mercoledì 21 aprile 2010

Arancini, arancine e il paese pulviscolare

Ieri sera il cine-bradipo-group del martedì mi ha concesso uno sprazzo di saggezza sociologica degna del miglior Fabio Volo: l’Italia è un paese pulviscolare, diviso cioè in infiniti infinitesimi difficilmente conciliabili.
L’occasione cinematografica è stata la visione del film “Basilicata Coast to coast”, in cui secoli di marginalità di quella (così come di tante altre) regione trovano uno sfogo caotico di luoghi, dialetti, piatti tipici e danze, purtroppo non tradotti in una trama credibile.
Ma la riflessione sull’Italia nasce non tanto dal film quanto dal successivo passaggio dalla rosticceria siciliana a pochi passi dal cinema, dotata di molteplici prodotti (sfincione, arancine, calzoni, etc.) e rigorosamente palermitana, con tanto di affresco murale raffigurante il bagno belga di Mondello.

Al momento dell’assaggio dell’arancino al ragù sfodero uno dei miei cavalli di battaglia sulla Sicilia, ovvero che gli arancini con il pezzo di carne intero, tipici della Sicilia orientale, sono più buoni di quelli occidentali, ripieni di ragù di carne tritata e piselli.

Apriti cielo!

Cipputi, fino a quel momento piuttosto cauto, comincia la sua arringa verso le persone presenti - rosso in volto - affermando che:
· Si chiamano “Arancine” e non “Arancini”;
· Non si è mai visto un pezzo di carne intero nelle arancine, bensì ragù alla bolognese (?!) e piselli, perché così prescrive la tradizione;
· Non vi è certezza tra gli studiosi che quelli della zona di Catania e similari possano essere considerati siciliani.

Stavo per rinfocolare la polemica buttando sul piatto anche l’annosa questione della granita e del cannolo siciliani quando sono stato colpito dall’affermazione di nostra signora dei paccheri secondo cui:

«la gente è convinta che a Salerno fanno la pizza come a Napoli e invece fa schifo!»

Oggi, stimolato dalla questione ho coinvolto in chat la mia amica siculo-alemanna Petoaliana la quale mi ha scritto:

«insomma non frequentare certa gente! (riferito a Cipputi, ndr). Quanto agli arancini, il tuo amico dovrebbe leggere e informarsi: persino Camilleri, che come tutti sanno non è di Catania, ha scritto gli arancini di Montalbano e non le arancine».
Per poi proseguire: «in ogni caso il ragù fatto con la carne tritata è una roba non proprio del sud (appartiene più alla cucina emiliana), da noi adattata per semplificare il procedimento. il nostro ragù si fa con le carni intere, che poi nell'arancino vanno messe dopo averle grossolanamente sfilacciate».

In quel momento mi sono balzate alla mente tutte le volte in cui mi sono dilungato a distinguere tra le frise di Lecce e quelle del resto del mondo – che, sia detto per inciso, è rappresentato dal buco al centro – ed ho capito che non c’è speranza per l’Italia.
Perché la cosa non riguarda solo le questioni eno-gastro-geografiche ma si riflette in tutti gli aspetti della vita e della storia di questo Paese, incapace di trovare un racconto comune.

Avrà forse ragione Renzo Bossi, detto la trota, nel non tifare per la Nazionale italiana di calcio ai mondiali ma per la Padania?
Ma soprattutto: come le preferisce le arancine il figlio di Umberto B., visto che sua madre è siciliana?

11 commenti:

Cipputi ha detto...

Ottimo post.
Mi trovo però a rettificare alcune inesattezze.
Cipputi non ha esordito la querelle rosso in volto, era piuttosto disteso, almeno rispetto al solito.
Cipputi non ha mai parlato di ragù alla bolognese, perchè è ben conscio che il ragù alla bolognese è fatto con carote e sedano, che nell'arancino siciliano non hanno mai messo piede.
Passiamo alle considerazioni dell'amica siculo-alemanna.
Sul nome... persino le pietre sanno che quello di camilleri non è dialetto, ma dialetto italianizzato, pieno di parole "aggiustate" per essere comprese dal resto degli italiani. Me ne viene in mente una al volo: Montalbano usa "nisciuno" invece di "nuddu", per dire nessuno. La parola è evidentemente napoletana, ma viene preferita dall'autore perchè più comprensibile. Dunque, il suo chiamarmi arancini non rappresenta un fico secco.
Di seguito, la storia del ragù che è importato dal nord è una baggianata che non starò a commentare. Mi limito soltando a dire che l'arancina è un piatto di origini arabe. Il centro arabo per eccellenze durante la dominazione siciliana è sempre stato Palermo. Nè Catania, né Enna. Se dunque a Palermo, non esiste - dico non esiste - l'arancina col pezzo di carne intero... io proverei a trarre qualche conclusione.
E arrivo alla mia di conclusione.
La querelle sulle arancine coinvolge Sicilia orientale e Sicilia occidentale. Dunque, non si può procedere nel discorso se prima non si capisce qual è l'una e qual è l'altra dal punto di vista culturale. La Sicilia occidentale, da questo punto di vista, è solo la provincia di Palermo e quella di Trapani. Quella orientale per estensione culturale abbraccia tutte le altre - ad eccezione forse dell'ibrida messina - comprese quelle interne. Non mi stupisco dunque che ad Agrigento o a Caltanissetta siano adottati i modi barbari orientali riguardo all'arancina.

