica, anche nella forma delle manifestazione di piazza, è invece di aiutarmi ad intravedere una possibile via d'uscita dall'empasse in cui mi trovo, ci troviamo. </div>Cipputihttp://www.blogger.com/profile/05443051901716772770noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-26537130703832937362011-02-08T00:56:00.001+01:002011-02-08T00:59:47.261+01:00Una lettera dalla Tunisia<div style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;"><span style="color: black;"><span style="font-family: arial, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;"><i>Mi scrive Ahlam, una ragazza tunisina che ho incontrato a Tunisi questa estate. Ahlam mi concede queste poche righe post-rivoluzione. Sono le parole di speranza di chi è appena uscito da una dittatura lunga 23 anni.</i></span></span></span></span></div><div style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;"><span style="color: black;"><span style="font-family: arial, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;"><br />
</span></span></span></span></span></div><div style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;"><span style="color: black;"><span style="font-family: arial, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;"><br />
</span></span></span></span></span></div><div style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;"><span style="color: black;"><span style="font-family: arial, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">"La mia vita è una vita in rosa, in tutti i sensi, perché io vivo in una società molto moderna, nonostante quel che significa essere musulmano. Noi giovani non abbiamo alcun limite, in tutti i settori. </span></span></span></span></span></div><div style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;"><span style="color: black;"><span style="font-family: arial, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">E' una bella prigione, comoda, lussuosa, colorata. Noi possiamo avere tutto, basta ignorare alcune cose, come la politica. </span></span></span></span></span></div><div style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;"><span style="color: black;"><span style="font-family: arial, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">La questione sta in una linea rossa da non superare. (C'è una frase usata spesso: anche le orecchie sono mature ...) E tutto questo in una società governata dalla polizia invece che dal popolo.<br />
Ho sempre vissuto qui senza aspettarmi nulla, perché vedevo le nostra vite come foto e immagini di un film di infinita sofferenza, di torture e di un silenzio di pietra.<br />
Oggi, dopo 23 anni di silenzio mortale bisogna decidere di mescolare le nostre parole, il nostro pane, con il nostro sangue, per la nostra libertà.<br />
LaTunisia alla fine ha dato una casa al suo sogno il 14 gennaio 2011, nonostante quello che è stato partorito nel 1987.<br />
Ora lasciamo al mondo arabo una lezione che dimostri la volontà del popolo".</span></span></span></span></span></div>Cipputihttp://www.blogger.com/profile/05443051901716772770noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-51052295950697136402011-01-17T01:27:00.002+01:002011-01-17T11:56:27.979+01:00Tunisia. La rivoluzione dei gelsomini quando ancora non c'era<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQInlTieT306khxCfkdcI6dKedX0oA1thu76M0iab8RPj7OklgeYLBJv61BLONTOS4IpMoRz9hIQPGIuBtpPz2uDp8xAuqIcBj30X8ApjEgzhhO3Lfl-3aRg4ryU3xfLOScQ_xGj0X1UVj/s1600/40518_421725368278_708343278_4620085_3615727_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQInlTieT306khxCfkdcI6dKedX0oA1thu76M0iab8RPj7OklgeYLBJv61BLONTOS4IpMoRz9hIQPGIuBtpPz2uDp8xAuqIcBj30X8ApjEgzhhO3Lfl-3aRg4ryU3xfLOScQ_xGj0X1UVj/s400/40518_421725368278_708343278_4620085_3615727_n.jpg" width="400" /></a></div>Agosto 2010. Il tramonto esplode arancio sui tetti bianchi di Sidi Bou Said. Marouen mi indica in lontananza un grosso palazzone nella pianura sotto la collina su cui ce ne stiamo fermi ad aspettare la sera.<br />
E' il palazzo presidenziale. E' il simbolo del potere assoluto di Ben Alì, presidente della Repubblica tunisina.<br />
Oggi leggo sui giornali che quel palazzo è stato al centro di uno scontro a fuoco tra esercito ed ex truppe presidenziali asserragliate dentro, poi dato a fuoco. Scorrono sotto i miei occhi immagini di grandi stanzoni anneriti dal fumo. Quello che è rimasto di Ben Alì e del suo potere, dopo la rivoluzione dei gelsomini. Così l'hanno chiamata l'ondata di proteste contro l'aumento dei prezzi di diversi generi alimentari, che per i giovani è stata la catapulta da cui lanciare la propria rabbia contro la corruzione del regime. Diversi morti, la polizia che spara sui manifestanti, poi Ben Alì che fugge all'estero. In questo momento il paese è nel caos, le prigioni vengono assaltate, i sindacati invitano i quartieri ad organizzarsi in comitati di autodifesa contro gli sciacalli.<br />
Un'altro mondo rispetto alla Tunisia che ho visto ad agosto, solo cinque mesi fa.<br />
Marouen è un ragazzo marocchino dagli occhi verdi, spigliato, parla un ottimo inglese e ci fa girare Tunisi, perché come due di noi fa parte dei couch surfers, persone di tutto il mondo che si offrono ospitalità gratuita.<br />
Nella grande spianata della Kasbah ci mostra tutti i palazzi governativi. Le bandiere rosse con la mezza luna della Tunisia sono tantissime. Inevitabilmente gli chiediamo informazione su Ben Alì, sebbene con molta discrezione.<br />
il suo è un giudizio indecifrabile. Dice che si, per la stampa non c'è libertà, ma anche che Alì ha modernizzato il paese e ha dato molti diritti alle donne.<br />
Questa storia delle donne ce la ripetono in tanti durante la nostra settimana di girovagare per il Paese.<br />
A Kairouan, patria dei tappeti e quarta città santa islamica del mondo, al centro del paese, gli uomini sembrano avercela molto con il riguardo che ha il presidente nei confronti delle donne. Addirittura ha imposto che negli uffici pubblici non venga usato lo chador. Ci farebbe quasi simpatia, se il suo ritratto non ci rincorresse ossessivamente ad ogni passo. Il mezzo busto fotografico di Ben Alì con la faccia da Dracula e la pomata nei capelli è esposto in tutti i locali pubblici per legge (pizzerie, negozi di cianfrusaglie e bar inclusi) e copre intere facciate di palazzi con enormi poster stile Grande Fratello.<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNJyBM6jV3ePimUaFCUZBhEYN2_9flGlA2D4baJgEVVDj5sdIt2ybv6aqoYacUdUZdBLG4OvcqIhBgNLCySKjwEpyJgFjsYcn91HBoAIq6zKvqCa7ARFWZah5Wp36rtRPCwyX1wKyumggW/s1600/40870_421726378278_708343278_4620118_5264420_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNJyBM6jV3ePimUaFCUZBhEYN2_9flGlA2D4baJgEVVDj5sdIt2ybv6aqoYacUdUZdBLG4OvcqIhBgNLCySKjwEpyJgFjsYcn91HBoAIq6zKvqCa7ARFWZah5Wp36rtRPCwyX1wKyumggW/s400/40870_421726378278_708343278_4620118_5264420_n.jpg" width="400" /></a>Quando chiedi con un sorriso complice un commento sul presidente, incontri sempre una risatina e uno sguardo al cielo, al massimo qualche frase smozzicata. Parlare proprio e apertamente, non si può. I muri sentono.<br />
Una sera Marouen ci porta a conoscere altri couch surfers marocchini. Sono simpatici, aperti. La maggior parte delle ragazze presenti non indossano il velo. Con mia sorpresa, la ragazza che ha deciso di indossarlo è la più simpatica e la più spigliata. Mi spiega che è una sua scelta, e che sua madre non lo porta, e che anzi in Tunisia è comune incontrare famiglie per la strada dove la madre è senza chador e la figlia si.<br />
Qualcosa in più riesco a farmela dire da un simpatico tassista che ha imparato l'italiano dalla tv (come tutti in Tunisia) mentre mi accompagna al porto per il ritorno a casa.<br />
Dice che all'inizio Ben Alì ha fatto cose buone per il Paese, ma poi probabilmente per il troppo tempo passato al potere (ben 24 anni) ha perso contatto con la società. La corruzione dilaga in Tunisia e lui ha sistemato tutto il suo clan, e questo ormai comincia a far stancare la gente. Io dico che da questo punto di vista non ci vedo molta differenza con l'Italia. Lui ride.<br />
Torno a casa con le idee un po' confuse. Sicuramente dal punto di vista religioso, la Tunisia è un paese moderato e molto secolarizzato. Dal punto di vista politico, mantiene molti tratti del regime, seppure molti pensano ancora sia un qualche modo "illuminato". Questo penso tornandomene in Sicilia.<br />
Poi a gennaio 2011 scoppia il caos in Tunisia. I giovani, che da qui possono sembrare tanto diversi dai ragazzi che hanno affollato le piazze europee nel dicembre scorso (ma senza esserlo affatto), esplodono nella protesta.<br />
Un quarto di secolo di regime soft spazzato via in pochi giorni.<br />
Me l'avessero detto quest'estate che i tunisini avevano tutta questa rabbia addosso, non ci avrei creduto.<br />
