mercoledì 30 luglio 2008

Libridamare (che titolo sputtanato)


Insomma, signori, bando alle ciance: L'estate sta arrivando (oh-oh-oh). Cioè, almeno per noi lavoratori che si va in ferie in agosto. Indi ragion per cui, io che vi voglio così bene vi consiglio due libri da leggere sotto l'ombrellone.
E mi aspetto da voi alcuni consigli per me (almeno due libri, please!)

1) Il Contagio. Walter Siti. Mondadori, prezzo 18,00; p. 339
Si tratta di un libro uscito qualche mese fa, che ho letto con molto godimento. Racconta delle storie inventate e vere della borgata romana di oggi. Siti è uno dei maggiori conoscitori di Pasolini in Italia, e torna sul luogo del delitto trent'anni dopo.
La frase che mi ha fatto innamorare subito del libro, sta scritta sul retro di copertina: "So' tanti che vengono a fà ricerche sulle borgate, e io je dico sempre famo a cambio... si volete capi qualcosa delle borgate, ce venite a stà du' anni e io me trasferisco a casa vostra". Siti l'ha fatto veramente, e il risultato è un romanzo che nel finale diventa saggio.
Consigliato agli amici progressisti per avvicinarsi all'argomento periferie, prima di cominciare sto benedetto ritorno sul "territorio" ;)

2) Delitto e Castigo. Fëdor Dostoevskij. Varie edizioni e vari prezzi (anche 5 euro nelle bancarelle); p. 650 circa
Il più bel mattone che abbia mai letto. Uno dei personaggi più imponenti della letteratura degli ultimi secoli, Raskol'nikov. A un certo punto, seguendo i deliri del protagonista, mi è sembrato di aver capito la ragione di fondo del delitto di Novi Ligure. Attualissimo e coinvolgente. Consigliato a chi ritiene Alessandro Baricco uno scrittore impegnato.

E voi? che mi consigliate?

martedì 29 luglio 2008

Tremarella dei quotidiani


Dopo la seriosità dei due commenti sul congresso di Rifondazione, permettetemi una riflessione defatigante.
Circa due settimane fa, di domenica, io e Brad ci trovavamo - orgogliosi della nostra panza e del nostro biancore da lavoratori - sulla spiaggia di Sperlonga (ridente cittadina ecc ecc).
Mentre attendevamo in un baretto di un lido il nostro panino, mi colpisce il titolo di apertura di un giornale.

TREMARELLA DEGLI STATALI

Il giornale, manco a dirlo, è Libero, diretto con la scimitarra da Vittorio Feltri. Ora, senza voler non voglio scendere nei particolari del contenuto del pezzo, che si riferiva alla furiosa ansia di ripulire l'impiego pubblico dai parassiti nullafacenti di Renato Brunetta (ma i parlamentari, non sono statali? Se dessero il buon esempio, cominciando a lavorare 5 giorni a settimana invece di 4, e presentandosi in parlamento almeno 8 volte su dieci?).
M'inquieta il linguaggio rozzo e demenziale con cui ormai un certo giornalismo si rivolge ai lettori. Ma forse sono io che non riesco ad abituarmi ai tempi. Dunque, mea culpa! Per tornare sulla retta via, provo a formulare di seguito alcuni titolo di giornale in linea con i tempi:

- Esercito nelle città. Cazzi amari per gli stranieri

- Berlusconi, stop a dialogo con Pd: "Ma chi se li incula?"

- Stop di Silvio, cagarella di Veltroni

- Brunetta agli statali: "Andateci ora a fare la spesa dopo aver timbrato il cartellino, sporchi parassiti"

- Spaccatura Rifondazione.I comunisti non si mettono d'accordo manco per scegliere la pizzeria

- Pelata: Mussolini anticipò la moda. Rivedere i libri di storia

- Provocazione Islam: l'Imam non vuole il crocifisso nella moschea

- Obama in vantaggio. Un negro alla Casa Bianca NO!

- Che hai, Ahmadinejad... PAUUURA?

- Prrrrrrrrrrrrrrr! A buon intenditore, mezza parola

lunedì 28 luglio 2008

Avviso ai naviganti

ATTENZIONE. I due post che seguono sono scritti da due persone diverse: Bradipo e Cipputi.
Come sapete questo è un blog plurale. Il layout grafico non aiuta a distinguere e di solito questo è un bene. In questo caso, essendo le opinioni divergenti, ve lo facciamo notare, in attesa che anche lucyinthesky ci dica la sua (quanto mancano le donne dal dibattito politico!?)

