martedì 30 marzo 2010

La dura legge del pacchero


La politica è peggio del calcio perchè provoca la stessa amarezza ma il giorno dopo non puoi consolarti dicendo “in fondo, è solo un gioco!”.

Ci sono però dei modi per mitigare la delusione. Per esempio, essere invitati a cena e godere del cibo e della compagnia.
Un po’ come ne “La grande abbuffata” di Ferreri, siamo andati incontro ad una delusione elettorale con animo leggero, stomaco appesantito e papille esultanti.

“Magra consolazione”, direte voi ma forse magra non è la parola adatta.

Antipasto – bruschette con pomodoro e zucchine grigliate, saltate, acetate

Già arrivando la delusione è palpabile, soprattutto nell’unica commensale avversa al pesce. Per questo la bruschetta rappresenta per lei un’ancora di salvezza in un mare agitato, un po’ come Vendola in Puglia.

Primo – paccheri con zucchine e gamberi

Sul primo si ha la conferma, veicolata dal sempre piacevole Bruno Vespa, che i paccheri durante la serata non saranno solo la delizia del palato ma interesseranno ripetutamente anche la zona tra la testa e il collo, con sonoro schiocco(*).
L’impaccio con cui Rosi Bindi cerca di tenere testa al coniglio mannaro Sandro Bondi e al vero vincitore Umberto Bossi (che muore dalla voglia di urlare di nuovo che “la lega ce l’ha duro!” facendo il gesto dell’ombrello) è la manifestazione evidente che si tratta solo di un assaggio di "paccheri", in attesa della dichiarazione di guerra alle potenze demo-plutocratiche: CSM, Quirinale, leggi costituzionali, ordinarie, regolamenti e prassi.

Secondo – calamari ripieni con pane e olive di gaeta, in salsa di pomodorini

Ormai la frittata è fatta. Fortunatamente, le uova qui non c’entrano tanto (forse, chissà, nel ripieno) e mentre il ministro dell’offesa La Russa cerca di ipnotizzare con occhi spiritati il pubblico è un piacere rifuggire lo sguardo e concentrarsi sul calamaro, tagliarne una fettina e riporla su una piccola fetta di pane ammorbidita col sughetto.
Ma quando la realtà diventa difficile la fuga verso l’entertainment sembra una scelta naturale. E così scopriamo che una famosa pescivendola dell’hinterland napoletano è solita provare capi di intimo subito dopo aver chiuso la pescheria, ancora profumata dall’essenza di cozze, stemperando le perplessità della mutandiera con il peso del portafogli. È un aneddoto divertente ma anche una chiave di lettura di questo Paese.

Epilogo – pastiera, caffè, ammazza-caffè

Appare il vincitore piemontese Cota e si ha notizia di festeggiamenti della Polverini in piazza del popolo. Neanche l’intervento della pastiera (nota per le sue doti taumaturgiche) riesce a evitare all’ecogiornalista dei due mari la sua dose di aerosol.
Il presepe si scioglie ed una domanda emerge: come avremmo reagito a questa serata elettorale se non avessimo annegato i dispiaceri nel piatto?

Nel dubbio, un ringraziamento alla cuoca, salvatrice di umori prima che di palati.



(*) Pacchero, che vuol dire ‘schiaffone’, deriva dal greco “pas/pasa/pan” (‘tutto’) + “kheir” (‘mano’), http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_napoletana)

Ilvo Diamanti mi fa 'na sega

Al di là dello sconforto per la sconfitta elettorale di quelli che ci ostiniamo a ritenere i "buoni", che leggerete ampiamente su facebook, tentiamo di mettere in luce brevemente alcuni aspetti interessanti dei risultati di queste elezioni.

1) Laddove il Pd ha scelto la linea old style, e cioé imporre dirigenti di partito, con una linea politica che muoveva non poche critiche all'interno dell'area di riferimento (penso a Campania, Calabria e forse un po' anche Piemonte, vedi affaire No Tav), ha perso clamorosamente terreno. E questa è una sconfitta per il Pd. Laddove si è affidato a forze altre, ha vinto o ha perso di pochissimo (Puglia e Lazio). E anche questa è una sconfitta per il Pd. Ci si chiede se mai il partito democratico scoprirà l'acqua calda: e cioè che la soluzione sta nel diventare esso stesso un partito Altro.

2) L'elezione segna un ulteriore conferma di come le forze sedicenti comuniste siano ormai state digerire, espulse e sciacquonate, dalla vita politico-partitica italiana. Ne è una prova il fatto che praticamente in tutte le regioni, qualsiasi lista civetta creata apposta per sostenere il candidato presidente ha sorpassato in percentuale la poderosa federazione comunista, che quasi da nessuna parte supera il tre per cento.

3) Tre per cento che invece si è dimostrato un obbiettivo alla portata, in alcuni casi straraggiunto da Sinistra e Libertà. Con queste elezioni dunque Vendola sembra essere diventato grande anche a livello nazionale, e aver alla lunga vinto la battaglia congressuale di due anni fa con Ferrero. Adesso, però, ci toccherà aspettare altri 4 anni prima che lo si possa candidare come leader del centrosinistra. Sperando che nel frattempo non si trasformi in un democristiano etero.