Si pensa spesso che le rivoluzioni siano un processo lento e inesorabile che cresce gradualmente fino all'esplosione. Forse ci fa piacere pensarlo, perché questa idea porta con sé la comodità di avere il tempo di mettersi in salvo.<br />
Ma così non è. Un giorno prima sembrano incazzati, ma neanche troppo. Il giorno dopo sei in fuga col tuo aereo presidenziale. E chi vuole intendere, intenda.Cipputihttp://www.blogger.com/profile/05443051901716772770noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-45176776877378338212011-01-16T14:39:00.001+01:002011-01-16T22:42:59.760+01:00La mamma di Marchionne e la questione di MirafioriAll'insegna della multicanalità, riportiamo un interessante scambio di vedute avvenuto su FaeisBus tra bradipo, cipputi ed altri amici di bradiponevrotico, come Francesco Chiantese<br />
<br />
Il tema è di giornata e le opinioni non scontate. Comunque, un tentativo di andare oltre gli slogan. Un saluto a tutti<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjorJlHPlMPY8D-rLI53kjKpaQS6-h4GbAW95wpk0-u03j9QYHlf9Wk9UMhMpSHvvGewHirYRdv9c8BiSyZFU6wf1dSImLvlbjjr7gdrOkyaTjtIGlsY3bJVAbw-q43M4zxLXCAITEst4s/s1600/marchionne+figlio+di.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" n4="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjorJlHPlMPY8D-rLI53kjKpaQS6-h4GbAW95wpk0-u03j9QYHlf9Wk9UMhMpSHvvGewHirYRdv9c8BiSyZFU6wf1dSImLvlbjjr7gdrOkyaTjtIGlsY3bJVAbw-q43M4zxLXCAITEst4s/s640/marchionne+figlio+di.jpg" width="384" /></a></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="IT" style="color: #4a627a; font-family: 'Arial Narrow';">Bradipo. </span></b><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">Vedi Cipputi, io non avevo intenzione di difendere Marchionne, che da uomo di potere qual è non ne ha certo bisogno, ma di porre la questione di come noi approcciamo il problema. Tacciare Marchionne, Bonanni, Angeletti o chi sostiene l’acco...rdo di essere padroni sfruttatori o dei servi del padrone (o figli di troia) non aiuta né a spiegare né a risolvere i problemi, ovvero comporre i conflitti attraverso soluzioni che tengano conto dei diritti delle parti socialmente più deboli ma che permettano all’azienda di essere competitiva.</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">Il problema della produttività, poi, è cronico nel nostro paese, a tutti i livelli. E la produttività è centrale per rendere possibile la presenza di un sistema industriale, con le sue imprese, i suoi operai, i suoi impiegati, etc.</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">La dignità dei lavoratori ovviamente viene prima della produttività.</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">Ma modifiche all’organizzazione del lavoro simili a quelle proposte sono già operative in altri settori industriali, anche con l’accordo di tutto il mondo sindacale (che poi sulla questione della rappresentanza sindacale nelle aziende ci sarebbe molto da discutere…)</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">Io ho grande rispetto per il lavoro degli operai delle presse, delle verniciature, delle catene di montaggio, che fanno un lavoro estremamente faticoso, e penso che tu su questo non abbia dubbi. Ma semplicemente sono sicuro che impostare la discussione sul Noi contro Loro, su Lavoro contro Capitale non serva a migliorare le condizioni di questo paese, che ha bisogno di entrambi e ha bisogno di una discussione politica con uno sguardo ampio.</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">Il conflitto è un indispensabile strumento di lotta ma poi ci devono essere anche le soluzioni concordate. Sennò si finisce per fare delle battaglie che ci riempiono di orgoglio, che ci fanno sentire comodamente dalla parte giusta ma che hanno il difetto di non offrire una prospettiva.</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">P.S. ho sentito Samuele Bersani e lui e d’accordo con te. </span><span style="font-family: 'Arial Narrow';">Quindi sono solo..</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="IT" style="color: #4a627a; font-family: 'Arial Narrow';">Cipputi.</span></b><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';"> Si ma come dice la stessa parola "status", lo status di fb è uno spazio per esprimere stati d'animo, non credo sia possibile articolare ragionamenti con 300 battute. In ogni caso, il tuo lunghissimo ragionamento, ripeto, non ha nulla a che ...vedere col caso specifico.<br />
La produttività degli operai non c'entra nulla col fatto che marchionne stia tentando (e forse ci sia riuscito) di far tornare i diritti dei lavoratori indietro di cento anni, uscendo dalla confindustria e minacciando di lasciare il paese dopo che il paese ha tenuto viva la fiat per decenni, perché "dava lavoro agli italiani".<br />
Dunque, quando dico che Marchionne è un figlio di troia, non esprimo un giudizio sulle relazioni tra padroni e lavoratori, ma su Marchionne e sulla sua gestione della vicenda Mirafiori.<br />
Dunque, a meno che tu non pensi che Marchionne sia stato onesto e condivisibile in questo passaggio, il tuo ragionamento di contesto è fuoriluogo rispetto alla mia considerazione su Marchionne. Ed è il problema che sta allontanando tra l'altro il Pd dal suo popolo: perdersi in distinguo e premesse, quando non è il momento.</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="IT" style="color: #4a627a; font-family: 'Arial Narrow';">Cipputi. </span></b><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">...anche perchè mettendo in relazione la produttività degli operai con l'operazione di Marchionne, implicitamente stai giustificando parzialmente il suo comportamento. Come quando di fronte a uno stupro, uno nel dire che è sbagliato, comincia dicendo: "certo, se una va in giro vestita come una mignotta non è il massimo, però.."</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="IT" style="color: #4a627a; font-family: 'Arial Narrow';">Bradipo. </span></b><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">Il riferimento allo stupro è piuttosto manipolatorio, quindi quando ci vediamo ti meno io.</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">Io volevo squarciare quell'unanimismo che c'è intorno alla questione e che nelle ristrettezze di spazio di FB si esprime in posizioni facili e approva...zioni in batteria. Qualcosa tipo, "sempre e comunque con la fiom". Ecco questo è un modo di ragionare infantile.</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">Che ce ne fotte, noi tifiamo per loro tanto non dobbiamo mica capire quali siano le sfaccettature del problema prima di scegliere. A noi basta essere dalla parte giusta. E poi se la fiat va a puttane che ce ne fotte, siamo mica metalmeccanici noi?</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">Cipputi, sono convinto che tu non la pensi così, per questo faccio polemica con te...</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="IT" style="color: #4a627a; font-family: 'Arial Narrow';">Cipputi. </span></b><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">No, non la penso così, ma ripeto che secondo me quello che sta facendo Marchionne e la discussione sul modello produttivo non sono due cose collegate. Il suo trucco è questo, farle sembrare legate.</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">Lui sta semplicemente ricattando dei padri ...di famiglia per potergli togliere dei diritti sacrosanti.See More</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">17 hours ago · LikeUnlike · 2 people</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="IT" style="color: #4a627a; font-family: 'Arial Narrow';">Francesco Chiantese. </span></b><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">Marchionne, però, resta un figlio di troia.</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="IT" style="color: #4a627a; font-family: 'Arial Narrow';">Bradipo.</span></b><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';"> CVD</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="IT" style="color: #4a627a; font-family: 'Arial Narrow';">Massimiliano Perrone.</span></b><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';"> No dai almeno figlio di Tonna...in una tonnaia!</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="IT" style="color: #4a627a; font-family: 'Arial Narrow';">Francesco Chiantese. </span></b><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">No, la mia risposta non dimostra proprio nulla; è ovvio che la questione è complicata, è ovvio che si può ragionare delle radici, dei rami, della corteccia, delle foglie, dei fiori, e del puzzo della questione.</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">La cosa è doverosamente necess...aria.</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">Non sono uno che "ama" i sindacati, ne possiamo "ridurre" la questione al comportamento degenere di un solo individuo.