domenica 27 gennaio 2008

Voglia di parlare

Ieri, sabato 26 gennaio, avevo bisogno di capirci qualcosa.
Non della mia vita, del mio futuro, di quello delle persone care -cose a cui ciscuno pensa in continuazione- ma del futuro del paese.
Essendo un bradiporiformista (oltre che nevrotico) ho pensato che valesse la pena sentire qualche discorso al convegno della fondazione Italianieuropei, all’auditorium Marcello, Roma Eur.
I discorsi, tra gli altri, di Amato e D’Alema hanno avuto grande impatto sulla folla presente, che si muoveva e chiaccerava bisognosa di condivisione delle idee e anche delle paure. E bisognosa di qualche linea guida. Quando ha parlato D’Alema la gente ascoltava. Cercava di capire cosa avesse in mente e in questo modo cercava di farsi un’idea della situazione. Mi ha colpito il fatto che ci fossero persone da tutta Italia, personaggi politici locali. Io e l’amico DiCa abbiamo riconosciuto gli esponenti pugliesi di un partito che sembra aver perso slancio solo pochi mesi dopo la sua fondazione.
Poi ho incontrato un signore (un compagno, si potrebbe dire se Cipputi me lo consente) che con la scusa della fila al bar ha attaccato discorso. Diceva, rivolto ad un altro signore che aveva saltato la fila, che almeno tra noi democratici non ci dovrebbero essere queste cose, dimostrando contemporaneamente ingenuità e disorientamento. Gli abbiamo offerto un caffè e abbiamo chiaccherato, di umanità varia, prima di salutarci.
Tornando a casa, dopo gigabyte di discussioni impegnate sulla politica e sul futuro della sinistra, un signore mi ha fermato vicino casa, a ridosso di un campo di calcio (AS Romulea, Roma) chiedendomi il risultato della partita. Alla mia risposta negativa ha reagito raccontandomi che lui dà una mano con la squadra degli allievi, che però gli impegni di lavoro non gli hanno consentito di essere presente alla partita. Per poi aggiungere prima di salutarmi che avrebbe dovuto fare una visita in ospedale, nell’ospedale a due passi da casa mia.
La gente ha bisogno di parlare. Io ho bisogno di parlare e questo blog vive per questo. Sembrano non esserci più luoghi di discussione e si soffre di isolamento. Vale per la politica ma si estende a qualsiasi ambito, soprattutto in una grande e rumorosa città, in cui tutti emulano i comportamenti degli altri ma nessuno si ferma a capire, a parlare.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Riparliamone!

Cipputi ha detto...

e se ne parlassimo davanti a un buon caffè?

bradiponevrotico ha detto...

Solo Cafè Rebelde, però, il caffè zapatista

bradiponevrotico ha detto...

oppure il caffè Quarta

Cipputi ha detto...

e che cazzo è il affè quarta??

Anonimo ha detto...

Io mi rifiuto di parlare se uno non conosce il caffè Quarta!
Si può parlare in tanti modi, o meglio comunicare in tanti modi, è invece sempre più raro avere dei codici e contesti comuni per comprendersi: questo è il vero problema. Se uno non conosce il Caffè Quarta non può comunicare con me! Con un chicco di caffè si può comunicare, tipo se te lo ficco nel naso...ma non si può parlare...quindi? a voi le conclusioni...Lucy

Unknown ha detto...

Ah.... ora capisco...

http://www.quartacaffe.com/it/home.php

...maledetti salentini...