Saluti

Vendola e Ferrero, dalla parte opposta dello specchio

CIPPUTI
Sul congresso di Rifondazione, io e Brad ci avventuriamo per la prima volta in un doppio post da angolature diverse. Visto che la questione è complessa, il lettore
potrà trarre giovamento dalla lettura di due punti di vista molto distanti. Perchè, al contrario di Brad, io sono un abituale elettore del Prc, e se devo scegliere un partito in cui rispecchiarmi, scelgo quello.

Fatta la premessa, torniamo nel pieno del congresso Prc. Secondo me, purtroppo, né Vendola né Ferrero hanno presentato una ipotesi di uscita dal pantano pienamente condivisibile.
Partiamo da Vendola, che è il candidato più mediatico dei due. Nichi, rispetto a Ferrero, fa un analisi più moderna, più centrata sulla weltanschauung del momento. Lo spirito del tempo è quello degli operai che votano la lega, delle classi che sono fluide, e si dividono in ipergarantiti e precari; lo spirito che accomuna questi ultimi al di là del lavoro più o meno manuale. Ok. Quello che non mi convince è che, secondo me, Vendola - come Veltroni con il Pd - da una risposta sbagliata. A questi tempi - che hanno molto di mostruoso e disumano - non oppone resistenza, se non formale.
Vendola spinge per un'organizzazione del partito che sia in linea con l'elettorato di oggi, che di sedi e vincoli non ne vuole sapere. Vendola spinge per un partito fluido. Come i partiti americani, che Veltroni imita. Agglomerati di persone che vengono attivati solo in prossimità di eventi elettorali (vedi elezioni, primarie) o di grandi campagne (vedi l'annuncio dell'autunno di proteste). Nella visione "moderna" del partito, comune a Vendola, Veltroni, e mutuata dalla Forza Italia di Silvio Berlusconi, il militante si sovrappone sempre di più all'elettore. La militanza del vecchio partito sta all'iscritto del nuovo partito come il matrimonio sta alla convivenza. Nessun vincolo, pochi sacrifici.
Dunque, Nichi è moderno. Ma non è detto che la modernità sia un bene ontologico. Sotto la guida di una persona come Vendola, il partito rischia di scomparire sotto una tabella di marcia dai tempi mutuati dall'agenda setting televisiva. Un partito che ragiona come ragionerebbe un dirigente di tv. Sull'argomento consiglio di leggere un reportage di Astrit Dakli sul Manifesto di qualche domenica fa. Partendo da Taranto racconta di una Puglia in cui la sinistra governa anche in Regione, ma sembra senza aver cambiato molto. A Taranto, come in Puglia, i dirigenti di sinistra che governano sembrano muoversi con poca conoscenza del territorio e pochi risultati.

Ferrero propone una concezione di partito, da questo punto di vista, più solida. Ripartire dalle esigenze, dal territorio, dalle "case del popolo", a scapito della presenza televisiva. E attenzione, perchè la rinuncia all'ossessiva ricerca del governo in questo caso non è una propensione al minoritarismo, ma la necessaria premessa per ricostruire con calma ma per bene le fondamenta di un edificio che semplicemente non c'è più.
Cosa manca a Ferrero? Quello che ha Vendola (e ahimè viceversa). A Ferrero manca un'analisi della realtà circostante condotta con gli strumenti dell'oggi. Ferrero si attacca al concetto di comunismo, in una società in cui comunismo non significa pressoché nulla. Oppure tutto e il contrario di tutto, come l'effige del Che. Dunque, se il comunismo che difende la mozione vincente di Ferrero è il comunismo inteso come lo ha inteso il 900, ci troviamo di fronte a fantasmi che discutono di fantasmi. Se non è così, Si abbia il coraggio di esporre al mondo cosa si intende oggi per comunismo. E forse, il punto di partenza sarebbe proprio rinunciare all'etichetta "comunismo" e al simbolo falcemartello, incatenati indissolubilmente al secolo passato.
L'ideale sarebbe stata, un'analisi come quella di Vendola, con un partito come quello di Ferrero. Sarebbe stata possibile una conciliazione? Forse, e se lo fosse stata, il disastro pesa come un macigno sulla coscienza di chi non ha voluto trovare un accordo per puro egoismo.
Prima di concludere il post fiume (e scusate se mi sono dilungato), voglio rendere esplicita una cosa che si tende a dimenticare: comunque la si pensi sulla gestione del congresso, Paolo Ferrero rimane un politico serio, di razza. E' stato uno dei pochi ministri del governo Prodi a fare politiche concrete. Mi è capitato di sentirlo parlare in occasioni senza riflettori, e la sensazione che ho avuto è che sia uno dei pochi politici vecchio stampo (in senso positivo, che fa politica e non annunci mediatici) che sono rimasti, insieme a Rosy Bindi, Bersani, e ahimé - anche se detesto le sue idee - Sergio Cofferati. Quindi non condivido affatto l'approccio di Brad e di altri, della serie: "Nichi poteva salvarci, questi qui ci affossano". Ferrero ha una storia politica alle spalle di estrema serietà.
Ultima considerazione flash: comunque sia, io non credo che il cambiamento verrà dai partiti, in questa fase storica. Non sarà l'esito del congresso del Prc o del Pd a risollevare l'Italia. La risposta la sta portando il vento. E a coglierla sarà qualcuno che ancora non sappiamo.