</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">Però, questo non vuol dire, che per un attimo non si possa soffermarci proprio su questo.</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">Ho "apprezzato", anzi "amato" Cipputi anche questa volta (nelle sue parole, non fraintendiamo, niente carnezzerie), perché con la leggerezza calviniana (e solo calviniana) della sua affermazione c'è una delle verità della questione.</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">Marchionnè è evidentemente uno che ha l'intenzione, non tanto velata, di cambiare il sistema di contrattazione in Italia al ribasso; ha colto la palla delle "ansie da crisi", ha colto la sfilacciatura annosa del sistema sindacale, ha colto il momento debole della politica italiana per calcare la mano...sia a livello di confindustria che sindacale.</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">Ha voluto "sdoganare" (eh...quante volte ho usato questa parola negli ultimi dieci anni) un modus operandi che, in Italia, molti industriali...pardon...finanzieri (che questi l'industria non sanno cosa sia) agognavano ma che non aveva la forza di proporre.</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">Ridurre la riflessione attorno a Marchionne (eliminando per un attimo-istante le altre borre di questa questione) nella frase "Marchionne è un figlio di troia" vuol dire esprimere la questio in un pensiero che non ha in se la superstizione della comprensione, che passa oltre, che passa sotto.</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">E' stato il mio primo pensiero, anche quello di mio padre (con 2o anni di linea ed altrettanti di taglio di bosco alle spalle...che litigò con mia madre quando non volle accettare di andare a lavorare in fiat a mirafiori), quello di mio nonno, del mio vicino Gabor, di molti amici "letterati" e di altrettanti analfabeti.</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">Nella frase di Cipputi non ho visto una semplificazione sul piano dei contenuti, piuttosto sul piano del linguaggio.</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">Sarebbe come dire che la pernacchia di Totò o l'uscita di Fantozzi sulla corazzata "potionchi" siano "semplificazioni".</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">Dovremmo reimparare, al contrario, che qualche volta un rutto è la giusta risposta.</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow';">Scusatemi...ovviamente...mi son dilungato; le "misure" di facebook non sono per me.</span></div>bradiponevroticohttp://www.blogger.com/profile/08452470364068680402noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-42062666878761441552011-01-03T18:00:00.000+01:002011-01-03T18:00:20.886+01:00Welcome back in Rome<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><em>(ovvero gli ermi colli di Roma)</em></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi59gXm3zzCVqrNC1PE11TcUouIkFJ-RVhWfAk0Ho8o90i02PhjK133nuSdPOdgtEeS-lHUBH_Lffne1SHpzinkwG9ShA7XgZ-dz1WZwF-FIRD4mrhH-Mo3z2Vu28TJCzDjMt4q6XbR2EE/s1600/piazza+san+cosimato+-+welcome+back2.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="491" n4="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi59gXm3zzCVqrNC1PE11TcUouIkFJ-RVhWfAk0Ho8o90i02PhjK133nuSdPOdgtEeS-lHUBH_Lffne1SHpzinkwG9ShA7XgZ-dz1WZwF-FIRD4mrhH-Mo3z2Vu28TJCzDjMt4q6XbR2EE/s640/piazza+san+cosimato+-+welcome+back2.JPG" width="640" /></a></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; tab-stops: center 240.95pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow'; mso-ansi-language: IT;">Fortunatamente, ho un po’ rielaborato il trauma del migrante, tanto da esser contento di esser tornato a Roma e di poter vagabondare per le strade.</span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; tab-stops: center 240.95pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow'; mso-ansi-language: IT;">Più prosaicamente, stamattina la necessità di recarsi a trastevere era legata ad un cambio regali ma l’effetto vacanza si è fatto sentire comunque, in un modo strano.</span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; tab-stops: center 240.95pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow'; mso-ansi-language: IT;">Arrivato a piazza San Cosimato ho assistito in contemporanea a due eventi eccezionali, ovvero la presenza di una zingara che suonava meravigliosamente la fisarmonica (diciamocelo al di la della comprensione: di solito suonano di merda, almeno in metropolitana) e a due simpatici deficienti che giravano per la piazza, in mezzo alle giostre artistiche per bambini con un maiale vietnamita al guinzaglio. A completare il quadro, mancava solo il Mago Guarda.</span></div>bradiponevroticohttp://www.blogger.com/profile/08452470364068680402noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-35884426026449977462010-12-23T11:27:00.001+01:002010-12-23T11:28:00.645+01:00La differenza tra un uomo forte e un uomo remissivo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZOnqiuuB0qGrmL_UPreFhLHw5DNThu1B7WG-G8k7cEj73OpFTyY_sI0Tz1RI-rOYV49HjD6cvy7hRNEE27OLN1CJMBXTPv70oYF0dM_JOAc_ecoHZfhhGJo0Lw-DOmpDrRsuCrZ14ABSy/s1600/33821_10150135716783272_646558271_8021021_6554333_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="249" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZOnqiuuB0qGrmL_UPreFhLHw5DNThu1B7WG-G8k7cEj73OpFTyY_sI0Tz1RI-rOYV49HjD6cvy7hRNEE27OLN1CJMBXTPv70oYF0dM_JOAc_ecoHZfhhGJo0Lw-DOmpDrRsuCrZ14ABSy/s400/33821_10150135716783272_646558271_8021021_6554333_n.jpg" width="400" /></a></div><div style="color: #333333; line-height: 1.5em; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: left;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Che differenza c'è tra un uomo remissivo e un uomo forte, entrambi docili e pacifici nei gesti?</span></div><div style="color: #333333; line-height: 1.5em; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: left;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Perché a una richiesta gentile ma decisa del primo, la persona interpellata tenderà ad ignorarlo e a volte persino a deriderlo, mentre nel secondo caso, verrà valutata seriamente l'ipotesi avanzata?</span></div><div style="color: #333333; line-height: 1.5em; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: left;"><br />
</div><div style="color: #333333; line-height: 1.5em; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: left;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">La differenza sta nel passato dei due, e non nel presente. L'uomo forte è autorevole. Ed è autorevole perché c'è stato un momento, almeno uno, in cui ha alzato la voce, ha sbattuto i pugni sul tavolo, ha spaventato chi gli aveva fatto un torto.</span></div><div style="color: #333333; line-height: 1.5em; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: left;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Nel passato dell'uomo remissivo c'è invece una mortificante sequela di sconfitte accettate a testa bassa, al massimo con qualche lamentela. Cosicché tutti, lui stesso per primo, hanno finito per dare per scontata la sua incapacità sostanziale di reagire e cambiare il suo destino.</span></div><div style="color: #333333; line-height: 1.5em; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: left;"><br />
</div><div style="color: #333333; line-height: 1.5em; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: left;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">L'uomo forte quando chiede una cosa gentilmente può contare sull'eco della tempesta che gli si legge nello sguardo. Di lui tra i presenti si conosce la capacità di ribellione per via diretta o per voci passate di bocca in bocca.</span></div><div style="color: #333333; line-height: 1.5em; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: left;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Il mare calmo dei suoi occhi contiene in sé la promessa di burrasca. Così come il mare, anche il mare più placido, contiene in sé l'ipotesi della distruzione cieca e selvaggia.</span></div><div style="color: #333333; line-height: 1.5em; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: left;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Così, solo i bambini al primo bagno, che della violenza della tempesta non hanno né memoria diretta né contezza accumulata da racconti e letture, sono gli unici che si avviano verso il mare piatto senza alcuna remora. Pur essendo tra gli umani, gli unici che in quell'istante si avviano davvero verso l'ignoto. I grandi, che del mare sanno la cattiveria, entrano sereni ma con un occhio sempre attento ai figli. Il mare è remissivo per i bimbi, forte per gli adulti che lo rispettano.</span></div><div style="color: #333333; line-height: 1.5em; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: left;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Senza l'esplosione di rabbia del 14 dicembre, gli studenti di Roma avrebbero continuato ad essere remissivi e sconfitti. Non avrebbero potuto scegliere, il 22 dicembre, di essere forti e pacifici. </span></div><div style="color: #333333; line-height: 1.5em; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: left;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">E di riprendersi così la città.</span></div>Cipputihttp://www.blogger.com/profile/05443051901716772770noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-91343992999548340822010-12-20T18:25:00.001+01:002010-12-20T18:26:06.526+01:00Anche Dexter vuole le primarie: così Facebook vuole convincere Bersani<h3 style="color: #004576; font-family: Georgia, 'Times New Roman', Times, serif; font-size: 1.8em; font-weight: bold; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><br />
