
Ma il punto oggi è un altro, mi sono emozionata stamattina a sentire alcune testimonianze, sarà che il dolore e la rabbia sono contagiose e si trasmettono facilmente. Troppe connessioni fra passato e presente, che non possono non essere considerate. Ieri ho seguito Matrix con l’intervista a Gioacchino Genchi, sono rimasta perplessa spegnendo l’apparecchio televisivo; ho riflettuto a luci spente, cercando di incasellare i miei pensieri. Non riuscivo a comprendere pienamente alcuni percorsi investigativi e gli strumenti utilizzati, investendo così Genchi di questa aura di spia d’altri tempi, un misto fra un topo da biblioteca e un hacker asociale, il tutto intriso da un piglio assassino. Non sento di possedere tutti gli elementi per analizzare in profondità la questione, senza considerare i troppi atti depositati in troppe procure. Ho seguito il mio istinto e ho deciso di stare dalla parte di questi magistrati allontanati o rimossi dai propri incarichi, mi ricordano tanto altri trasferimenti, ormai scritti nella storia. Mi sono vergognata di non aver preso una posizione prima d’ora, almeno scrivendola a me stessa. Mi son chiesta cosa avrei fatto agli inizi degli anni ‘90, avrei capito subito o avrei dovuto aspettare l’odore della morte per unirmi al coro. Oggi sono diventati più intelligenti a mio parere, la morte smuove il consenso, oggi invece si denigra, si allontana, si insabbia e nel corso del tempo si costruisce un’immagine sfocata di coloro che di oscuro non hanno proprio nulla e penetrano dentro di noi, impedendoci di assumere una posizione chiara e convinta. Io sono caduta in questo tranello, il mio istinto sapeva dove andare, senza aspettare approfondimenti.
a cura di Lucyinthesky