lunedì 18 ottobre 2010

Laceranti Dubbi (ovvero manifestazione sì, manifestazione no)

Sabato sono andato in piazza, alla manifestazione della Fiom-Cgil. Avevo molti dubbi ma ci sono andato.
Nei mesi scorsi, leggendo degli accordi di Pomigliano e della vertenza che li ha determinati, mi sono chiesto più volte quali tra le parti in causa – la Fiat, i sindacati sottoscriventi o quelli protestanti - avesse ragione.
L’istinto mi portava a solidarizzare con gli operai. Ma quali? Quelli che l’accordo lo hanno sottoscritto o quelli che manifestano? E poi, non ho mai avuto simpatie per chi, analizzando una vertenza di questo genere, mostri di non considerare in nessun modo le ragioni dell’impresa, della loro efficienza, della necessità che hanno di competere sul mercato.
Nel caso di Pomigliano, ad esempio, come si può non vedere il problema di efficienza che avviluppa uno stabilimento che ha percentuali di assenze per malattia significativamente più alte di altri stabilimenti? E come si può ignorare che il costo per Fiat di mantenere un simile stabilimento è aggravato dalla consapevolezza che produrre in un altro paese (si è parlato di Polonia o Serbia) porterebbe ad un abbattimento dei costi del lavoro notevole?
Certo, un’azienda di tale rilievo non può fuggire all’improvviso, soprattutto se si parla di un’azienda negli anni ripetutamente aiutata dalla collettività, dallo Stato, attraverso le barriere all’entrata per i concorrenti esteri, gli incentivi all’acquisto di auto e attraverso vendite concordate di aziende dall’IRI (Alfa Romeo) nella logica dell’interesse nazionale.
Poi ci ha pensato Fiat a risolvere il mio dubbio, inserendo nella vicenda quelle forzature - quali le limitazioni arbitrarie alle assenze per malattia, il rigetto unilaterale del contratto collettivo nazionale del 2008 – che mi hanno indotto a pensare che al di la della vertenza sindacale, del futuro di quello stabilimento, ci fosse una logica ben precisa nella strategia dell’azienda italo-americana (anche questa dimensione geopolitica va presa in considerazione dopo la fusione con Chrysler).
Una logica che punta a forzare la situazione in Italia, rappresentando la vicenda di  Pomigliano come uno scontro tra modernità e anticaglia operaista novecentesca, per avere una giustificazione per andare via dal paese, senza responsabilità, anzi con l’appoggio del governo e dell’opinione pubblica.

Mi decido quindi a partecipare insieme con la Fabbrica di Nichi alla manifestazione, puntando attraverso loro a evidenziare non solo la condizione di chi vede minacciati i propri diritti (gli operai) ma anche di chi quei diritti non li ha (lavoratrici/tori atipici, precari in gergo) e forse non li avrà mai. Per di più, facendolo con una certa leggerezza, con i risciò al corteo, le interviste, la trovata delle fantapensioni per i precari. (nella foto accanto un giovane e capelluto e anonimo partecipante)
Alla fine della manifestazione, che a tratti appare nostalgica e sicuramente piuttosto incazzata, sono contento del lavoro che abbiamo fatto. Continuo a preferire di gran lunga Epifani a Landini, la logica non corporativa (almeno nelle parole) della CGIL ad un certo settarismo della FIOM ma sono contento di non esser rimasto a casa.

Happy end? Riconciliato col mondo sindacale? Manco a dirlo...


Oggi leggo un piccolo articoletto che riguarda l’accordo tra Unicredit e sindacati relativo ai 4700 esuberi previsti dalla riorganizzazione della banca. A prima vista tutto sembra normale: una prima parte degli esuberi sarà composta dalle uscite volontarie; poi si comincerà con coloro che hanno più di quarant’anni di contributi (che ci faranno ancora a lavoro?!). Bene, bravi.
Poi gli aspetti positivi dell’accordo, il frutto dolciastro che in una mediazione serve a far ingoiare la pillola, ovvero:
  «[…] la stabilizzazione a tempo indeterminato di 1.700 apprendisti e l'assunzione di 1.121 giovani. È stato ottenuto anche l'impegno dell'azienda a privilegiare le assunzioni dei figli dei dipendenti, con due vincoli legati alla laurea e alla conoscenza della lingua inglese. Unicredit non ha invece accettato l'idea di un’assunzione automatica dei figli dei propri dipendenti destinati al prepensionamento.»
Esattamente come nelle caste indiane: diventi bancario se sei figlio di bancario.