</h3><h4 style="color: #6790ad; font-family: Georgia, 'Times New Roman', Times, serif; font-size: 1.2em; font-weight: bold; margin-bottom: 8px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">La nuova iniziativa del social network. Parlano gli organizzatori della campagna.</h4><div class="autore" style="color: #a8a9ab; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; font-variant: small-caps; font-weight: bold; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">Leonardo Masnata</div><div style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px;">“Anche Dexter vuole le primarie"!</div><div style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px;">Dopo i cartoons per sostenere la giornata mondiale dei diritti dei minori e la frasi ambigue su dove “ho lasciato la borsa” (vedi "mi piace sul divano") per la campagna di prevenzione del tumore al seno, Facebook si organizza per un altro tema molto sentito in questi giorni.</div><div style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px;">E stavolta, a sorpresa, è un tema politico, le primarie del centrosinistra.</div><div style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px;">Centinaia di immagini di personaggi famosi del presente e del passato, dei cartoni animati, della tv commerciale degli anni ‘80, della politica e della letteratura, stanno invadendo le bacheche virtuali degli iscritti italiani di Facebook. Ad accompagnare le immagini una didascalia che assicura come il personaggio in questione “vuole le primarie!”.<br />
<br />
<h4 style="color: #6790ad; font-family: Georgia, 'Times New Roman', Times, serif; font-size: 1.2em; font-weight: bold; margin-bottom: 8px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">La campagna che vuol far cambiare idea a Bersani</h4>Si tratta di una campagna di pressione virale, che punta sul passaparola e sull'originalità, per convincere i partiti del centrosinistra a fare le elezioni primarie per scegliere il candidato a premier alle prossime elezioni, con molta probabilità imminenti.<br />
La campagna “Tutti vogliono le primarie!” è stata lanciata dalla Fabbrica di Nichi Roma (<a href="http://www.facebook.com/fabbricadinichi.roma?v=wall" style="color: #cc3300; text-decoration: underline;" target="_blank">qui il gruppo sul social netwok</a>), ed è una delle azioni che sono nate spontaneamente su internet dopo la dichiarazione del segretario del Pd Pierluigi Bersani, che si è dichiarato disponibile a rinunciare allo strumento delle primarie (previsto dallo statuto del partito) pur di creare una larga alleanza che comprenda il neonato partito Alleanza per la Nazione di Fini e Casini.<br />
<br />
<h4 style="color: #6790ad; font-family: Georgia, 'Times New Roman', Times, serif; font-size: 1.2em; font-weight: bold; margin-bottom: 8px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><img align="left" alt="" height="139" src="http://www.ilsalvagente.it/immagini/ahouse.gif" style="border-bottom-width: 0px; border-color: initial; border-left-width: 0px; border-right-width: 0px; border-style: initial; border-top-width: 0px; margin-bottom: 20px; margin-left: 20px; margin-right: 20px; margin-top: 20px;" title="" width="153" />“Tutti vogliono le primarie”</h4>La campagna “Tutti vogliono le primarie!” sembra piacere al popolo di Facebook, che si sta sbizzarrendo a postare in bacheca immagini strampalate di “presunti” sostenitori delle primarie.<br />
Dal pupazzo Rockefeller a Jessica Fletcher, passando per i Led Zeppelin e l’Omino Bianco, fino a Docrot House e i ragazzi della Terza C, popolare serie tv di vent'anni fa.<br />
A giudicare dalle scelte, in gran parte provenienti dall'immaginario culturale dei bimbi degli anni 80, molti dei facebookiani che stanno partecipando alla campagna sono trentenni.</div><div style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px;">E non mancano riferimenti a culture di nicchia, come quella porno qui rappresentata dalla “Gola Profonda” Linda Lovelace, e dalla Pornofemminista american Annie Sprinkle, per finire con la beffarda provocazione dal sapore molto attuale: “Anche Scilipoti, oltre al mutuo e all'agopuntura, vuole le primarie”.<br />
<br />
<h4 style="color: #6790ad; font-family: Georgia, 'Times New Roman', Times, serif; font-size: 1.2em; font-weight: bold; margin-bottom: 8px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">Gli ideatori spiegano com’è nata l’idea</h4>Gli ideatori della campagna spiegano: “L'idea è nata dopo aver appreso che il Pd sarebbe intenzionato a non fare le primarie di centrosinistra e allearsi piuttosto con Casini e Fini. Ci è sembrata una follia. Se c'è un dato evidente anche ai più sprovveduti – dicono dalla Fabbrica di Nichi Roma – è il bisogno di politica che la società civile, soprattutto i giovani, chiede in questi giorni. Un bisogno che fa paio con la frustrazione e la rabbia per non poter condizionare in nessun modo la scelte della classe politica italiana, come ha dimostrato la manifestazione degli studenti dello scorso 14 dicembre a Roma. Le primarie sono il primo e il più diretto strumento per trasformare questa frustrazione in partecipazione politica”.<br />
<br />
<h4 style="color: #6790ad; font-family: Georgia, 'Times New Roman', Times, serif; font-size: 1.2em; font-weight: bold; margin-bottom: 8px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">Le fabbriche di Nichi: ecco chi siamo</h4>Le Fabbriche di Nichi sono gruppi di persone nati in tante città italiane la scorsa primavera, inizialmente per sostenere la candidatura di Nichi Vendola a governatore della Puglia. Dopo la vittoria alle regionali, si sono trasformati in un laboratorio di cittadini che fanno politica sul territorio, con azioni pratiche e simboliche.<br />
Chiaramente tra le motivazioni che hanno spinto la Fabbrica di Nichi Roma a lanciare questa campagna virale su Facebook c'è il sostegno a Vendola come candidato premier alle prossime elezioni. Ma se così tante persone stanno aderendo a questo “gioco”, vuol dire che il tema è molto sentito. Come dimostrano anche gli appelli degli stessi iscritti del Pd che in questi giorni chiedono a Bersani di ripensarci.<br />
“E del resto - commentano gli ideatori della campagna - se anche la mano della Famiglia Addams vuole le primarie, possibile che solo i dirigenti del Partito Democratico non le vogliano?”</div><div><br />
</div><div>pubblicato su<a href="http://www.ilsalvagente.it/"> ilsalvagente.it</a></div>Cipputihttp://www.blogger.com/profile/05443051901716772770noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-588322383899575522010-12-09T10:31:00.001+01:002010-12-09T10:49:50.593+01:00<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiREWAXdl0yUJjpV6N0F9P1kUa3n4u-ojNrYQ6esLiYSEzqcxhEc1mLqoqfFcmRva6aHrn0HLyQbhM7zygM2TlvP_23ibWeRPvROGLI9ktjrw9cyS_Gy8_KghTj1eFLjFrzNPNfgw-uxJk/s1600/italia+mela+marcia.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="150" n4="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiREWAXdl0yUJjpV6N0F9P1kUa3n4u-ojNrYQ6esLiYSEzqcxhEc1mLqoqfFcmRva6aHrn0HLyQbhM7zygM2TlvP_23ibWeRPvROGLI9ktjrw9cyS_Gy8_KghTj1eFLjFrzNPNfgw-uxJk/s200/italia+mela+marcia.JPG" width="200" /></a></div><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">Scusate, ce la facciamo a dire che questo Paese è</span><br />
<br />
<div style="text-align: center;"><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif; font-size: x-large;">MARCIO?!</span></div><br />
<span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">Si parla di compravendita di deputati attraverso pagamenti di mutui, consulenze da affidare a famigli o prestanome. Nella migliore delle ipotesi si parla di deputati pronti a votare la fiducia in cambio dello sblocco di situazioni spinose a livello amministrativo.</span><br />
<br />
<span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">Il tutto passa in qualche trafiletto di giornale, senza creare allarmi né proteste. E poi ci stupiamo del fatto che tutto in Italia sia in vendita (lavoro, voti, presenze televisive, rifiuti, salute, dignità)?</span><br />