domenica 27 luglio 2008

Ri-affondazione

BRADIPO
Ho guardato con molta attenzione e con una certa apprensione al congresso di Rifondazione che si è tenuto nei giorni scorsi a Chianciano, nella convinzione che fosse importante per il paese, per la sinistra e anche per me, che non ho mai votato quel partito.
Molto mi separa dalla piattaforma che questo partito sembra proporre ma speravo (il passato non è casuale) che il progetto di una costituente a sinistra, rinnovata e finalmente radicata nella società e sul territorio potesse rappresentare un’opportunità per tutti. Egoisticamente, speravo che rappresentasse da un lato una valida alternativa per non essere costretto a votare PD per sempre o ad astenermi; dall’altra speravo che in un clima di rinnovamento culturale quel progetto potesse proporsi come alleato dei democratici, scongiurando l’alleanza prospettata solo ieri da Fassino e Rutelli con il partito chierichietto di Casini e di quell’associatoesternomafioso di Cuffaro.
Inoltre, credo in Vendola e nella sua capacità di aggregare da sinistra, come sta dimostrando amministrando la mia regione, e credevo potesse riuscire nella difficilissima impresa di prendere su di sé quel partito, le responsabilità e gli errori del suo gruppo dirigente, i sempre numerosi dissidenti e traghettarli verso una forza di sinistra europea, sganciata da inquietanti richiami a stilemi novecenteschi ma con le mani e la faccia immerse nella realtà, nelle cose per come sono realmente. Speravo in una contaminazione.
Invece hanno vinto questi altri. Hanno vinto i professionisti dell’opposizione, del presunto purismo, dell’ideologismo confezionato i poche categorie mentali (proletariato, lotta di classe, padroni, anticapitalismo) sempre valide e attuali. Ha vinto chi voleva un partito di lotta, per i lavoratori, che nel frattempo però o votano lega o sono incazzati.
Non credo che le 3 mozioni che si sono (all’ultimo momento, in nottata) aggregate attorno all’ex ministro Ferrero saranno in grado di proporre un progetto capace di allargare la base sociale di quel partito. Temo che questa gente si rinchiuderà in un angolo, preferendo una ricomposizione nominale coi colleghi nostalgici di Diliberto o con le sinistre critiche di Turigliatto o Ferrando. Con la certezza (almeno la mia certezza) di non incidere in nessun modo né nei processi decisionali né in quelli più genericamente politici. Candidati ad una marginalità compiaciuta. Tutti insieme contro tutti gli altri, almeno finchè la logica della purezza ideologica (che è l’esatto contrario della contaminazione, del meticciato) non li porterà col loro piccolo bagaglio elettorale su strade divise.

Spero sinceramente di esagerare.

venerdì 25 luglio 2008

Il Sorpasso


Ieri sera sono stato ad un memorabile concerto degli Afterhours nella cavea dell'auditorium di Roma. Aperta parentesi. Francamente non capisco come tutto l'universo, compreso i venusiani, non sia fan scatenato di questo gruppo. Chiusa parentesi.
Nei bagni dell'auditorium ho avuto l'ennesima conferma della mutazione antropologica che sta trasformando la donna in sesso forte, preparando l'uomo a secoli di asservimento.
Per la prima volta in vita mia, ho visto la coda per il bagno degli uomini chilometrica e lenta, mentre quella delle donne quasi non esisteva. Entravano e uscivano che era un piacere.
Posso giurare che lo sbigottimento era generale. Tutti avevamo impresso nel nostro codice genetico la rottura di coglioni ogni volta che dovevamo aspettare i bisogni delle nostre ragazze. Ma lì, era tutta un'altra storia. I maschi in coda borbottavano frasi del tipo "Ma come cazzo è che noi stamo nfila e queste passano, oh er monno s'è rovesciato". Le ragazze uscivano, vedevano il proprio fidanzato sconfitto e silenzioso in coda e strabuzzavano gli occhi. "Ma come? Ancora non hai fatto?". "E no, ti pare? Ho pisciato... me sto a fà n'artro giro, perchè m'è piaciuto troppo".
Magari esistono spiegazioni scientifiche alla cosa. Magari se avessi aspettato ancora un po', sarebbe uscito Alberto Angela da un cestino della monnezza, spiegandoci che semplicemente nel bagno delle donne c'erano il doppio dei wc, oppure che adesso usano tutte quegli orribili coni di cartone usa e getta per pisciare in piedi.
Sarà... ma posso assicurarvi che in quella sala aleggiava in tutti la consapevolezza del sorpasso donna/uomo oramai compiuto.

giovedì 24 luglio 2008

La Mucca perde il pelo...


Questa si che è una notizia sconfortante... Vladimir Luxuria parteciperà alla prossima edizione dell'Isola dei famosi.
Si lo so che è un trans che ha passato la vita a organizzare feste lussuriose con nomi bovinocriminali, che amava girare con il boa fucsia dicendo sconcerie agli avventori danserecci.
Dunque, che mi aspettavo?
Però mi dispiace lo stesso, mi delude! Forse l'avevo confusa con Cenerentola.

Che poi stare su un'isola deserta con Massimo Ciavarro, Flavia Vento e Giucas Casella possa essere di gran lunga meglio che in parlamento con Calderoli, Gasparri, e Borghezio, è un altro discorso...

Piccola Marketta

“Markette con la K” direbbe quel furbacchione di Chiambretti. Non proprio visto che non traggo nessun vantaggio da quello che sto per scrivere. Anzi.

Oggi mi è arrivata la newsletter di Coolclub, una piccola realtà che si occupa di eventi musicali e artistici abbasciu allu salentu, in cui mi si offrivano gli spettacoli del Parco Gondar di Gallipoli. Scettico, apro la email e scopro che il programma è una felice contaminazione di grandi nomi del raggae, dell’elettronica e della “scena underground” e di gruppi indigeni, nati in questi anni a decine nei territori dell’estremo sud-est.

Giuro che non ci guadagno nulla con questa marketta. Anzi, l’essere costretto a trascorrere le vacanze con altre decine di migliaia di persone che si vogliono stra-divertire e pensano che la pizzica sia solo un modo di alzare la gonna alle tipe o disfarsi di vino travasato in bottiglie di minerale, non è il mio sogno proibito di bambino. Però se in quella che è la mia casa ho la possibilità di ascoltare Portishead o i Wailers (il gruppo di Bob Marley) o i Prodigy (un po’ troppo per me) o Caparezza, sono arci-contento. Anche se mi toccherà parcheggiare ad Alezio o Ràcale. Per non parlare del Festival della Notte della Taranta o delle Dancehall dei SudSoundSystem o delle sagre di paese, la più importante di tutte la organizziamo le mie amiche i miei amici ed io (quest’anno ottava edizione).

A volte ho la voglia di rifugiarmi in posti selvaggi e disabitati, in compagnia di pochi amici, anche nell’affollato agosto. Ma l’idea che ci sia vita in giro, mi dà la possibilità di snobbare in tutta tranquillità.

Rivolgo solo un appello a tutti coloro che decidessero di trascorrere dei giorni di vacanza nel bradipo-land: si dice “ho fatto una vacanza NEL salento” non “IN salento”.

(scusate il pignolismo, la mia malattia, ognitanto deve per forza riaffiorare…)

lunedì 21 luglio 2008

Piccoli Fragilissimi Elettroshock


Dato il caldo, e il riflusso gastrocivicoesofageo di questi tempi, ci tocca applicare dei piccoli e puntuali elettroshock alle nostre coscienze per evitare che vaghino intorpidite per l'Italia di oggi, sbavandosi addosso minestrine all'olio di ricino scadute e indigeste.

Preferirei parlare di gnocca e vacanze. Però si tratta di recuperare qualche canna qua e là e tirare su una minibarricata che ci faccia sentire che ancora lottiamo.