Anonimo ha detto...

stai a rosica'

Cipputi ha detto...

E' la menzogna spacciata per verità...
che me fa rosica'

Unknown ha detto...

Caro Cipputi, ho il dubbio che tu sia un lettore e scrittore un po' distratto e frettoloso. Mai sarebbe venuto in mente all'amica di bradipo di sostenere che Camilleri scriva le storie del commissario Montalbano in puro dialetto né soprattutto che il "ragù" sia un piatto importato dal nord Italia. A chiare lettere si riferiva all'abitudine di prepararlo con la carne tritata perché più veloce, che è ben altra cosa.
Inoltre ti darò una informazione storica che di sicuro non amerai, cioè che in ogni caso il "ragôut" non lo hanno inventato i siciliani né i bolognesi né tantomeno gli arabi quanto ahimé i nostri amati francesi, che come ci insegna polemicacone lo portarono dapprima a Napoli (dove divento o' rraù) evidentemente con gran successo. cosa abbia a che vedere la Sicilia coi francesi e con Napoli è una lunga storia che puoi rinfrescarti sui libri o persino su wikipedia.

ciò non significa dire, ovviamente, che il nostro oggetto del contendere sia un piatto francese. non sia mai.

la meraviglia dell'arancino o arancina - vedrai che importa - così come di tanti altri piatti siciliani (e la cosa va oltre il contesto gastronomico ovviamente) sta proprio nell'essere lo specchio della incredibile ricchezza dell'eredità culturale della nostra isola, in cui ognuno ha lasciato qualcosa di straordinario (il riso, le spezie, i pomodori, il ragù, la ricotta, il gelato, le armonie classiche, le cupole, le torri, lo stile barocco eccetera eccetera) che fondendosi col precedente ha creato capolavori unici... come appunto l'arancino (e se vogliamo, nel suo piccolo, persino Montalbano e la sua lingua!), che non è più arabo, né francese né spagnolo né normanno né italico, ma semplicemente e soltanto siciliano.

Questa conclusione mi sembra anche un buono spunto per riflettere sul post di bradipo, che racconta e spiega benissimo una storia verissima e notissima (Pirandello diceva che esistono 5 milioni di Sicilie, affermazione estendibile appunto a tutto il paese).

Eppure, lo stesso arancino che lui pone come emblema della tesi della pulviscolarità senza speranza ci racconta una storia ben diversa, in cui il pulviscolo può diventare ricchezza e varietà, ispirazione e genialità, prodotto unico e irripetibile.
Ho l'impressione che il tema ormai divenuto ossessivo dell'assenza di speranze per il paese sia tutto quel che resta alle nostre élite di sinistra in preda al fallimento sociale, intellettuale e morale, che ancor più e ancor peggio del delirio berlusconiano ci toglie l'aria e il futuro e si trasforma ogni giorno di più in una profezia che si autoavvera.

Ciao!

bradiponevrotico ha detto...

in effetti Cipputi non era rosso in volto quando parlava, almeno all'inizio. Mi serviva per colorire il racconto..

Unknown ha detto...

p.s.: pardon, Bufalino non Pirandello

Cipputi ha detto...

vabbene vitaliana, eviterò le noiose puntualizzazioni che rimanderebbero al testo di brad, confermando che le mie precisazioni avevano un senso eccome, rispetto al post.
Basta rileggerselo attentamente.

In ogni caso, chiaramente è un gioco quello dell'arancina e dell'arancino.
E se il campanilismo fosse relegato alle discussioni leggere tra amici, sarebbe una cosa bella, come gli sfottò nel calcio che non sfociano nelle coltellate.
Purtroppo invece c'è tanta gente che non gioca sugli stereotipi per non urtare sensibilità altrui, ma che però con "l'altro" non si mischia mai.
Mi vengono in mente i tanti che difendono gli immigrati o gli operai ma non si sono mai curati di guardarne uno negli occhi e farsi raccontare da lui quali sono i suoi problemi.
In sintesi, se un catanese e un palermitano litigano sulle arancine passeggiando a braccetto, ben venga!

bradiponevrotico ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
bradiponevrotico ha detto...

Vitaliana carissima, non volevo evidenziare l'assenza di speranza per questo paese, anche perché in quel caso le uniche soluzioni percorribili (per chi può) sarebbero o andare all'estero o rifugiarsi in una dimensione privata.
Anzi esattamente il contrario. La speranza che considero vana è quella di leggere questo paese e tutti noi in fondo con la prospettiva di un paese normale.
Percepisco un certo individualismo che si rappresenta solo superficialmente nelle dispute di cui al post ma che ci spinge a cercare gli amici solo per analogia e non per differenze. Preferiamo distinguerci e raccoglierci tra simili (sempre fino a un certo punto) piuttosto che accettare il rischio della contaminazione. Mentre la contaminazione - il meticciato come fu definito da qualcuno - è alla nostra base di figli di mille padri e di una sola accogliente madre.

Francesco Loiacono ha detto...

vabbè,
ma quando le mangiamo ancora?
Intendo quelle preparate da Cipputi!!

E comunque non si dice frise, ma friselle!!

Unknown ha detto...

Una polemica fantastica.

Non deve stupire la tendenza alla frammentazione, e' un fenomeno ben note chiamato 'minimal group paradigm'.
http://en.wikipedia.org/wiki/Minimal_group_paradigm