<br />
<span style="font-family: Trebuchet MS;">P.S. noi bradipi non siamo inclini alla vibrante protesta, allo sdegno salottiero <em>una tantum</em>, però Mariuolo Chiesa fu arrestato per molto meno e oggi invece la corruttela è stata elevata a <em>best practice</em>..</span>bradiponevroticohttp://www.blogger.com/profile/08452470364068680402noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-68401857791075888182010-12-06T12:03:00.004+01:002010-12-06T12:34:34.725+01:00La quarta puntanta di Bradiponevrotico su Radio Fabbrica è online<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_Aglev2z9zzmgjgNTzSfjKScd2A3kCerwHEPZneGs2MI_h7mfNyfLaw1IknU8hhPpCMT0saFAfUkH05XBXypcVN42iV9ZK8JvBnYiIyKWrV8beaukEQAB43s2eaUqxiaklRyAK8hHTJM/s320/venus.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="150" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_Aglev2z9zzmgjgNTzSfjKScd2A3kCerwHEPZneGs2MI_h7mfNyfLaw1IknU8hhPpCMT0saFAfUkH05XBXypcVN42iV9ZK8JvBnYiIyKWrV8beaukEQAB43s2eaUqxiaklRyAK8hHTJM/s200/venus.jpg" width="200" /></a></div><h3 class="UIIntentionalStory_Message" data-ft="{"type":"msg"}"><span class="UIIntentionalStory_Names" data-ft="{"type":"name"}"> </span><span class="UIStory_Message" style="font-weight: normal;">No, no, non c'è un errore nel titolo. Quella che abbiamo messo testè online è propria una "Puntanta". Perché c'è tanta roba. Stavolta abbiamo esagerato con gli argomenti per Bradiponevrotico su Radio Fabbrica: L'Aquila, Monicelli, Wikileaks, Malaconnection, Cgil e lavoro/cetriolo, studenti agitati e soprattutto....VENUS MAZINGA! </span></h3><h3 class="UIIntentionalStory_Message" data-ft="{"type":"msg"}" style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><span class="UIStory_Message" style="font-weight: normal;">Tipo non so...volete sapere entro quando voi precari strapazzati potete far causa al datore di lavoro ingiusto e sfruttatore?</span></span><i><b><span style="font-size: small;"><span class="UIStory_Message" style="font-weight: normal;"> </span></span></b></i></h3><h3 class="UIIntentionalStory_Message" data-ft="{"type":"msg"}" style="font-family: inherit;"><a href="http://www.spreaker.com/listen/standalone?station_url=http%3A%2F%2Fapi.spreaker.com%2Fshow%2F11516%2Fepisode%2F86083"><i><b><span style="font-size: small;"><span class="UIStory_Message" style="font-weight: normal;">Ascoltate la Quarta puntata di Bradiponevrotico!</span></span></b></i></a></h3><h3 class="UIIntentionalStory_Message" data-ft="{"type":"msg"}" style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><span class="UIStory_Message" style="font-weight: normal;"> </span></span></h3><h3 class="UIIntentionalStory_Message" data-ft="{"type":"msg"}" style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><span class="UIStory_Message" style="font-weight: normal;">Volete sapere alcune sensazioni sulla manifestazione del 20 novembre all'Aquila e in che condizioni abbiamo trovato la zona rossa?</span></span></h3><h3 class="UIIntentionalStory_Message" data-ft="{"type":"msg"}" style="font-family: inherit;"><i><span style="font-size: small;"><span class="UIStory_Message" style="font-weight: normal;"></span></span></i></h3><h3 class="UIIntentionalStory_Message" data-ft="{"type":"msg"}" style="font-family: inherit;"><i><span style="font-size: small;"><span class="UIStory_Message" style="font-weight: normal;">Ascoltate la Quarta puntata di Bradiponevrotico!</span></span></i></h3><div style="font-family: inherit;"><br />
<span style="font-size: small;">Parliamo di mafia e malaconnessioni?</span></div><h3 class="UIIntentionalStory_Message" data-ft="{"type":"msg"}" style="font-family: inherit;"><i><span style="font-size: small;"><span class="UIStory_Message" style="font-weight: normal;">Ascoltate la Quarta puntata di Bradiponevrotico!</span></span></i></h3><div style="font-family: inherit;"><br />
<span style="font-size: small;"> Assange, il fondatore di Wikileaks, è un eroe o un terrorista?</span></div><div style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"></span></div><h3 class="UIIntentionalStory_Message" data-ft="{"type":"msg"}" style="font-family: inherit;"><i><span style="font-size: small;"><span class="UIStory_Message" style="font-weight: normal;">Ascoltate la Quarta puntata di Bradiponevrotico!</span></span></i></h3><div style="font-family: inherit;"><br />
<span style="font-size: small;">Donne che sparano missili dalle tette e blogger vanagloriosi?</span></div><div style="font-family: inherit;"></div><div style="font-family: inherit;"><i><span style="font-size: small;"><span class="UIStory_Message" style="font-weight: normal;">Ascoltate la Quarta puntanta di Bradiponevrotico!</span></span></i></div><div style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><br />
</span></div><div style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><br />
</span></div><div style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;">Ps.. per scoprire come ascoltare la puntata sul vostro player (così potete mettere in pausa mentre andate in bagno), <a href="http://bradiponevrotico.blogspot.com/2010/11/bradipoerotico-check-it-out-su-radio.html">cliccate qui</a></span></div><div style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><br />
</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFdg4fHXVt5GUFtAuDTIUQOPdppO76-FDBJXIbuBGTHjiUa4EZuznZEuhrlZOijgM7TNEUyTLqD2-ybjlOR5RTOR3VT9E3kBfZ1ugKoIuYI3q0I4W1r-1teE5QnIU0LyDiGZ8p_K0lYjUc/s1600/bradiponevrotico+su+RF+2-2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="319" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFdg4fHXVt5GUFtAuDTIUQOPdppO76-FDBJXIbuBGTHjiUa4EZuznZEuhrlZOijgM7TNEUyTLqD2-ybjlOR5RTOR3VT9E3kBfZ1ugKoIuYI3q0I4W1r-1teE5QnIU0LyDiGZ8p_K0lYjUc/s320/bradiponevrotico+su+RF+2-2.jpg" width="320" /></a></div><div style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><br />
</span></div><div style="font-family: inherit;"><br />
</div>Cipputihttp://www.blogger.com/profile/05443051901716772770noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-36939857618839649612010-12-02T14:51:00.007+01:002010-12-02T15:44:57.017+01:00Non sembrava novembre quella sera<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBNfzca75QhwZDkT66MDNY0ZCSVF_bym74a-pwLYBYkugSZ2_q3mGbu-iJm0MXKEvZjBisB_izrt9JzjTGwwvKfkk8h4V42ZGRZmInUPa_pPQoAfaSnp4ekAfKXwmldj7Hz9lXAYXK2n0/s1600/Nonsembravanovembre+-+Ventura.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" ox="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBNfzca75QhwZDkT66MDNY0ZCSVF_bym74a-pwLYBYkugSZ2_q3mGbu-iJm0MXKEvZjBisB_izrt9JzjTGwwvKfkk8h4V42ZGRZmInUPa_pPQoAfaSnp4ekAfKXwmldj7Hz9lXAYXK2n0/s400/Nonsembravanovembre+-+Ventura.jpg" width="235" /></a></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow'; font-size: large; mso-ansi-language: IT;">Il nostro tempo si coniuga soltanto al presente.</span></div></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-size: large;"><br />
</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow'; font-size: large; mso-ansi-language: IT;">Leggiamo le notizie su internet che si aggiornano dopo pochi minuti, rincorriamo l’attualità ed il presente come viatico per la nostra accettazione sociale, in modo da essere aggiornati, informati, “sul pezzo”, poter fare quindi battute ironiche sull’ultimo scaldaletto o sull’ultima dichiarazione del vip, politico e attore poco importa.</span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-size: large;"><br />
</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow'; font-size: large; mso-ansi-language: IT;">In questo rincorrersi di minuzie, di dettagli, in questa lunga sequenza di infinitesimi annulliamo la nostra capacità di analisi, la possibilità quindi di guardare ad un fenomeno con una prospettiva non necessariamente lunga –ché poi la vulgata citazionista rispolvera a sproposito Keynes e il fatto che nel lungo periodo siamo tutti morti- ma almeno provvista di un’analisi consolidata, di dati verificabili e opinioni contrastanti.</span></div></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-size: large;"><br />
</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow'; font-size: large; mso-ansi-language: IT;">Fortunatamente, c’è chi rinuncia a questa forma superficiale di sapere ed informazione e dedica le proprie energie alla costruzione della memoria, in un percorso di approfondimento e di ricostruzione che è tanto lontano dallo spirito dei tempi attuali da risultare ancora più importante.</span></div></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-size: large;"><br />