Ecco i due piccoli elettroshock alla coscienza della settimana:

Lodo Bolzaneto (dal titolo del Manifesto). Chi era al G8 di Genova, ma anche chi c'era solo col cuore, non può non sentire la rabbia e l'indignazione di fronte alla sentenza sulle torture della caserma Bolzaneto. Pochissimi i condannati, con pene che arrivano massimo ai 5 anni. E in Italia se fai un reato da 5 anni, non ti fai neanche un giorno di galera. E poi, secondo i magistrati, non c'era tortura. Bah... vuoi vedere che se non gli metti addosso le tute arancioni e il cappuccio nero non vale?

Ennesima aggressione a Pino Maniaci, il giornalista di Tele Jato, tv locale di Partinico, che attacca mafia e malaffare in maniera ironica e beffarda. Ne avevamo già parlato su questo blog qualche mese fa, al tempo dello scorso attentato. Adesso gli hanno bruciato la macchina. La cosa mi mette una grossa inquietudine addosso. Perché della mafia tutto si può dire, tranne che non sappia dove andare a parare...

Stay Human! Se potete...

sabato 19 luglio 2008

dimettersi come si conviene

Mi ero dimenticato di dirvi che cambio lavoro. Anzi cambio società, perché il tipo di lavoro rimarrà più o meno lo stesso: quella mistura esplosiva di competenze economico-manageriali e schiavismo legalizzato, ma con una vena romantica, tipo gli schivisti belli e malinconici di “Via col Vento”.
Quindi, tre settimane fa mi sono dimesso. Sono andato dai miei capi e non ho detto “me ne vado!”, sbattendo il badge sul tornello. Più riformisticamente ho citato baglioni con un “io me ne andrei” al quale ha fatto seguito un coretto di “non andare per favore non è detto e poi non si sa mai”.
Insomma niente di particolare, niente di speciale, si usa tra i bradipo consulenti senza scrupoli. Anche se mio fratello sostiene che è un segno di emancipazione il fatto di rinunciare volontariamente ad un lavoro per un altro considerato migliore. Una cosa non troppo comune nelle foreste del brasile da dove vengo (foreste immaginarie che si trasformano in ulivi, pietre bruciate e ficalindie).
Prima di dimettermi una mia collega mi avverte che sono cambiate le regole per le dimissioni, che bisogna passare da un CAAF farsi dare il modulo, ecc. Lo spirito dei tempi brunettiano mi ha pervaso, spingendomi a pensare che si trattasse della solita burocrazia amministrativo-sindacale, una rottura di scatole, in soldoni. Per cui sono stato sollevato nell’apprendere dalla tipa delle HR (nelle aziende del terzo millennio la dicitura “risorse umane” è demodé) che uno dei primi atti del nuovo governo è stato quello di abolire questa procedura. Anche se ho pensato che questi stronzi di destra continuano a fare cose utili, come la detassazione degli straordinari (dimenticando che le aziende del terzo millennio solitamente non pagano gli straordinari).
Tutto fino a stamattina, quando leggo sul giornale che quella procedura mirava a evitare che i padroni obbligassero i neo assunti a firmare le dimissioni in bianco, senza data, utilizzandole come arma di ricatto, soprattutto contro le donne, soprattutto riguardo alla gravidanza.
Fortunatamente, non è il caso della mia società. Ma questo fenomeno sembra essere molto vasto e la sua gravità ciascuno di voi può stimarla correttamente proiettandola su di sé, sulla propria donna, sorella, mamma, amica.Devo ammettere che sono stato uno stronzo. Ma più stronzo di me è stato chi due giorni dopo essere salito al potere ha deciso per decreto di cancellare questa norma, di proteggere anche solo una persona.