Mi cadono le braccia, non so cosa aggiungere e mi distraggo con le foto osè di corriere.it

8 commenti:

Cipputi ha detto...

Così,ho provato a riassumere il tuo post, togliendo le considerazioni lambiccate e leziose, lasciando solo quelle reali e solide. Ecco, viene così:

Un’azienda di tale rilievo non può fuggire all’improvviso, soprattutto se si parla di un’azienda negli anni ripetutamente aiutata dalla collettività, dallo Stato, attraverso le barriere all’entrata per i concorrenti esteri, gli incentivi all’acquisto di auto e attraverso vendite concordate di aziende dall’IRI (Alfa Romeo) nella logica dell’interesse nazionale.
Poi ci ha pensato Fiat a risolvere il mio dubbio, inserendo nella vicenda quelle forzature - quali le limitazioni arbitrarie alle assenze per malattia, il rigetto unilaterale del contratto collettivo nazionale del 2008 – che mi hanno indotto a pensare che al di la della vertenza sindacale, del futuro di quello stabilimento, ci fosse una logica ben precisa nella strategia dell’azienda italo-americana (anche questa dimensione geopolitica va presa in considerazione dopo la fusione con Chrysler).
Una logica che punta a forzare la situazione in Italia, rappresentando la vicenda di Pomigliano come uno scontro tra modernità e anticaglia operaista novecentesca, per avere una giustificazione per andare via dal paese, senza responsabilità, anzi con l’appoggio del governo e dell’opinione pubblica.

Insomma, un modo simpatico per spingerti ad abbandonare il bersanismo, e considerare che queste di sopra non sono premesse. Sono dati che sussistendo, dovrebbero toglierti qualsiasi lacerante dubbio sull'ipotesi di partecipare o meno a una manifestazione come quella di ieri.

Se no è come dire: "Certo se non fosse che Hitler ammazzava gli ebrei, ci sarebbe da dire che alcune volte anche gli ebrei sbagliavano".

bradiponevrotico ha detto...

E no, compare mio, tu ti eserciti col taglio e cucito! E anche con una certa approssimazione.
Le premesse sono parte integrante del post, mica considerazioni "lambiccate e leziose".

Prego tutti i lettori di inviare un fax di protesta a cipputi per il suo atteggiamento manipolatorio (num. fax 144.111.222.666)

Cipputi ha detto...

ehehehehe....

ma era solo uno spericolato giuoco cerebral intelluale per dimostrare l'ontologica gnoseologia del budello di tu ma'.

lulucarp ha detto...

Bradipo, sottoscriverei super completamente il tuo post einvierei un fax di protesta contro le sgommate di misumisu, se non fosse che... un elemento lezioso effettivamente c'è!
Garamond, dico io!, G-A-R-A-M-O-N-D.
Nunzepo'.
:)))

bradiponevrotico ha detto...

ebbene sì, mi hai sgamato: uso quasi sempre il garamond nei miei post (almeno quando li scrivo offline). Ho un contratto con la Arturo Garamond srl, mi danno 50.000 lire al pezzo. E' una vita difficile..

Cipputi ha detto...

tipico di voi british...
Vi arriva una lettera minatoria e voi lì a inorridire per Bold usato a cazzo.
Morir sì, ma con stile!
(ma come sono ficcante e sagace e sarcastico e pungente)

Anonimo ha detto...

è sempre stato il tuo sogno essere ficcante, vero?

Cipputi ha detto...

anonimo sei un porco insinuante.