</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow'; mso-ansi-language: IT;"><span style="font-size: large;">Uno di questi costruttori di memoria è Stefano Ventura, storico e docente precario (questo sì nello spirito dei tempi), che in questi giorni ha pubblicato per le edizioni Mephite un </span><a href="http://www.mephite.it/cercato.aspx?cercato=ventura"><span style="font-size: large;">libro</span></a><span style="font-size: large;"> che indaga e ricostruisce il terremoto del 1980, quello che colpì Irpinia e Basilicata, e che ebbe il proprio epicentro proprio nelle vicinanze del suo paese, Teora (AV).</span></span></div></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-size: large;"><br />
</span> </div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow'; mso-ansi-language: IT;"><blockquote><span lang="IT" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large; mso-ansi-language: IT;"><em>«</em></span><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Arial;"><em><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Chi ha vissuto in prima persona la scossa delle 19 e 34 </span></em><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgq3TnBZGb2eVbn64l-q6nACgom7SAxWmp_6JmpL2YduJKPGskUGU0VgYsV9942aFhEZxezMhHlc0Uj7-J7dqyhkqD5mQVdmLK7ExLZ_UZ4Gl6sO_YfZ7JT7tYiSIUp7OkmVbm7yj3txPk/s1600/terremoto-irpinia-repubbli.jpg.gif" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><em><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><img border="0" height="200" ox="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgq3TnBZGb2eVbn64l-q6nACgom7SAxWmp_6JmpL2YduJKPGskUGU0VgYsV9942aFhEZxezMhHlc0Uj7-J7dqyhkqD5mQVdmLK7ExLZ_UZ4Gl6sO_YfZ7JT7tYiSIUp7OkmVbm7yj3txPk/s200/terremoto-irpinia-repubbli.jpg.gif" width="132" /></span></em></a><em><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">del 23 novembre 1980 ricorda nel dettaglio quell’interminabile minuto e mezzo di onde sussultorie e ondulatorie. Per gli abitanti dei paesi del Cratere, quel brevissimo lasso di tempo ha significato il sovvertimento totale della realtà, uno spartiacque definitivo nelle vite di ciascuno. Non è facile narrare la sofferenza e la dimensione di shock individuale e collettivo di chi visse il terremoto. Quando si prova a raccogliere i ricordi, tutti i racconti che rievocano la domenica del 23 novembre fanno riferimento alla giornata tiepida, serena, cosa che a novembre accadeva poche volte nelle zone interne di Campania e Basilicata. La credenza popolare ha sempre associato la calma dell’aria a un ribollire delle viscere della terra e alla potenza della natura.</span></em></span><span lang="IT" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large; mso-ansi-language: IT;"><em>»</em></span></blockquote></span><span style="font-size: large;"><br />
</span> </div><span lang="IT" style="font-family: 'Arial Narrow'; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: 'Times New Roman'; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: 'Times New Roman'; mso-fareast-language: EN-GB;"><span style="font-size: large;">Così l’autore (coetaneo del terremoto, solo di qualche mese più vecchio) scrive in un recente </span><a href="http://teoraventura.ilcannocchiale.it/"><span style="font-size: large;">articolo</span></a><span style="font-size: large;"> su <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Il Mattino</i> di Napoli che significativamente si intitola «La memoria del terremoto, utile se critica». Perché ricostruire la memoria dei luoghi, soprattutto quando si tratta di luoghi marginali, lontani dalle amplificazioni dei media, non vuol dire offrire una sponda nostalgica, fatta di foto in bianco e nero e di ricordi, a chi recrimina su come è peggiorato il mondo. Vuol dire offrire dati, punti di vista, spunti polemici e soprattutto vuol dire costruire un racconto e un’identità ad una comunità e ad un territorio, senza i quali rimangono solo pietre, strade, usci.</span></span><br />
<br />
<span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;"><em>Stefano Ventura,</em></span><br />
<span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;"><em></em></span><br />
<span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;"><em>“Non sembrava novembre quella sera”</em></span><br />
<span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;"><em>Prefazione di Antonello Caporale .</em></span><br />
<span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;"><em>Pagine: 156 - Prezzo: 13</em></span><br />
<span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;"><em>Collana: La storia in provincia</em></span><br />
<span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;"><em>ISBN: 978-88-6320-085-0</em></span><br />
<span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;"><em>Novembre 2010</em></span>bradiponevroticohttp://www.blogger.com/profile/08452470364068680402noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-58306372947724442872010-11-30T11:32:00.001+01:002010-11-30T21:50:32.356+01:00Quella doppia gaffe con Monicelli<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfAxzKOoEbI3LMiTp92dFEt_YdIBT3h6M1iG92OB11tqaqUTTq2TUv06XACftOdiecBclEBILMKyeLKjFhEGNo_8H0T9q-M2JEeyWyZ4Zj1p5qdodSPXqOf6si8cDUZNSHXY2-P1PboftO/s1600/20071231-settanni-monicelli.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="250" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfAxzKOoEbI3LMiTp92dFEt_YdIBT3h6M1iG92OB11tqaqUTTq2TUv06XACftOdiecBclEBILMKyeLKjFhEGNo_8H0T9q-M2JEeyWyZ4Zj1p5qdodSPXqOf6si8cDUZNSHXY2-P1PboftO/s400/20071231-settanni-monicelli.jpg" width="400" /></a></div>Qualche giorno fa me ne stavo chissà in quale parte di Roma e mi è venuto in mente Mario Monicelli. Così, all'improvviso, mi sono chiesto se era ancora vivo o se anche lui era morto.<br />
Quando mi sono risposto che no, che era ancora vivo, ho come sentito una sensazione di sollievo. Come un affetto che si prova per quei vecchietti per cui nutri immenso rispetto.<br />
Ieri sera, arriva la notizia che Monicelli si è spento per sua stessa volontà buttandosi dal balcone dell'ospedale San Giovanni di Roma. Aveva 95 anni.<br />
Mi è tornato in mente l'unica volta che ci ho parlato, per una maldestrissima intervista che gli feci, con tanto di gaffe, tanti anni fa. Per la precisione era l'aprile del 2003. Monicelli aveva ancora sette anni di vita davanti a sé, ma non ne sapeva nulla. Era a Siena per presentare un film collettivo di vari autori italiani sul Forum Sociale Europeo di Firenze. Era l'ultimo colpo di coda di un movimento, quello di Genova, penzolante sul baratro del riflusso. Ma nessuno lo sapeva, della nostra morte imminente.<br />
All'epoca io ero uno studente di Scienze della comunicazione, aspirante giornalista che faceva le sue prime interviste per un portale internet, Girodivite.it.<br />
Ero andato al teatro dove Monicelli presentava il documentario con la ferma intenzione di intervistarlo.<br />
Avrei voluto fermarlo alla fine della cerimonia. Ma a metà della serata, il presentatore lo saluta dicendo che il "maestro deve andare via".<br />
<br />
Io entro in agitazione, preso dall'imbarazzo del giornalista alle prime armi, non so se lasciarlo in pace o corrergli dietro, poi su consiglio di qualcuno mi forzo e corro all'uscita della platea ad aspettarlo.<br />
Quando lo vedo uscire, vecchietto e minuto, con un paio di persone a lato, mi batte forte il cuore. Gli chiedo "Maestro due domande..." Lui si gira verso me, e già quel modo di girarsi porta addosso un silenzioso quanto disagevole "perchè mi scocci, non vedo che sto andando via?".<br />
Mi guarda seccato, io mi sento piccolo e pronto ad abbandonare il campo senza manco combattere.<br />
Poi mi dice qualcosa tipo "dai", oppure "dica", che io intendo però "che gran rottura di coglioni sto giovane giornalista aspirante che mi deve fare le solite domande banali che non servono a nulla".<br />
Io comincio a chiedergli di Genova e del G8, lui fa un bel parallelo con l'armata Brancaleone.<br />
Poi dico (che il dio del cinema mi perdoni): "Lei ha raccontato la seconda guerra mondiale con un bellissimo film, La grande guerra..." Monicelli mi fulmina con lo sguardo, ma senza troppo interesse: "Era la prima guerra mondiale..." mi dice. Divento rosso. Con una sola frase ho fatto due gaffe: primo, è evidente che sto parlando di un film che non ho visto. Secondo, la grande guerra è la prima guerra mondiale per definizione. Da 2 in pagella in storia.<br />
Mi correggo con un sorriso da "ahah, ma certo, era un lapsus, capita a volte, no?", e continuo con le domande.<br />
Va via dopo poche manciate di secondi, correndo dietro alla sua vecchiaia da maestro, che lui ha sempre accettato con sprezzo.<br />
Rimango da solo nel foyer del teatro, con queste due sensazioni da gestire. La prima, un'adrenalinica euforia per aver intervistato un monumento per il cinema italiano. Non male come inizio, mi dico. E non posso immaginare che le più belle interviste della mia vita saranno proprio quelle di questo periodo, in cui a scegliere chi e cosa sono io, visto che nessuno ancora mi paga per fare interviste.<br />
