giovedì 23 dicembre 2010

La differenza tra un uomo forte e un uomo remissivo

Che differenza c'è tra un uomo remissivo e un uomo forte, entrambi docili e pacifici nei gesti?
Perché a una richiesta gentile ma decisa del primo, la persona interpellata tenderà ad ignorarlo e a volte persino a deriderlo, mentre nel secondo caso, verrà valutata seriamente l'ipotesi avanzata?

La differenza sta nel passato dei due, e non nel presente. L'uomo forte è autorevole. Ed è autorevole perché c'è stato un momento, almeno uno, in cui ha alzato la voce, ha sbattuto i pugni sul tavolo, ha spaventato chi gli aveva fatto un torto.
Nel passato dell'uomo remissivo c'è invece una mortificante sequela di sconfitte accettate a testa bassa, al massimo con qualche lamentela. Cosicché tutti, lui stesso per primo, hanno finito per dare per scontata la sua incapacità sostanziale di reagire e cambiare il suo destino.

L'uomo forte quando chiede una cosa gentilmente può contare sull'eco della tempesta che gli si legge nello sguardo. Di lui tra i presenti si conosce la capacità di ribellione per via diretta o per voci passate di bocca in bocca.
Il mare calmo dei suoi occhi contiene in sé la promessa di burrasca. Così come il mare, anche il mare più placido, contiene in sé l'ipotesi della distruzione cieca e selvaggia.
Così, solo i bambini al primo bagno, che della violenza della tempesta non hanno né memoria diretta né contezza accumulata da racconti e letture, sono gli unici che si avviano verso il mare piatto senza alcuna remora. Pur essendo tra gli umani, gli unici che in quell'istante si avviano davvero verso l'ignoto. I grandi, che del mare sanno la cattiveria, entrano sereni ma con un occhio sempre attento ai figli. Il mare è remissivo per i bimbi, forte per gli adulti che lo rispettano.
Senza l'esplosione di rabbia del 14 dicembre, gli studenti di Roma avrebbero continuato ad essere remissivi e sconfitti. Non avrebbero potuto scegliere, il 22 dicembre, di essere forti e pacifici. 
E di riprendersi così la città.

lunedì 20 dicembre 2010

Anche Dexter vuole le primarie: così Facebook vuole convincere Bersani


La nuova iniziativa del social network. Parlano gli organizzatori della campagna.

Leonardo Masnata
“Anche Dexter vuole le primarie"!
Dopo i cartoons per sostenere la giornata mondiale dei diritti dei minori e la frasi ambigue su dove “ho lasciato la borsa” (vedi "mi piace sul divano") per la campagna di prevenzione del tumore al seno, Facebook si organizza per un altro tema molto sentito in questi giorni.
E stavolta, a sorpresa, è un tema politico, le primarie del centrosinistra.
Centinaia di immagini di personaggi famosi del presente e del passato, dei cartoni animati, della tv commerciale degli anni ‘80, della politica e della letteratura, stanno invadendo le bacheche virtuali degli iscritti italiani di Facebook. Ad accompagnare le immagini una didascalia che assicura come il personaggio in questione “vuole le primarie!”.

La campagna che vuol far cambiare idea a Bersani

Si tratta di una campagna di pressione virale, che punta sul passaparola e sull'originalità, per convincere i partiti del centrosinistra a fare le elezioni primarie per scegliere il candidato a premier alle prossime elezioni, con molta probabilità imminenti.
La campagna “Tutti vogliono le primarie!” è stata lanciata dalla Fabbrica di Nichi Roma (qui il gruppo sul social netwok), ed è una delle azioni che sono nate spontaneamente su internet dopo la dichiarazione del segretario del Pd Pierluigi Bersani, che si è dichiarato disponibile a rinunciare allo strumento delle primarie (previsto dallo statuto del partito) pur di creare una larga alleanza che comprenda il neonato partito Alleanza per la Nazione di Fini e Casini.

