venerdì 9 maggio 2008

C'era Cinisi in Coma


Di Aldo Moro, che trent'anni fa venne trovato morto in posizione fetale nel bagagliaio di una renault 4, in via Caetani a Roma, sappiamo tutto. E quello che non sappiamo, ahimé, forse non lo sapremo mai. Di Peppino Impastato, sucidato dalla mafia con chili di tritolo legati al petto, si sa di meno, ma comincia a sapersi quasi tutto. Merito del film I Cento passi. I miei amici più politicizzati, comunisti, o anarcocomunisti, nonostante l'oblio parlamentare, non amano quel film. Con Antò, ne abbiamo discusso spesso. Tra le cose che non gli piacciono del film, c'è l'idea che passa del rivoluzionario romantico, sognatore, idealista di un idealismo etereo, senza colore. Invece, e ha ragione Antò, Peppino il colore politico lo aveva, era un comunista, e quando fu ammazzato era candidato con Democrazia Proletaria. Uno che studiava, si potrebbe dire, uno che approfondiva, che aveva un'idea precisa di lotta di classe e di conflitto sociale. Tutto vero, come è verò che il cinema spesso deve annacquare le identità per vendere il prodotto. Però, nonostante tutto, apprezzo i Cento passi perché pur essendo un film ruffiano in tante cose, rimane comunque sincero nel presentare un idea di rivolta che va al di là del contesto storico. Trasforma Peppino in un simbolo, con tutta la forza che i simboli hanno di trascinare a imprese, di chiamare al coraggio.
Per ricordare i trent'anni di Impastato morto ammazzato dalla mafia, mi permetto di segnalarvi un paio di link:

- Lo spezzone de I Cento passi, in cui Peppino/Lo Cascio parla all'amico dell'importanza della bellezza

- Negghia, una nuova canzone dei siciliani Marta sui Tubi, dedicata a Peppino Impastato, che ha una sua poesia come testo

- Il sito del Centro siciliano di documentazione Impastato, dove se siete tra gli "uni che studiano, che approfondiscono", trovate documenti preziosi. Altrimenti, potete cliccare sul link Peppino in homepage e leggere gli strazianti pezzi del suo diario o le poesie scritte da e su di lui

1 commento:

Anonimo ha detto...

se è vero che "i cento passi" è un film un po' ruffiano, perché romantico, nella media di marcotulliogiordana, però è anche vero che spesso la lente ideologica gioca brutti scherzi.

Una tinta rossa alla pellicola? Uno sguardo verso la cinepresa a dire "sai io sono communista"? Cosa avrebbe dovuto Fare l'autore per sottolineare, un'appartenenza?

C'è modo e modo si dirà. E può anche darsi che il film di Giordana non piaccia per come sviluppa la storia di Peppino. Ma, a parte che nel film ci sono passaggi inequivocabili che rimandano alla sua appartenenza politica, .

Non è che un militante comunista degli anni settanta aveva bisogno di sottolineare ripetutamente chi fosse e perché.

Attenzione a non guardare il passato con gli occhi ossessivi del presente. E gli occhi del presente per noi (mi ci metto pienamente nel mezzo) sono gli occhi degli "indiani nelle riserve".

Bello il titolo del post. Ma s'è svegliata?

www.raccuiottu.splinder.com