E l'altro sentimento, di fastidio, verso Monicelli. "Ma chi cazzo si crede di essere, Dio? un grande non è un vero grande se non è anche umile".<br />
E non avevo capito un cazzo. Come non avevo capito un cazzo di Carmelo Bene, e di altri pochi geni che hanno come unica arma contro la soffocante e ipocrita campana di vetro dello status di "Maestro", la ferocia della verità e dell'onestà.<br />
Un altro, al posto di Monicelli, avrebbe giocato il ruolo della vecchia gloria del passato, bonaria e un po' rincoglionita. Invece, con ammirevole onestà, quella volta Monicelli mi rese evidente che tra lui, quasi novantenne, e me, giovane imberbe, il rincoglionito ero io. Mica lui.<br />
<br />
<a href="http://www.girodivite.it/antenati/cinema/monicelli/intervista_misuraca.htm">Intervista a Monicelli </a>Cipputihttp://www.blogger.com/profile/05443051901716772770noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-43352882599825784702010-11-29T12:57:00.000+01:002010-11-29T12:57:52.313+01:00Ancora uno scoop Wikileaks su Bradiponevrotico<span style="font-size: x-large;">Brad sbuccia i kiwi col culo!</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg49lsO_6aD7Aw2kpIrj5VI2Zq0fZSfWjmGv-5flFcxRI7JddMwZ04zWiDpnfUXZ-Vt6yUG7rGRllscWwC2EcN6FBPUKbGU4sE2xW-oz8XXcMNmp0wFSZq2kk0V1oUW2TMnYLPvAcS0Li8e/s1600/peppekiwi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg49lsO_6aD7Aw2kpIrj5VI2Zq0fZSfWjmGv-5flFcxRI7JddMwZ04zWiDpnfUXZ-Vt6yUG7rGRllscWwC2EcN6FBPUKbGU4sE2xW-oz8XXcMNmp0wFSZq2kk0V1oUW2TMnYLPvAcS0Li8e/s400/peppekiwi.jpg" width="370" /></a></div><br />
Proprio così, l'ennesimo dossieraggio ai danni del blog svela particolari piccanti sulle abitudini domestiche di Brad.<br />
L'interessato si difende: "Amo il contatto con la natura, è solo un modo come un altro per conoscere i frutti di stagione". E attacca. "Questa è roba da Vernacoliere, siamo alla Pasquetta della blogosfera".Cipputihttp://www.blogger.com/profile/05443051901716772770noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-47028778655754975492010-11-29T01:19:00.001+01:002010-11-29T01:20:40.841+01:00Wikileaks: scalpore su bradiponevrotico<span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif; font-size: x-large;"><strong>Cipputi è di destra, anzi di Comunione e Liberazione!</strong></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYU5Ry9ULFsqwhC4piOXDvOGHtD-dA24mmJ7YJ41rExOqmmnysW7-XpSWKhjxsSrIFX9w2PgFkLZCSXByxvu5jynSVY2rCccXHIdSZx-b4lf7Yy-buwNf4hwiVvCa1LGhEd2lzOSFLqLY/s1600/cipputi2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" ox="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYU5Ry9ULFsqwhC4piOXDvOGHtD-dA24mmJ7YJ41rExOqmmnysW7-XpSWKhjxsSrIFX9w2PgFkLZCSXByxvu5jynSVY2rCccXHIdSZx-b4lf7Yy-buwNf4hwiVvCa1LGhEd2lzOSFLqLY/s1600/cipputi2.jpg" /></a></div>Contattato dal NYT risponde: "perchè le figlie di maria, sono le prime a darla via!". Governo in imbarazzo. Frattini: allora mi iscrivo ai terroristi. Calano le borse.bradiponevroticohttp://www.blogger.com/profile/08452470364068680402noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-54208330642623230342010-11-26T11:26:00.003+01:002010-11-26T12:03:03.693+01:00Iniziativa natalizia per la Ricerca e l'Università<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYphqz9sYgKvopWqLzBIBAchKmhBeVh7xQgQf5KvqgGA0xqmfhtNx7l746GWst6hKY2L14IV3iqHAH8ll_avX4wnmgiJjnsZkaPoqzslabbRmT1LREBSxpDuKngRzQYTLN7GkX2pns9yc/s1600/LaPatatadellaGelmini4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" ox="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYphqz9sYgKvopWqLzBIBAchKmhBeVh7xQgQf5KvqgGA0xqmfhtNx7l746GWst6hKY2L14IV3iqHAH8ll_avX4wnmgiJjnsZkaPoqzslabbRmT1LREBSxpDuKngRzQYTLN7GkX2pns9yc/s1600/LaPatatadellaGelmini4.jpg" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div>bradiponevroticohttp://www.blogger.com/profile/08452470364068680402noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-46886427794031564012010-11-18T11:38:00.003+01:002010-11-26T11:54:25.479+01:00Noi siamo lo specchio<div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Georgia,serif;"><span style="font-size: x-large;"><b>MERCOLEDI’ 24 NOVEMBRE / ORE 20</b></span></span></span></div><div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</div><div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #ff420e;"><span style="font-family: Georgia,serif;"><span style="font-size: x-large;"><b>NOI SIAMO LO SPECCHIO. </b></span></span></span> </div><div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #ff420e;"><span style="font-family: Georgia,serif;"><span style="font-size: x-large;"><b>Tre scrittori</b></span></span></span></div><div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #ff420e;"><span style="font-family: Georgia,serif;"><span style="font-size: x-large;"><b>una generazione</b></span></span></span></div><div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #ff420e;"><span style="font-family: Georgia,serif;"><span style="font-size: x-large;"><b>un nuovo immaginario </b></span></span></span> </div><div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTAMUt4Wp-Ojuhtm6XruO8Y7wnkuqsNRaT6e1EVY0DtYUOoS5J10m4Zx67tJK_ZW_SXQ3G7FdaQFiT7fzA2oCmiue0xG27IsehVSga-7XMFJJGSq2LoU-t59RFfHQuacLqGtBsSGe9KH_O/s1600/banksy.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTAMUt4Wp-Ojuhtm6XruO8Y7wnkuqsNRaT6e1EVY0DtYUOoS5J10m4Zx67tJK_ZW_SXQ3G7FdaQFiT7fzA2oCmiue0xG27IsehVSga-7XMFJJGSq2LoU-t59RFfHQuacLqGtBsSGe9KH_O/s320/banksy.jpg" width="240" /></a></div><div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Georgia,serif;"><span style="font-size: medium;"><i><b>Incontro con</b></i></span></span></div><div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Georgia,serif;"><span style="font-size: medium;"><i><b>Nicola Lagioia</b></i></span></span></div><div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Georgia,serif;"><span style="font-size: medium;"><i><b></b></i></span></span></div><div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Georgia,serif;"><span style="font-size: medium;"><i><b>Christian Raimo</b></i></span></span></div><div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Georgia,serif;"><span style="font-size: medium;"><i><b>Caterina Venturini</b></i></span></span></div><div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</div><div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #ff420e;"><span style="font-family: Georgia,serif;"><span style="font-size: medium;"><b>Nel corso della serata saranno letti</b></span></span></span></div><div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #ff420e;"><span style="font-family: Georgia,serif;"><span style="font-size: medium;"><b>brani degli autori presenti</b></span></span></span></div><div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</div><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Georgia,serif;"><span style="font-size: medium;"><b>Una generazione svezzata da Drive-in e i videogames,</b></span></span><span style="font-family: Georgia,serif;"><span style="font-size: medium;"> che ha visto esplodere l'Italia della Lega e del Berlusconismo insieme alle prime pulsioni adolescenziale. Una generazione che ha scoperto il vero volto del potere a Genova, a due passi dalla prima zona rossa. Una generazione che ha subito per un decennio l'incubo del precariato come marchio esistenziale, in silenzio, ognuno per conto proprio. </span></span><span style="font-family: Georgia,serif;"><span style="font-size: medium;"><b>È la generazione delle ragazze e dei ragazzi nati tra la fine degli anni 70 e l'inizio degli 80, che prova ora a rialzare la testa.</b></span></span><span style="font-family: Georgia,serif;"><span style="font-size: medium;"> A partire dal bisogno di raccontarsi. Auto-rappresentarsi, attraverso un immaginario sincero e vissuto, per non continuare a subire il vocabolario e le priorità di un paese per vecchi. daSud ne discute con tre scrittori rappresentativi della </span></span><span style="font-family: Georgia,serif;"><span style="font-size: medium;"><b>Generazione 30</b></span></span><span style="font-family: Georgia,serif;"><span style="font-size: medium;">, che si confrontano con il posto che questa generazione ha e vuole avere nell'Italia di oggi.