lunedì 14 luglio 2008

O mia bela madunina (titolo provvisorio)

Non poteva andare bene, evidentemente. Se non altro per come era iniziata. Cravatta e camicia mi sono testimoni.
Non è bello che il venerdi sera in cui tu hai programmato di tornare a casa per un breve fine settimana di sole mare e vento ti dicano: “Lunedi prendi l’aereo e vai a Milano”. Nonostante tutta l’accortezza e il rammarico del mio boss, non poteva suonare bene.
La bestemmia, di per sé non un’azione edificante, a volte aiuta.
Parto comunque, non voglio che il mio lavoro determini così nettamente le mie decisioni, anche se il fine settimana diventa una breve sosta di 30 ore, il tempo di un po’ di sole-mare-vento e di un pranzo come si conviene.
Il viaggio è stato faticoso. Non per l’immobilismo forzato quanto per la presenza di due giovani signore accanto a me (una salentina, l’altra ibrida GPL-Elettrica) che hanno attaccato a parlare a Ostuni e hanno smesso a Cisterne di Latina, quando sono svenute per la stanchezza, o per le mie maledizioni.
La notte è passata male. Per paura di non svegliarmi in tempo per il volo delle 7.20 (taxi prenotato per le 5.50) mi sono svegliato ogni ora, con impressionante regolarità, quasi fossi un Innominato qualsiasi in preda agli scrupoli di coscienza. Alla fine, il volo l’ho preso. Sono anche riuscito a fare il disinvolto all’aeroporto, come se fossi un passeggero abituale, esperto, mentre l’ultima volta che ho volato è stato con D’Annunzio su Vienna (io reggevo i volantini…). Il grosso dirigente che avrei dovuto incontrare sul volo e supportare a Milano non c’era, ha presumibilmente perso l’aereo, ma un po’ me l’aspettavo, visto il tipo umano.
Ma nell’aereo è successo l’irreparabile. Mentre mi stupivo del paesaggio (uno come me sceglie sempre il posto vicino al finestrino) ma facendo finta di nulla è arrivata la colazione di alitalia: cornetto di plastica e succhi di frutta. Composto mi accingo a prendere il cornetto, addentarlo, chiedere con la bocca piena un succa alle arance rosse sputacchiando l’ignaro vicino. A quel punto il dramma: mentre la hostess mi porge il bicchiere una turbolenza attenta al mio standing di bradipo-consulente, rovesciandomi sulla cravatta il sangue delle arance rosse di sicilia. A volte la bestemmia esce da sola, anche a bassa voce.
A Milano il cielo è grigio, as usual. La temperatura è incredibilmente di 16 gradi ed è appena arrivato il grosso dirigente, carico di meraviglie.

3 commenti:

Cipputi ha detto...

Il succo di arance rosse sulla cravatta è qualcosa di insuperabile...
Soprattutto se immagino la faccia che hai fatto, come quella volta alla laurea di Marzia, quando la sua conquilina ti ha innavviato con dell'ottimo rosso!

bradiponevrotico ha detto...

mi sono anche dovuto adeguare allo stile delle/dei colleghe/i milanesi: qui tutti parlano a voce bassa, si sente il ticchettìo sui pc. vai a capire poi se è lavoro o facebook...

tutto il mondo è paese

Polemia ha detto...

diciamocela tutta...anche stavolta hai fatto la tua consueta porca figura...che classe...tuttavia immagino che, per vergogna, la bestemmia sarà uscita dalla tua bocca come un ghigno...prova invece ad immaginare se "il guaio" fosse successo a giorgione...ho in mente un paio di sue caratteristiche espressioni capane...però quanto sarei voluta essere una mosca...non fosse altro per continuare a romperti l'anima nella restante mezzora di volo...
PS: mi spiace che il tuo blog non sia visibile dal mio pc di ufficio...maledetti...
PPS: ma la sacca "porta-pane" te la sei portata in trasferta???? Stefy