giovedì 17 luglio 2008

Il libretto rozzo di Manu


Ecco si! Alle volte hai un dubbio che ti ronza nella testa, una contraddizione che non riesci a sciogliere. Capita spesso con le posizioni politiche. Crescere e vedere le cose in maniera più complessa e accorgersi che le posizioni tenute fino ad oggi, pur essendo in linea di principio corrette, si scontrano con una realtà che va in un'altra direzione. E allora che fare? Arrendersi
all'idea che moriremo inevitabilmente democristiani?
No, forse un'alternativa c'è. E' quella di pensare, studiare, non arrendersi. Faccio un esempio pratico. Da un po' di tempo ormai qualcosa scricchiola dentro di me rispetto al multiculturalismo di sinistra. Ecco, questa storia che siamo tutti amici, tutti uguali e tutti diversi, e che ognuno è libero di fare come cazzo gli pare, senza essere giudicato, se non con le iper-attenuanti economico-antropologiche... questa integrazione in salsa Manu Chao non mi convince più. Perché poi la mattina esci di casa ed effettivamente i rom che rubano in metropolitana li vedi, ed effettivamente se capiti alla stazione di Anagnina a Roma la sera, di immigrati dell'est Europa ubriachi e poco rassicuranti ce ne sono.
E quando un amico che vive alla periferia di Torino ti racconta che nel campo rom a lato ogni giorno vengono bruciati copertoni che riempono di diossina tutto il quartiere, mentre Rifondazione parla solo di rispetto della diversità... la contraddizione scricchiola forte.
E allora, che devo fare io? Arrendermi alla posizione tanto vaga tanto opportunista di Veltroni, che parla di sicurezza per i cittadini, di più mezzi per le forze dell'ordine, come se la soluzione fossero i proclami? O devo ammettere che sì, non c'è scelta, prendiamo le impronte ai bimbi rom, prendiamo a calci in culo i clandestini, costruiamo i muri nei quartieri a rischio e diciamo buonanotte al concetto di solidarietà?
Possibile che non esista una risposta di sinistra, da sinistra? Esiste, l'ho trovata in un'intervista uscita sulla free press di Liberazione lo scorso 8 luglio. L'intervistato è Zygmunt Bauman, uno dei pochi intellettuali che non scrivono rincorrendo il presente. Vi riporto la domanda e la risposta, a mio avviso illuminante:

Ci spiega perché ritiene che ci sia una «vena fondamentalista in ogni richiesta di riconoscimento» e perché il multiculturalismo opererebbe come una «forza essenzialmente conservatrice»?

Le rivendicazioni per una forma di vita che sia riconosciuta e non solo tollerata, rispettata e non semplicemente legittimata, vengono normalmente avanzate da comunità che lottano per evitare che i propri membri "disertino i ranghi" con la speranza di raggiungere una categoria sociale più promettente. Per i membri di un gruppo che reclama il riconoscimento i risultati sono ambivalenti: se ha successo, verranno protetti dalle umiliazioni che vengono dall'esterno ma allo stesso tempo vedranno consolidarsi il controllo sotto il quale sono tenuti. Come ha opportunamente notato Alain Touraine, la reazione della maggioranza è altrettanto ambivalente: l'accettazione della richiesta, generalmente concessa sotto l'apparenza di una politica multiculturalista (ogni forma di vita merita il rispetto e il diritto alla sopravvivenza per il solo fatto di essere differente), contiene inevitabilmente anche il riconoscimento del multicomunitarismo (la reciproca esclusività delle comunità e il loro diritto di determinare in anticipo le scelte di vita dei loro membri). La tolleranza è troppo spesso un atteggiamento conclusivo, condiscendente o sprezzante, e una manifestazione di indifferenza piuttosto che un'espressione di coinvolgimento e attenzione. La solidarietà genuina implica invece l'intenzione di discutere e di cercare insieme le migliori espressioni di un'umanità comune.

martedì 15 luglio 2008

maestro (non nel senso di funari)


Vi segnalo gli ultimi post del blog polemicacone, che sono degli esempi mirabili di surrealismo situazionista e tardo onanista. Avrei voluto scriverli io invece li ha scritti lui.
Peccato che ora sconterà numerosi anni di ospedale psichiatrico per esser stato sorpreso a fare petting con un coniglio

lunedì 14 luglio 2008

O mia bela madunina (titolo provvisorio)

