venerdì 28 agosto 2009

Impressioni di settembre



Finite le vacanze, imprimo qui le mie impressioni svolazzanti di settembre. In effetti non è ancora settembre. Ma agosto è come il secolo di Hobsbawm, breve. Per la precisione, finisce con le ferie.
Quindi, impressioni di settembre.
La prima parte delle ferie ha visto il vecchio Cipputi tentare un ritorno alla gggiovinezza con una vacanza on the road tra Andalusia, Estremadura e Portogallo. Due macchine, dieci persone, qualche sacco a pelo, e nessun progetto. La lezione che ho imparato è che con gli spagnoli, almeno quelli del sud, pensare di poter avere una cosa che somigli anche lontanamente a una tabella di marcia è pura follia. Nessun ordine, nessuna pretesa di controllo su quello che succede. Ma lasciarsi lavorare e, di tanto in tanto, trasportare dal vento.
Poi la prova di resistenza ai limiti della civilizzazione. 4 giorni per spiagge, senza bagni se non quelli del bar, senza tetto sotto cui dormire, con il vento dell'Atlantico che spazzava la capoccia che te lo sentivi circolare dentro.
Al terzo giorno, nella spiaggia di Sagres entro dentro il saccoapelo e mi spavento. Sento una puzza fortissima, c'è un barbone nel mio sacco. Sono io.
Seconda lezione, si può vivere anche con meno igiene. Ci si arriva anche ad abituare, così come a dormire all'aperto. Quando torniamo a dormire in casa mi sembra quasi una violenza non poter prendere sonno sotto le stelle.
Dopo la Spagna una settimana di pit-stop a casa. Eternamente combattuto tra la voglia-dovere di stare con la mia famiglia ("Mancu t'hai vistu" è la frase ricorrente di mia madre quando riparto) e la voglia-necessità di muovermi. Mio fratello mi chiama "lo squalo", dice che non posso stare fermo. Dice che mi rosicchio la vita fino all'osso. Io penso che di polpa da mangiare ce ne sarebbe molta di più.
Poi Praga, una città bellissima. C'è anche Brad, con cui facciamo vacanze semiseparate (magari lui poi vi racconterà la sua parte). La città è bellissima, ma noi siamo lì soprattutto per il concerto dei Radiohead. Due giorni prima nella piazza centrale riconosco il figlio di Vasco Rossi (non chiedetemi come faccia a sapere come è fatto), e il giorno prima del concerto, vedo passarmi accanto Thom Yorke, il cantante dei Radiohead. E' basso, ha i capelli unti e la faccia macinata. Lo inseguiamo per una foto. Lui risponde di no e continua a camminare. Dopo mezz'ora ci spunta di fronte in una strada che scende dal castello, mentre risponde no a un gruppo di altre ragazze che lo prega di lasciarsi fotografare. Lo immortaliamo e proseguiamo. Ed è proprio mentre lo guardo muoversi sensuale che manco Mick Jagger sul palco, mentre canta le sue canzoni, che mi arriva la terza lezione. Era un ragazzino di Oxford gracile, basso, con l'occhio guercio. Praticamente spacciato nella vita, condannato al ruolo di mostriciattolo. Ha usato la sua abilità maggiore, e adesso è un dio sensuale per migliaia di giovani. Ecco dunque la vera lezione di questo agosto intenso: non restare in potenza, esprimersi al meglio.

E buon ritorno al lavoro.

Nessun commento: