venerdì 30 novembre 2007

Busone e il senso della vita


Io di Aldo Busi non so quasi niente. Ad esempio, non ho mai letto un suo libro per intero.
Di lui ricordo poche cose: una frase pronunciata durante una nota trasmissione televisiva, "se mettessi in fila tutti i cazzi che ho preso, faresti due volte il giro del mondo"; Diversi tentativi di affermare che lui è l'unico scrittore italiano vivente; il titolo di un suo romanzo, "Cazzi e canguri".
L'unico libro di Busi che ho preso in mano è "Seminario sulla gioventù" (1984), che è stato il suo esordio. Di questo libro ricordo alcune immagini forti e poetiche, ma all'ennesimo coito omosessuale descritto, ho abbandonato la lettura per noia.
Però, c'è sempre un però, "Seminario sulla gioventù" ha uno degli incipit più belli e folgoranti che abbia mai letto. Per questo lo riporto qui sotto: perché è bello, e perché è l'esempio di come un libro, una passeggiata, una storia d'amore e persino una vita, possano cominciare splendidamente... e perdersi durante il cammino.

«Che resta di tutto il dolore che abbiamo creduto di soffrire da giovani? Niente, neppure una reminiscenza. Il peggio, una volta sperimentato, si riduce col tempo ad un risolino di stupore, stupore di essercela presa per così poco, e anch’io ho creduto fatale quanto poi si è rivelato letale solo per la noia che mi viene a pensarci. A pezzi o interi non si continua a vivere ugualmente scissi? E le angosce di un tempo ci appaiono come mondi talmente lontani da noi, oggi, che ci sembra inverosimile aver potuto abitarli in passato».

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ma il gioco di parole tra il cognome dello scrittore (busi) e i suoi gusti sessuali (busone) era voluto o è uno scherzo del subconscio?

Cipputi ha detto...

era uno scherzo voluto.