Non poteva andare bene, evidentemente. Se non altro per come era iniziata. Cravatta e camicia mi sono testimoni.
Non è bello che il venerdi sera in cui tu hai programmato di tornare a casa per un breve fine settimana di sole mare e vento ti dicano: “Lunedi prendi l’aereo e vai a Milano”. Nonostante tutta l’accortezza e il rammarico del mio boss, non poteva suonare bene.
La bestemmia, di per sé non un’azione edificante, a volte aiuta.
Parto comunque, non voglio che il mio lavoro determini così nettamente le mie decisioni, anche se il fine settimana diventa una breve sosta di 30 ore, il tempo di un po’ di sole-mare-vento e di un pranzo come si conviene.
Il viaggio è stato faticoso. Non per l’immobilismo forzato quanto per la presenza di due giovani signore accanto a me (una salentina, l’altra ibrida GPL-Elettrica) che hanno attaccato a parlare a Ostuni e hanno smesso a Cisterne di Latina, quando sono svenute per la stanchezza, o per le mie maledizioni.
La notte è passata male. Per paura di non svegliarmi in tempo per il volo delle 7.20 (taxi prenotato per le 5.50) mi sono svegliato ogni ora, con impressionante regolarità, quasi fossi un Innominato qualsiasi in preda agli scrupoli di coscienza. Alla fine, il volo l’ho preso. Sono anche riuscito a fare il disinvolto all’aeroporto, come se fossi un passeggero abituale, esperto, mentre l’ultima volta che ho volato è stato con D’Annunzio su Vienna (io reggevo i volantini…). Il grosso dirigente che avrei dovuto incontrare sul volo e supportare a Milano non c’era, ha presumibilmente perso l’aereo, ma un po’ me l’aspettavo, visto il tipo umano.
Ma nell’aereo è successo l’irreparabile. Mentre mi stupivo del paesaggio (uno come me sceglie sempre il posto vicino al finestrino) ma facendo finta di nulla è arrivata la colazione di alitalia: cornetto di plastica e succhi di frutta. Composto mi accingo a prendere il cornetto, addentarlo, chiedere con la bocca piena un succa alle arance rosse sputacchiando l’ignaro vicino. A quel punto il dramma: mentre la hostess mi porge il bicchiere una turbolenza attenta al mio standing di bradipo-consulente, rovesciandomi sulla cravatta il sangue delle arance rosse di sicilia. A volte la bestemmia esce da sola, anche a bassa voce.
A Milano il cielo è grigio, as usual. La temperatura è incredibilmente di 16 gradi ed è appena arrivato il grosso dirigente, carico di meraviglie.

venerdì 11 luglio 2008

«Critico chi voglio. E la gente applaude»








Chi mi conosce sa che non sono affatto un tipo politicamente equilibrato. Sono un "massimalista", e ho sempre visto come un ricatto alla libertà d'espressione le accuse di estremismo, attacco al buon senso, luddismo, ecc, da parte dei moderati. Né mi sembra scandaloso pensare che il papa sia un furfante, come pensare che lo sia qualsiasi altra persona su questa terra.
Ma il discorso di Sabina Guzzanti a Piazza Navona, così come quello di Beppe Grillo, non è piaciuto. Perchè, se non per le ipotesi citate prima?
La risposta la dà la stessa Guzzanti in una lettera al Corriere della Sera. Ne riporto un pezzo, evidenziando in grassetto alcune parole o passaggi:

"[...] Quello che hanno visto i presenti e gli utenti di internet è una che è stata in piedi per tre ore ad ascoltare e ad piazza ricolma di gente,applaudire entusiasta. Gli interventi più criticati dai media sono quelli che hanno avuto indiscutibilmente più successo. Nel mio intervento, al contrario di quello che tanti bugiardoni hanno scritto, gli applausi più forti sono stati sulle critiche alla politica del Vaticano e le frasi più forti fra quelle sono state applaudite ancora di più. Questa manifestazione è stata il giorno dopo descritta come un fallimento, un errore, un autogol. Stampa e tv hanno tirato fuori il manganello e con i mezzi della diffamazione, della menzogna e dell'insulto stanno cercando di scoraggiare chi ha partecipato, a continuare [...]".

Ok, fate un esperimento. Tenete le frasi in neretto e buttate via il resto. Andate a prendere una dichiarazione di Silvio Berlusconi, dopo una manifestazione di piazza in cui ha fatto una delle sue boutade agghiaccianti. Tipo... quando ha detto "chi vota la sinistra è un coglione", o "i giudici sono mentalmente disturbati". Aggiungete a casaccio queste frasi della Guzzanti.
Giustificate il tutto togliendo i grassetti. Andate a prendervi un gelato. Quando sarete tornati a casa, rileggete la notizia che avete creato. Non vi ricorderete più quali frasi avete aggiunto voi e quali erano le originali.

Ecco perché non mi è piaciuto l'intervento della Guzzanti, e nemmeno quello di Grillo.

giovedì 10 luglio 2008

Irrefrenabile necessità

Gli amici servono anche a questo. Non solo conforto nei momenti di bisogno, ma bastonata ben assestata quando serve, a fin di bene ovviamente.
Sabato, cena pre-serata romana. Il maresciallo, commentando il nuovo programma di Alda D’Eusanio, dice “È vero, che fine a fatto Marcella Bobbit”. Io prontamente lo correggo: “Lorena. Lorena Bobbit”. Vedo Lucyinthesky che ride e scuote la testa e sostiene che la mia è una malattia. Mi fermo, ci penso un secondo e mi rendo conto che è vero. Sento un’irrefrenabile necessità di correggere le persone quando dicono qualcosa che mi suona storto. Oppure anticipo le persone mentre parlano, consigliando loro le parole da dire.

