martedì 8 febbraio 2011

Una lettera dalla Tunisia

Mi scrive Ahlam, una ragazza tunisina che ho incontrato a Tunisi questa estate. Ahlam mi concede queste poche righe post-rivoluzione. Sono le parole di speranza di chi è appena uscito da una dittatura lunga 23 anni.


"La mia vita è una vita in rosa, in tutti i sensi, perché io vivo in una società molto moderna, nonostante quel che significa essere musulmano. Noi giovani non abbiamo alcun limite, in tutti i settori. 

E' una bella prigione, comoda, lussuosa, colorata. Noi possiamo avere tutto, basta ignorare alcune cose, come la politica. 
La questione sta in una linea rossa da non superare. (C'è una frase usata spesso: anche le orecchie sono mature ...) E tutto questo in una società governata dalla polizia invece che dal popolo.
Ho sempre vissuto qui senza aspettarmi nulla, perché vedevo le nostra vite come foto e immagini di un film di infinita sofferenza, di torture e di un silenzio di pietra.
Oggi, dopo 23 anni di silenzio mortale bisogna decidere di mescolare le nostre parole, il nostro pane, con il nostro sangue, per la nostra libertà.
LaTunisia alla fine ha dato una casa al suo sogno il 14 gennaio 2011, nonostante quello che è stato partorito nel 1987.
Ora lasciamo al mondo arabo una lezione che dimostri la volontà del popolo".

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