4) Anche Il movimento a 5 stelle di Beppe Grillo ha avuto un successo clamoroso. Stiamo parlando del 3 per cento e più in diverse regioni, del 6 per cento in Emilia Romagna, per un partito che non ha messo manifesti elettorali, che è stato totalmente bandito da tribune elettorali, proiezioni e sondaggi di siti come Repubblica e Corriere, che ha speso in media 15mila euro per campagna regionale. Queste percentuali grazie a web e passaparola mi sembrano più di un successo.

5)Giù su facebook si leggono i soliti triti commenti stile: "Ringraziamo chi non ha votato nel Lazio e chi ha votato Grillo in Piemonte per aver consegnato la regione ai fascisti". Stronzate. E la solita sega autoconsolatoria di chi perde: cercare il colpevole all'esterno (prova ne è il fatto che a seconda della regione il colpevole cambia in base al suo successo). Anche stavolta che avrei fatto una scelta diversa - se nella mia regione si fosse votato - credo che questa accusa sia infantile e scarsamente democratica. Il partito di Grillo si è presentato con un programma strutturato e completo, da mesi. Ha un'idea di movimento politico alternativa a quella del Pd e della maggior parte dei partiti della coalizione, e in più è stato sempre osteggiato e preso per il culo da questi ultimi. Non si capisce perché non avrebbe dovuto presentarsi da solo. Non si capisce perché chi era d'accordo con Grillo, o chi non ha votato per totale disaccordo con tutti, dovevano votare per il Pd.
E soprattutto, non si capisce perché dare la colpa ad altri per il fatto di non essere stati capaci di convincere la maggioranza più uno di elettori dell'efficacia del proprio programma o anche solo della necessità di votare insieme contro Berlusconi.

6) A Nord stravince la Lega. Adesso in tv se ne tesseranno ampie lodi, dicendo che è un partito ancorato al territorio, che ascolta i problemi della gente. E' vero. rimane comunque un partito con basi xenofobe, e che fa presa spesso sui mal di pancia della gente, più che sui reali problemi. Perchè dunque prenderli ad esempio. Non sarebbe meglio tornare sul territorio da sinistra?

giovedì 25 marzo 2010

Rai per questa notte

Scusate, non resisto alla tentazione di offrirvi la visione di Raiuperunanotte da Bradiponevrotico.
Comunque, da qui o da altrove, stasera non accendete la tv per vedere la rai. Guardate Luttazzi, Santoro, Vauro... e pure Benigni, va! (Speriamo che non parli della madonna e dell'amore, se no mi vomito addosso).

giovedì 18 marzo 2010

Minne Vaganti

(ovvero, se Tinto Brass fa il remake erotico di “Avatar” e lo chiama “Chiavatar” anche noi di bradiponevrotico vogliamo il nostro posto al sole)

Ieri sera un’allegra brigata di 14 donne e due uomini (brad e cipputi) si è recata al cinema Tibur per vedere l’ultima fatica registica di Ferzan Ozpetek, “Mine Vaganti”.

Che qualcosa non andasse s’è capito da subito visto che, nonostante la distribuzione random dei biglietti preventivamente acquistati, gli unici due maschi (cioè sempre brad e cipputi) erano seduti accanto (destino beffardo). Non solo.
I reiterati inviti a cambiar di posto inviati alle nostre amiche, sedute alle nostre spalle o sparse in sala, sono caduti nel vuoto e si sono trasformati in aperta - e sadica – ilarità quando il destino ha palesato che ai lati dei succitati si sarebbero sedute due coppie evidentemente gay.
Insomma, una selva di fave.

Passiamo al film.

Location eccellente: bei luoghi, bellissima la città. Una rappresentazione solo a volte vagamente oleografica di Lecce (il mio giudizio è ovviamente di parte).
Però la storia, seppur portata avanti con ritmo e battute e scene brillanti, ha un neo molto grave.
La protagonista femminile – Nicole Grimaudo – che impersonava una donna complessa, piena di sfaccettature ma soprattutto fygha esce dalla storia completamente illibata, con un innocuo bacetto senza prospettive.

Per questo motivo io e Cipputi ci siamo presi l’impegno di girare con lo stesso cast un remake del film dal titolo “Minne Vaganti”, per restituire all’italiano medio uno squarcio di banale eterosessualità.


