venerdì 13 giugno 2008

Le luci della centrale elettrica

(ovvero cosa racconteremo di questi cazzo di anni zero)

Mercoledi sera bella musica. Non musica progettata per piacere, per ammiccare, magari vestendo gli abiti comodi del contestatore in accordo minore. Musica dura, distorta, cupa. Si chiama Le luci della centrale elettrica, anche se è uno solo, suona una chitarra acustica e parla di esistenze al limite, di metadone, provincia deprimente e disperata. Non capita spesso di percepire il talento nei gruppi emergenti, tutti fatalmente mainstream.
Lo chiamano indierock. “I CCCP non ci sono più” canta Vasco da Ferrara, occhi e capelli scuri e occhiaie da cantantaccio. A loro deve molto, ai CCCP di Emilia Paranoica (e anche un po’ a Rino Gaetano), tanto che a suonare con lui c’è Giorgio Canali, chitarrista del gruppo di Giovanni Lindo Ferretti. Canali ha l’aria del superstite, con gli occhi sbarrati di chi è sorpreso di essere sopravvissuto ai propri eccessi, con un caschetto tinto-ramato, stile Carmelo Bene degli ultimi anni. Ma la musica è un’altra cosa è questo cinquantenne accompagna la chitarra acustica con delicatezza, anche quando la distorce radicalmente.
Bella serata, bel concerto. Durato poco per lasciare spazio all’esibizione di Massimo Zamboni, anche lui passato da CCCP e CSI, che però ha un’aria più ascetica, calma, mentre parla di Mostar e della musica come riconduzione degli opposti. Certo, dopo una ventina di minuti di filmati girati in Bosnia e accompagnamenti minimali, la stanchezza della giornata s’è fatta sentire e io e cipputi e le simpatiche trapanesi incontrate per caso, siamo usciti, principalmente per parlare di quanto erano bravi i CSI e di quanto sia sorprendente l’evoluzione mistica di G. Lindo Ferretti. A dire il vero, a sentirlo parlare Ferretti non sembra per niente impazzito.
In compenso ho scoperto dal vivo qualcuno che ha ancora veramente talento.

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