Sono un insopprimibile scassaminchia. Tra l’altro anche le nuove tecnologie mi hanno aiutato a prendere coscienza del mio problema. Domenica pomeriggio, chiamata skypiana con Pablo da Granada. Dopo aver parlato di piscine, cravatte, vacanze e dell’ultimo congresso del PSOE, gli chiedo se si fosse mai reso conto di questa mia malattia. La sua risata ironica è stata più chiara di qualunque parola. Lui, peraltro, rappresenta una prova dura, con la sua parlata italo-ispanico-salentina.

Ora ManuCheGue (che è il soprannome in borghese del maresciallo) mi aiuta facendomi dei trabocchetti. Ogni tanto sbaglia appositamente qualche parola e aspetta la mia reazione. Non sempre ce la faccio. Il cammino è ancora lungo ma ce la farò a diventare un po’ meno scassaminchia. Magari per reazione divento un serial killer…

mercoledì 2 luglio 2008

C-appelli da indossare

Lo so che le cose non andrebbero mischiate. Figuriamoci gli appelli. Ma dato lo scarso tempo a disposizione, io lo faccio. E poi si tratta in entrambi i casi di democrazia il pericolo.

APPELLO N.1:

Iniziativa, promossa dall'on. Furio Colombo, il senatore Francesco Pardi e Paolo Flores D'Arcais.


'Care concittadine e cari concittadini,
il governo Berlusconi sta facendo approvare una raffica di leggi-canaglia con cui distruggere il giornalismo, il diritto di cronaca e l'architrave della convivenza civile, la legge uguale per tutti.

Questo attacco senza precedenti ai principi della Costituzione impone a ogni democratico il dovere di scendere in piazza subito, prima che il vulnus alle istituzioni repubblicane diventi irreversibile.

Poiché il maggior partito di opposizione ancora non ha ottemperato al mandato degli elettori, tocca a noi cittadini auto-organizzarci. Contro le leggi-canaglia, in difesa del libero giornalismo e della legge eguale per tutti, ci diamo appuntamento a Roma l'8 luglio in piazza Navona alle 18, per testimoniare con la nostra opposizione – morale, prima ancora che politica – la nostra fedeltà alla Costituzione repubblicana nata dai valori della Resistenza antifascista.

Vi chiediamo l'impegno a "farvi leader", a mobilitare fin da oggi, con mail, telefonate, blog, tutti i democratici. La televisione di regime, ormai unificata e asservita, opererà la censura del silenzio.'

I mass-media di questa manifestazione siete solo voi.'


Dice "ma tanto non cambia niente", è vero, non abbiamo la forza di cambiare le cose al momento, ma è questione di dignità minima, come ai tempi del fascismo: Non immischiarsi con i criminali, non esserne complici, è il minimo che possiamo fare.


APPELLO N.2


(Da www.riccardoorioles.org) "Un fatto gravissimo, che potrà avere effetti devastanti per la libertà di espressione sul web in Italia. Carlo Ruta è stato condannato per "stampa clandestina", solo per aver gestito un sito di documentazione storica e sociale, in sostanza un normalissimo blog, di cui peraltro era stata comprovata, dalla polizia postale di Catania, la non periodicità regolare.
L'incredibile sentenza è stata emessa dal giudice Patricia Di Marco, presso il tribunale di Modica, dietro denuncia presentata dal magistrato Agostino Fera, noto alle cronache per le censure di cui è stato fatto oggetto da diversi parlamentari, da Giuseppe Di Lello al presidente dell'Antimafia Francesco Forgione, in relazione alla gestione dell'inchiesta giudiziaria sul caso del giornalista Spampinato.
Una sentenza del genere, che reca riscontri soltanto in Cina e in qualche nazione a regime dittatoriale, per le leggi che vigono nel nostro paese è un'assurdità. Costituisce un attacco frontale al mondo del web, alla democrazia, ai diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione. E' quindi importante che le realtà delle reti, le sedi dell'informazione, le espressioni del paese civile rispondano con la massima determinazione. Firma anche tu la petizione per Carlo Ruta: oggi tocca a lui, domani potrebbe toccare a te!
Petizione: www.censurati.it/voxpeople/carloruta/"


Carlo Ruta è una persona pulita, ossessionata dalla verità, come solo si può essere in Sicilia per non abbandonarsi alla virtus che stat in media tra mafia e legalità. Il solito amico del nostro blog lo intervistò due anni fa, quando fu condannato in primo appello. Per capirci qualcosa di più leggi l'intervista.