martedì 8 gennaio 2008

Appunti di Viaggio di un emigrante abituale


Stazione di Lecce, 6 gennaio 2008 ore 06.00

Ancora una volta in viaggio.
Da bambino il viaggio era estivo, familiare, parrocchiale, una piacevoleevasione da una tranquilla vita di paese. Qualche giorno per visitare luoghi, conoscere persone già conosciute, acquistare guide turistiche a buon mercato, per poi ritornare nei luoghi propri e raccontare storie. Più che viaggi erano gite, rumorose ma educate, pellegrinanti.
A diciannove anni le partenze erano dei pugni allo stomaco, salti nel buio di un’altra e diversissima città di provincia, in cui reinventarsi e vivere una dimensione parallela, più libera.
Non dimenticherò mai lo sforzo che feci per trattenere le lacrime durante una cena prima della partenza per Siena, una sera di gennaio del ’98. Il Natale mi aveva regalato delusioni amorose ma il ritorno all’università non rappresentava un sollievo ma ulteriore cattiveria del destino.
È stata l’ultima –finora- partenza dolorosa.
Da allora sono sempre stato contento di tornare nei miei luoghi d’adozione, cari come gli amici che li popolano, così diversamente uguali ai carissimi amici salentini.

Stazione di Brindisi
Alla prima fermata del treno mi sento già un po’ diverso. La musica che ascolto mi sembra più adatta alle circostanze e conosciuta. Non so perché ma i Radiohead restituivano un sapore strano –vagamente fuori luogo- nel tragitto che da via Abruzzi, via Cepolla, via Sant’Elia mi portavano a casa di mio fratello. Forse Guccini sarebbe stato diverso, già rodato alla routine de lu paise ranne.
Ancora non albeggia, il treno riparte da Brindisi e forse è ora di recuperare un po’ di sonno.
Chissà se la mia bella sta dormendo…
P.S. proprio mentre mi addormento mi rendo conto di aver omesso tutte le partenze d’amore, passate in stazioni disparate (non troppo numerose) da buon emigrante. Magari ve lo racconterò un’altra volta
È che là fuori
c'è un treno di ferro
con il cuore di calce
il soffio di acido e veleno
una valanga d'amore contro un bicchiere d'aceto
dopo l'ultimo bacio
prima del fischio del treno
(Ivano Fossati, "Il treno di ferro", 2000)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma c'ero anche io alla famosa cena del '98? Non ricordo, mi sfuggì la tua tristezza. La celasti bene, allora.

chiuddhrusticu

bradiponevrotico ha detto...

mangiai da solo prima della partenza del pulman "Marozzi"

Anonimo ha detto...

Come non essere tristi...