P.S. per la scheda tecnica del film ed altri dettagli sulla serata è prevista una seconda puntata a firma Cipputi

mercoledì 10 marzo 2010

Lannes. Di scorie, Ficuzza e Schifani

Ci sono voluti tre attentati prima che ricevesse la scorta. Due incendi alle sue macchine e la manomissione dei freni di un'altra autovettura non sono bastati però a scoraggiare Gianni Lannes, giornalista con una carriera ventennale, specializzato in inchieste scottanti, molte delle quali con base di partenza al Sud Italia, soprattutto in Puglia. Lannes si occupa soprattutto di tematiche ambientali, attorno alle quali ha scritto sui maggiori giornali italiani: Manifesto, Espresso, La Stampa. Di quest'ultima, è collaboratore, ma ormai da due anni non scrive più una riga. “E' successo quando ho fatto un'inchiesta su una superstrada che doveva attraversare la riserva del bosco di Ficuzza, in Sicilia. Un'opera inutile e dannosa per l'ambiente di cui il presidente del Senato Schifani si era fatto sponsor politico”. Secondo Lannes, proprio questo episodio ha comportato il suo “congelamento” all'interno del giornale, fatto che lo ha spinto ad aprire un sito internet di inchieste, italiaterranostra.it, a metà del 2009. “Ci siamo occupati delle navi dei veleni, e del progetto di costruzione di vari inceneritori in Puglia, ma dopo diverse telefonate e lettere di intimidazione ai mie redattori, tutti giovani, ho deciso di oscurare i loro nomi sul sito e di 'congelare' la redazione, fino a quando la giustizia non individuerà i responsabili di questi atti”. In questi mesi, dunque, Lannes ha continuato da solo il suo lavoro di inchiesta, tirando fuori vere e proprie bombe giornalistiche. L'ultima, per cui sta lavorando a un dossier che dovrebbe essere reso pubblico in poche settimane, riguarda il sito atomico di Caorso: “Lì, ho fotografato i camion della Ecoge Srl. I rapporti della Direzione investigativa antimafia dal 2002 dicono chiaramente che questa ditta è organica alla 'ndrangheta. Mi chiedo se per caso il governo italiano, attraverso la Sogin (la società di gestione degli impianti nucleari ndr), non abbia appaltato a una ditta in mano alla criminalità organizzata lo smantellamento della centrale di Caorso e lo smaltimento di rifiuti tossici”. La Sogin risponde di aver appaltato all'Ecoge solo l'acquisto di rottami metallici, ma Lannes promette a breve “tonnellate di prove”. Testardo nella ricerca della verità, nonostante la scorta, e tre attentati subiti in meno di un anno.

pubblicato sul settimanale Il salvagente

martedì 9 marzo 2010

Catania non è la Svezia

Pubblichiamo due brevi interviste che un amico del sito, un tale Lorenzo Misuraca, ha scritto per il settimanale Il Salvagente. Si tratta di giornalisti che fanno il loro mestiere in terra di mafia. E come sapete, le due cose sono abbastanza inconciliabili.

Orioles. Catania non è la Svezia

“Noi non facciamo giornalismo, facciamo politica”. Riccardo Orioles preferisce provocare piuttosto che accettare la parte del giornalista paladino dell'antimafia. Anche se i galloni per salire in cattedra ce li avrebbe tutti. Si è formato nei primi anni ottanta dentro la redazione de I siciliani, il primo periodico di informazioni a fare i nomi di mafiosi e politici corrotti di Catania, diretto da Pippo Fava, ucciso dalla mafia nell'84. Quell'esperienza lo ha formato indelebilmente. E dopo esser passato per redazioni di giornali di inchiesta come Avvenimenti, decide di tornare in Sicilia e mettere la sua esperienza a disposizione delle nuove leve di giovani giornalisti siciliani, formando diverse generazioni di cronisti, lanciando riviste, siti internet, network di associazioni, tutti con un'unica parola chiave: antimafia. “Il giornalismo si può fare in Svezia, dove la base della convivenza civile è garantita, qui da noi si può fare solo politica – dice Orioles – in Sicilia, raccontare i fatti in maniera libera e rigorosa significa far politica”. Non a caso in questi ultimi anni, Orioles si è dedicato a progetti di informazione nei quartieri più poveri e ad alto tasso di infiltrazione mafiosa di Catania, Librino e San Cristoforo. In entrambi i casi, aiuta i ragazzi del posto nella redazione di giornali che con inchieste accurate raccontano le ferite aperte del quartiere. Giornali che fanno parte del network che ha il suo fulcro nel portale internet ucuntu.info. “Le intimidazioni non si contano, ad esempio l'altro giorno hanno incendiato due cassonetti di fronte alla sede di un'associazione con cui collaboriamo. Ma a questo quasi non facciamo caso. La vera intimidazione sta nell'isolamento economico e nella mancanza di mezzi. Del resto, anche ai tempi dei Siciliani di Fava, che aveva molto seguito tra i lettori, pubblicità sul giornale non ne faceva nessuno”. Orioles, che è anche direttore responsabile di Telejato, la tv antimafia di Partinico, crede nel giornalismo come mezzo di crescita collettiva: “Siamo riusciti a elaborare delle griglie per impaginare dei giornali utilizzando un programma semplice come OpenOffice. Quando mi chiamano per conferenze in giro per l'Italia porto sempre con me un cd col programma, potrebbe esserci qualche ragazzo che ne ha bisogno per il suo giornale di quartiere”.

Nota: di Orioles leggete le bellissime Catene di San Libero
CONTINUA -