lunedì 30 aprile 2012

Cari maschi, ma quale solidarietà? Siamo noi che abbiamo bisogno d'aiuto


Stiamo pranzando in una trattoria e questa mia amica mi racconta di una coppia di amici che stanno per avere un figlio. Lui è una persona adorabile, però quando si arrabbia ha scatti di ira eccessivi e incontrollati.
In vista della nascita del figlio, il ragazzo decide di andare in un centro specializzato per controllare la rabbia. Rimane lì qualche giorno (forse settimane, non ricordo) e ritorna a casa sereno. Non ha più gli scatti d'ira, sto quasi cominciando a volergli bene, scherza la mia amica.
Ora, davanti a quel numero, 54, che rappresenta le donne uccise dai compagni dall'inizio dell'anno in Italia, da quel numero agghiacciante, io non credo che la soluzione sia andare tutti a chiuderci per una settimana in un centro per la gestione della rabbia in Toscana.
Però queste due cose, messe insieme, mi fanno riflettere.
Le donne che chiedono di occuparsi finalmente, decisamente, politicamente, dei femminicidi in Italia, dicono senza mezzi termini, e senza paura di smentita, che c'è un problema culturale enorme alla base di questo sangue. E così è.
A partire dal fatto che quando c'è un uomo che picchia a sangue la sua compagna, l'unica risposta che la nostra società sa dare è la medicalizzazione della parte lesa. I centri antiviolenza per le donne sono uno strumento prezioso, da difendere con le unghia e con i denti, da sostenere, da diffondere. Ma mi chiedo se non manchi un grosso pezzo, se in una società in cui un uomo massacra di botte una donna, si dia per scontato che il post-trauma riguardi solo la vittima.
Che, in altre parole, non sia l'uomo che debba farsi curare innanzi tutto. Come se fosse normale, o passionale come titolano i giornali, prendere a calci e pugni, strangolare, umiliare, una donna che non ti ama più. Perché il grande e utile lavoro che è stato fatto in questi anni per diffondere tra le donne vittime di violenza la conoscenza di centri  adatti a prendersi cura di loro - lavoro plurale, spesso fatto con la fatica di volontarie e volontari e senza l'aiuto dello stato - non viene affiancato da uno sforzo altrettanto importante rivolto agli uomini?
Se non riesci a controllare la tua ira, se non riesci ad accettare che lei non ti ama più, se hai voglia di strozzarla perché ride con un altro, perché fa sesso con un altro, se perdi la ragione perché tua moglie si veste troppo provocante... curati. Curati. Parlane con qualcuno che ti riporti alla realtà. Sfoga la rabbia in altro modo. Fatti aiutare. Curati.

pubblicato anche su Facebook, qui.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

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