“Tutti vogliono le primarie”

La campagna “Tutti vogliono le primarie!” sembra piacere al popolo di Facebook, che si sta sbizzarrendo a postare in bacheca immagini strampalate di “presunti” sostenitori delle primarie.
Dal pupazzo Rockefeller a Jessica Fletcher, passando per i Led Zeppelin e l’Omino Bianco, fino a Docrot House e i ragazzi della Terza C, popolare serie tv di vent'anni fa.
A giudicare dalle scelte, in gran parte provenienti dall'immaginario culturale dei bimbi degli anni 80, molti dei facebookiani che stanno partecipando alla campagna sono trentenni.
E non mancano riferimenti a culture di nicchia, come quella porno qui rappresentata dalla “Gola Profonda” Linda Lovelace, e dalla Pornofemminista american Annie Sprinkle, per finire con la beffarda provocazione dal sapore molto attuale: “Anche Scilipoti, oltre al mutuo e all'agopuntura, vuole le primarie”.

Gli ideatori spiegano com’è nata l’idea

Gli ideatori della campagna spiegano: “L'idea è nata dopo aver appreso che il Pd sarebbe intenzionato a non fare le primarie di centrosinistra e allearsi piuttosto con Casini e Fini. Ci è sembrata una follia. Se c'è un dato evidente anche ai più sprovveduti – dicono dalla Fabbrica di Nichi Roma – è il bisogno di politica che la società civile, soprattutto i giovani, chiede in questi giorni. Un bisogno che fa paio con la frustrazione e la rabbia per non poter condizionare in nessun modo la scelte della classe politica italiana, come ha dimostrato la manifestazione degli studenti dello scorso 14 dicembre a Roma. Le primarie sono il primo e il più diretto strumento per trasformare questa frustrazione in partecipazione politica”.

Le fabbriche di Nichi: ecco chi siamo

Le Fabbriche di Nichi sono gruppi di persone nati in tante città italiane la scorsa primavera, inizialmente per sostenere la candidatura di Nichi Vendola a governatore della Puglia. Dopo la vittoria alle regionali, si sono trasformati in un laboratorio di cittadini che fanno politica sul territorio, con azioni pratiche e simboliche.
Chiaramente tra le motivazioni che hanno spinto la Fabbrica di Nichi Roma a lanciare questa campagna virale su Facebook c'è il sostegno a Vendola come candidato premier alle prossime elezioni. Ma se così tante persone stanno aderendo a questo “gioco”, vuol dire che il tema è molto sentito. Come dimostrano anche gli appelli degli stessi iscritti del Pd che in questi giorni chiedono a Bersani di ripensarci.
“E del resto - commentano gli ideatori della campagna - se anche la mano della Famiglia Addams vuole le primarie, possibile che solo i dirigenti del Partito Democratico non le vogliano?”

pubblicato su ilsalvagente.it

giovedì 9 dicembre 2010

Scusate, ce la facciamo a dire che questo Paese è

MARCIO?!

Si parla di compravendita di deputati attraverso pagamenti di mutui, consulenze da affidare a famigli o prestanome. Nella migliore delle ipotesi si parla di deputati pronti a votare la fiducia in cambio dello sblocco di situazioni spinose a livello amministrativo.

Il tutto passa in qualche trafiletto di giornale, senza creare allarmi né proteste. E poi ci stupiamo del fatto che tutto in Italia sia in vendita (lavoro, voti, presenze televisive, rifiuti, salute, dignità)?

P.S. noi bradipi non siamo inclini alla vibrante protesta, allo sdegno salottiero una tantum, però Mariuolo Chiesa fu arrestato per molto meno e oggi invece la corruttela è stata elevata a best practice..

lunedì 6 dicembre 2010

La quarta puntanta di Bradiponevrotico su Radio Fabbrica è online

  No, no, non c'è un errore nel titolo. Quella che abbiamo messo testè online è propria una "Puntanta". Perché c'è tanta roba. Stavolta abbiamo esagerato con gli argomenti per Bradiponevrotico su Radio Fabbrica: L'Aquila, Monicelli, Wikileaks, Malaconnection, Cgil e lavoro/cetriolo, studenti agitati e soprattutto....VENUS MAZINGA!

Tipo non so...volete sapere entro quando voi precari strapazzati potete far causa al datore di lavoro ingiusto e sfruttatore? 

Ascoltate la Quarta puntata di Bradiponevrotico!

 

Volete sapere alcune sensazioni sulla manifestazione del 20 novembre all'Aquila e in che condizioni abbiamo trovato la zona rossa?

Ascoltate la Quarta puntata di Bradiponevrotico!


Parliamo di mafia e malaconnessioni?

Ascoltate la Quarta puntata di Bradiponevrotico!


 Assange, il fondatore di Wikileaks, è un eroe o un terrorista?

Ascoltate la Quarta puntata di Bradiponevrotico!


Donne che sparano missili dalle tette e blogger vanagloriosi?
Ascoltate la Quarta puntanta di Bradiponevrotico!


Ps.. per scoprire come ascoltare la puntata sul vostro player (così potete mettere in pausa mentre andate in bagno), cliccate qui



giovedì 2 dicembre 2010

Non sembrava novembre quella sera

Il nostro tempo si coniuga soltanto al presente.

Leggiamo le notizie su internet che si aggiornano dopo pochi minuti, rincorriamo l’attualità ed il presente come viatico per la nostra accettazione sociale, in modo da essere aggiornati, informati, “sul pezzo”, poter fare quindi battute ironiche sull’ultimo scaldaletto o sull’ultima dichiarazione del vip, politico e attore poco importa.

In questo rincorrersi di minuzie, di dettagli, in questa lunga sequenza di infinitesimi annulliamo la nostra capacità di analisi, la possibilità quindi di guardare ad un fenomeno con una prospettiva non necessariamente lunga –ché poi la vulgata citazionista rispolvera a sproposito Keynes e il fatto che nel lungo periodo siamo tutti morti- ma almeno provvista di un’analisi consolidata, di dati verificabili e opinioni contrastanti.

Fortunatamente, c’è chi rinuncia a questa forma superficiale di sapere ed informazione e dedica le proprie energie alla costruzione della memoria, in un percorso di approfondimento e di ricostruzione che è tanto lontano dallo spirito dei tempi attuali da risultare ancora più importante.

Uno di questi costruttori di memoria è Stefano Ventura, storico e docente precario (questo sì nello spirito dei tempi), che in questi giorni ha pubblicato per le edizioni Mephite un libro che indaga e ricostruisce il terremoto del 1980, quello che colpì Irpinia e Basilicata, e che ebbe il proprio epicentro proprio nelle vicinanze del suo paese, Teora (AV).

 
«Chi ha vissuto in prima persona la scossa delle 19 e 34 del 23 novembre 1980 ricorda nel dettaglio quell’interminabile minuto e mezzo di onde sussultorie e ondulatorie. Per gli abitanti dei paesi del Cratere, quel brevissimo lasso di tempo ha significato il sovvertimento totale della realtà, uno spartiacque definitivo nelle vite di ciascuno. Non è facile narrare la sofferenza e la dimensione di shock individuale e collettivo di chi visse il terremoto. Quando si prova a raccogliere i ricordi, tutti i racconti che rievocano la domenica del 23 novembre fanno riferimento alla giornata tiepida, serena, cosa che a novembre accadeva poche volte nelle zone interne di Campania e Basilicata. La credenza popolare ha sempre associato la calma dell’aria a un ribollire delle viscere della terra e alla potenza della natura.»

 
Così l’autore (coetaneo del terremoto, solo di qualche mese più vecchio) scrive in un recente articolo su Il Mattino di Napoli che significativamente si intitola «La memoria del terremoto, utile se critica». Perché ricostruire la memoria dei luoghi, soprattutto quando si tratta di luoghi marginali, lontani dalle amplificazioni dei media, non vuol dire offrire una sponda nostalgica, fatta di foto in bianco e nero e di ricordi, a chi recrimina su come è peggiorato il mondo. Vuol dire offrire dati, punti di vista, spunti polemici e soprattutto vuol dire costruire un racconto e un’identità ad una comunità e ad un territorio, senza i quali rimangono solo pietre, strade, usci.

Stefano Ventura,

“Non sembrava novembre quella sera”
Prefazione di Antonello Caporale .
Pagine: 156 - Prezzo: 13
Collana: La storia in provincia
ISBN: 978-88-6320-085-0
Novembre 2010