</span></span></div><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</div><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"></div><div align="CENTER" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 153); margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: x-small;"><b>Spazio daSud</b></span><span style="font-size: x-small;"> / Via Gentile da Mogliano 168/170 (Quartiere Pigneto) / Roma</span></div><div align="CENTER" lang="en-GB" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 153); margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #ff420e; font-size: x-small;"><b><a class="linkification-ext" href="http://www.dasud.it/" title="Linkification: http://www.dasud.it">www.dasud.it</a> / <a class="linkification-ext" href="mailto:info@dasud.it" title="Linkification: mailto:info@dasud.it">info@dasud.it</a> / tel. 06.83603427</b></span></div><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</div>Cipputihttp://www.blogger.com/profile/05443051901716772770noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-62129840704900753232010-11-17T17:10:00.004+01:002010-11-17T17:43:43.419+01:005 precisazioni vaginaliIn quanto unica proprietaria esclusiva di vagina fra le firme del blog mi sento in dovere di intervenire dopo l'ultimo appuntamento su Radio Fabbrica. Avverto la necessità di precisare alcuni punti in un contesto di coinvolgimento di vagina.<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPwti2Ly6ZOwokzduJtOdwr1H9btS5Od17P2eIOgh02edWrT00VNJxLZFY6iSN_VAK-oLuwhkuXiqm5VC6yA3cDKw9AkNQZMIaKrdm0Sy0WnE1gcRQrJ9f70A75tIIos95gn8zD-Ygvbk/s1600/frida-kahlo-viva-la-vida-2.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="235" px="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPwti2Ly6ZOwokzduJtOdwr1H9btS5Od17P2eIOgh02edWrT00VNJxLZFY6iSN_VAK-oLuwhkuXiqm5VC6yA3cDKw9AkNQZMIaKrdm0Sy0WnE1gcRQrJ9f70A75tIIos95gn8zD-Ygvbk/s320/frida-kahlo-viva-la-vida-2.jpg" width="320" /></a><br />
1. Speravo fosse ormai chiaro che le donne adottano improbabili strategie, delle quali a volte non vogliono essere consapevoli. “Non me l’aspettavo” è una di queste. Traduzione: “lo sapevo stupido troglodita che, al di là delle finte conversazioni interessate e le uscite a cena, avresti voluto posare il tuo zampino” , si apriranno due porte: rifiutare con gentilezza o cavalcare l’onda a seconda del momento storico di carestia. Allo stesso tempo quest’espressione rappresenta la difficoltà di ammettere che siamo entusiaste e lusingate di un eventuale apprezzamento seppur scaturito da un paio di bradipi. Abbiamo paura della nostra condizione di potere, del potere della vagina, sappiamo di averlo ma non vogliamo essere consapevoli di utilizzarlo. Sommando poi la ristrettezza mentale del bradipo medio, esce un pappone improponibile di incomprensioni e fraintendimenti. <br />
<div style="border: medium none;"><span style="font-size: xx-small;"></span></div>2. La vestizione è un momento importante per le femmine ( e qualunque donna dica il contrario non è onesta), ognuno lo fa a modo suo, con i suoi tempi e le sue priorità, ma una volta profumate e impittulisciate, tutte vi proporranno la solfa della preparazione in soli 5 minuti. Noi, emancipate, imperdonabilmente sognatrici proprietarie di vagina, pensiamo ancora che ogni particolare possa fare la differenza e possa attrarre l’attenzione di lui. Ognuna ha la sua fissa: Martina sceglie le borse, io casco sempre sulla matita degli occhi. Per curiosità ve ne siete mai accorti? <br />
<div style="border: medium none;"></div><div style="border: medium none;">3. Gli accessori maschili sono importanti, ne esistono di soggettivi e di universali. Ovviamente occorre mantenere il decoro pubblico e utilizzare sempre abbigliamento casual: no divise da lavoro, qualunque esse siano. Noi, menti più evolute, ci soffermiamo più che sull’accessorio su alcune caratteristiche fisiche che possano poi ricondurci al tutto. Ad esempio una mia amica sosteneva, ed io ho sposato la teoria, che gli uomini che muovono bene le labbra hanno anche altre doti. Altra teoria riguarda la stretta di mano, quella classica romantica che si effettua nel tragitto fino al luogo destinato all’intrattenimento. Se le dita s’incrociano è un ottimo segnale di cui fidarsi per il post. Ci tengo a sottolineare che queste teorie sono state confermate da dati empirici.</div><div style="border: medium none;"><span style="font-size: xx-small;"></span></div><div style="border: medium none;">4. Se una donna si veste con lo stivale sul jeans non te la vuole dare: sfilare uno stivale incastrato dal jeans e dalla calza è un’operazione maldestra, non la consiglio a nessuna. Se è capitato, è perché la soggetta in questione aveva irrimediabilmente bisogno di intrattenersi. E poi c’è tutta quella fascia femminile degna di assoluto rispetto che usa il gambaletto sotto lo stivale, tra cui la scrivente. Il segno del gambaletto sul polpaccio non perdona! </div><br />
<div style="border: medium none;">5. Se una femmina è sicura degli accadimenti metterà un completino adeguato, sia esso spaiato che non. In caso contrario l’unica ragione è un fatto di scaramanzia, perché cari bradipi, non succede solo a voi di andare in bianco! Infatti sulla vestizione ci sono varie scuole di pensiero. Io la pratico, perché in qualche modo ogni piccolo passo della vestizione rappresenta un tassello in più alla mia autostima. Perché noi portatrici sane di vagina siamo fatte così, purtroppo. </div><div style="border: medium none;"><br />
</div><div style="border: medium none;">Video consigliati: </div><div style="border: medium none;"><a href="http://www.youtube.com/watch?v=l9vDqKbnOIY&feature=related">I monologhi della vagina</a></div>Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2218271120649870399.post-16832587492435141462010-11-15T12:34:00.001+01:002010-11-15T15:18:28.169+01:00Bradipoerotico! Check it out su Radio Fabbrica!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFdg4fHXVt5GUFtAuDTIUQOPdppO76-FDBJXIbuBGTHjiUa4EZuznZEuhrlZOijgM7TNEUyTLqD2-ybjlOR5RTOR3VT9E3kBfZ1ugKoIuYI3q0I4W1r-1teE5QnIU0LyDiGZ8p_K0lYjUc/s1600/bradiponevrotico+su+RF+2-2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="319" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFdg4fHXVt5GUFtAuDTIUQOPdppO76-FDBJXIbuBGTHjiUa4EZuznZEuhrlZOijgM7TNEUyTLqD2-ybjlOR5RTOR3VT9E3kBfZ1ugKoIuYI3q0I4W1r-1teE5QnIU0LyDiGZ8p_K0lYjUc/s320/bradiponevrotico+su+RF+2-2.jpg" width="320" /></a></div>"Check it out!", come dicono i migliori veejay delle televisioni ggiovani.<br />
che poi che significa sta frase non s'è mai capito.<br />
In ogni caso, per la terza puntata di bradiponevrotico su Radio Fabbrica abbiamo assoldato una Vj tanto brava quanto improvvisata: Martina, che ci ha lanciato il programma e poi si è messa la casacca dell'opinionista. <br />
Con noi ha infatti partecipato a un interessante dibattito sugli approcci uomo-donna, e sugli accessori erogeni dei primi appuntamenti (con outing di tutto rispetto). senza contare le gustose storie dall'universo Fava!<br />
Non siamo impazziti, solo che la puntata in onda contiene lo speciale Bradipoerotico. <br />
<span lang="IT">Bradipoerotico è il primo appuntamento di una trilogia che conterrà anche bradiporno e bradipo sentimentale che ci accompagnerà nelle prossime settimane, alternata alle puntate classiche della trasmissione in cui si parlerà della crisi politica, delle primarie attuali e future, del collegato lavoro, di città vivibile e soprattutto di varie ed eventuali.</span><br />
<span lang="IT"> </span>Ma in questa puntata abbiamo parlato anche di politica, con previsioni sulla tenuta del governo traballante e con proposte per 4 nuovi candidati superlativi al governo del paese.<br />
Che altro dire? Ottima musica con Daniele Silvestri, Marta sui tubi, Amy Winehouse, La crus, Gianna Nannini, Cordepazze e altro ancora...<br />
<br />
Chiudiamo con un prezioso <span lang="IT">suggerimento: per ascoltare su spreaker le trasmissioni di <a href="http://www.spreaker.com/show/radiofabbrica">radio fabbrica</a> senza l’assillo di dover ricominciare ogni volta l’ascolto della trasmissione dall’inizio, seguite le indicazioni della figura qui sotto, ascoltando il file con il vostro media player.</span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiqXqUBrhem8pQI1vMXviGxvj1sdyh9wUR4Sv8ct_wcQdqxBLZz-__XqaKr13Nnz8897EDg-WTXJQ8GceDp8RtVvimwass1vbkURYdTVQ3oBihk_zU7zGvg4Tv6JJKPXuZHmP1sh7LoNc/s1600/spreaker+bradipo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="512" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiqXqUBrhem8pQI1vMXviGxvj1sdyh9wUR4Sv8ct_wcQdqxBLZz-__XqaKr13Nnz8897EDg-WTXJQ8GceDp8RtVvimwass1vbkURYdTVQ3oBihk_zU7zGvg4Tv6JJKPXuZHmP1sh7LoNc/s640/spreaker+bradipo.jpg" width="640" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9uJYYIxxtpoedktwrENABOcEQ-Tu4u-BJRCmT6b_4_wYD8fE0Iyt81VmMNvGJbcfSslHe6te34lpy72HvHmcz-o5kJ7FrF-lBFU9wJfMAqIB0yK3b_nn710nlkEB3o0F8hK6pxd6Xt7lh/s1600/cipputi_gallery_cipputi02.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><br />
</a></div><br />
<br />
Dunque... check it out!<br />
<br />
<a href="http://www.spreaker.com/listen/standalone?station_url=http%3A%2F%2Fapi.spreaker.com%2Fshow%2F11516%2Fepisode%2F76759">Ascolta la terza puntata di Bradiponevrotico su Radio Fabbrica </a>Cipputihttp://www.blogger.com/profile/05443051901716772770noreply@blogger.com3